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COMUNICATO STAMPA            Firenze, 25.7.’06

 

TAV top secret.

La “galleria dei misteri” in demolizione in Mugello resta un rebus anche dopo il colloquio con l’assessore regionale toscano all’Ambiente Marino Artusa.

 

“Nelle ultime due sedute dell’Osservatorio svoltesi il 29 marzo e il 7 giugno di quest’anno è stato specificatamente chiesto di discutere le questioni del Vostro esposto senza risultato. Non è davvero confortante quello che l’assessore all’Ambiente della Regione Toscana Marino Artusa ha anticipato venerdì scorso all’associazione Idra che gli aveva chiesto un incontro urgente, svoltosi ieri 24 luglio, sulla ‘galleria dei misteri’ in Mugello, demolita prima ancora della posa dei binari: a un articolato esposto trasmesso a marzo non aveva fatto seguito alcuna notizia.

“Mi scuso – aggiungeva nella nota e-mail l’assessore - di non avere dato conveniente riscontro alle Vostre richieste (....). In realtà gran parte di quanto Voi evidenziate (...) riguarda direttamente o il realizzatore dell’opera (TAV/Italferr/CAVET), i Ministri competenti, o l’Osservatorio Ambientale nazionale in qualità di organismo preposto alla vigilanza sul rispetto delle prescrizioni di ordine ambientale date di volta in volta al progetto”.

Un po’ poco, anche alla luce di quello che si legge nella comunicazione del dott. Artusa al Consiglio regionale sullo stato di attuazione dei lavori di realizzazione dell’Alta Velocità, datata 2 maggio 2006: “Nella galleria Firenzuola, è in corso la demolizione e ricostruzione del rivestimento a suo tempo realizzato. Il tratto, lungo circa 650 metri, è compreso tra l’innesto della finestra S. Giorgio e l’imbocco Sud (Autodromo)”. In realtà la lunghezza della tratta interessata dalle opere di demolizione e rifacimento è assai più consistente. Non sono più né i 150 metri che risultavano dal primo rapporto ARPAT del 24 marzo 2005, né i 650 metri che comunica al Consiglio l’assessore in data 2 maggio 2006: già il 20 febbraio 2006 l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale aveva informato che la tratta della galleria Firenzuola interessata dai “lavori di completa demolizione dell’arco rovescio e della calotta di rivestimento e nuova realizzazione” risultava essere lunga 1390 metri! E nell’ultima nota inviata a Idra lo scorso 5 luglio 2006, si legge addirittura che “i tecnici CAVET non hanno escluso la possibilità, qualora se ne verificasse la necessità, che il tratto possa essere ulteriormente esteso”.

Nella comunicazione al Consiglio, peraltro, l’assessore precisava che “l’operazione di demolizione e ricostruzione, come riferito da TAV/CAVET, si è resa necessaria per l’ammaloramento del calcestruzzo ed il manifestarsi di lesioni conseguenti l’allagamento di questo tratto a seguito di una importante venuta d’acqua il 25/04/1999”. Qui Idra ha contestato all’assessore Verde all’Ambiente la plausibilità della motivazione riferita da TAV/CAVET, per cui tutto dipenderebbe da una venuta d’acqua nel ’99. Gli organi tecnici della Regione – ha chiesto la delegazione di Idra - hanno verificato se un ‘incidente’ ambientale puntuale e localizzato come quello del ’99 può davvero determinare un ammaloramento così esteso? Con che tipo di materiali è stata costruita la galleria Firenzuola? Come funziona la “Commissione di collaudo in corso d’opera”?

Naturalmente l’assessore ha ribadito di non disporre delle risposte a queste domande, e ha insistito che la Regione può solo “riportare tutto all’Osservatorio Ambientale Nazionale”, nel quale peraltro – come confermato ieri mattina – il rappresentante della Regione non riesce a fare in modo che... l’argomento venga trattato.

