Associazione di volontariato Idra

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Firenze, 25.7.’04

Alla redazione de La Nazione

 

 

A proposito delle notizie riportate oggi nel Vostro articolo “Inchiesta sui mega cantieri dei viali”

 

Possibile che nel 2004, nel cuore di Firenze, in un cantiere modello dove interviene il fior fiore dell’imprenditoria project financing, ci si riduca al punto di sciupare le falde con l’acqua inquinata di oli e catrame, o di non smaltire i rifiuti pericolosi? Se verranno confermate le violazioni di legge ipotizzate di cui parlano le cronache, non ha avuto proprio niente da insegnare la ciclopica esperienza di illegalità imputate alla cantierizzazione dell’Alta Velocità in Mugello? Eppure le loro conseguenze si stanno dibattendo proprio nelle aule del Tribunale di Firenze in uno dei più processi più “partecipati” mai visti in Toscana! Vien voglia di mettersi nei panni di chi le realizza, le “grandi opere”, in questa città così bisognosa di ben altre “piccole” e “diffuse” e “quotidiane” cure, e di provare a ragionare col suo