 

La stessa sorte, quella di non vedere neppure discusso nell’Osservatorio il proprio scandaloso caso-limite, è toccata a un nucleo di coltivatori biologici, l’azienda “I Pianacci” di Sergio Pietracito e Jacqueline Vermeer, che conduce il più importante frutteto biologico del Mugello (8000 piante) sotto il quale è stata costruita la finestra di accesso alla galleria TAV, a San Giorgio, nel Comune di Scarperia. Questa famiglia, dopo aver dovuto convivere per anni con i gravi disagi legati alle attività di cantiere, deve sopportare da febbraio del 2005 anche le attività di demolizione e ricostruzione della galleria. Dall’imbocco di S. Giorgio transitano notte e giorno i mezzi addetti al trasporto dei materiali, e fuoriescono enormi quantità di polvere la cui composizione chimica – non è semplice terra di scavo: qui sono in gioco anche gli additivi presenti nel calcestruzzo del rivestimento definitivo demolito - non è stato ancora possibile accertare. Eppure questa polvere va a depositarsi nei polmoni dei residenti e su parte delle piante da frutto. Proprio per questo motivo, per cautela, l’azienda non commercializza da anni la frutta ricavata da questa area a rischio (3000 piante). Non basta. Questa famiglia deve convivere con un fronte franoso avviatosi nel ’98 e minacciosamente in movimento. Si tratta di una fonte di rischio – in questo caso - anche per il territorio, essendo il fronte in prossimità del torrente Bagnone. E’ in corso un’estenuante causa civile nei confronti del consorzio costruttore dell’Alta Velocità, il CAVET. “Se c’è un minimo di giustizia, non potrò che vincerla, la causa. Ma cosa me ne farò se avviene fra 10 anni, quando avrò buttato via la vita e la salute mia e dei miei familiari? Tutti i miei amici appassionati di agricoltura biologica che vengono a trovarmi dall’Inghilterra, dall’Olanda, dagli Stati Uniti, scappano via: restano esterrefatti davanti allo spettacolo di questi danni materiali, morali e esistenziali così ingenti, continui e tollerati”, ha esclamato il coltivatore che accompagnava la delegazione di Idra. E’ solo uno, del resto, delle centinaia di privati che sono stati lasciati soli, dalle amministrazioni pubbliche, a dover sostenere i contenziosi col gigante CAVET (raggruppamento d’imprese fra le più quotate del nostro Paese - come Impregilo S.p.A., CMC-Cooperativa Muratori e Cementisti, FIAT Engineering S.p.A., CRPL-Consorzio Ravennate di Produzione e Lavoro – cui il general contractor FIAT ha affidato la progettazione e l’esecuzione dei lavori per la tratta ferroviaria ad Alta Velocità fra Bologna e Firenze). Proprio in questi mesi, per giunta, i residenti delle aree colpite dalla TAV in Mugello devono confrontarsi con i torrenti secchi ridotti a cloache (ci finiscono solo i liquami). Soffrono la siccità anche gli agricoltori, che aspettano quelle opere di “ripristino ambientale” promesse con stanziamenti (pubblici) annunciati quattro anni fa!

L’assessore Artusa ha voluto dare comunque una dimostrazione concreta di attenzione e interesse alla vicenda estrema dell’azienda “I Pianacci”. Verificato che l’Osservatorio Ambientale Nazionale (presieduto dal prof. Raffaello Nardi, che è anche segretario dell’Autorità di bacino del fiume Serchio) non ha discusso la questione neppure nelle ultime due sedute (benché sia stata posta formalmente alla sua attenzione dall’associazione Idra per la prima volta lo scorso settembre 2005!), ha incaricato il rappresentante della Regione nell’Osservatorio, il dott. geol. Stefano Mirri, presente al colloquio, di insistere in quella sede, ma anche di sollecitare un intervento da parte del sindaco di Scarperia e della Comunità Montana del Mugello, e di chiedere all’ARPAT una relazione completa ed esauriente sull’inquinamento da polvere e rumore. Ha anche proposto di verificare se sia possibile per l’ufficio legale della Regione affiancare l’azione del danneggiato. Si è impegnato infine a seguire insieme al dott. Mirri in modo diretto la vicenda, e a convocare l’agricoltore non appena saranno stati acquisiti nuovi elementi. Forse si avvicina una soluzione, finalmente!

 

Durante l’incontro con l’assessore Marino Artusa, durato un’ora, non è stato possibile affrontare tutti i temi in agenda. In particolare, la delicata materia degli effetti ambientali legati alle scelte per il nodo ferroviario fiorentino e per i trasporti regionali passeggeri e merci è stata rinviata a un nuovo incontro fra Idra e assessore, fissato per il prossimo 15 settembre.

 

 

 

Il fronte della frana a ridosso del frutteto biologico, Scarperia (FI)

 

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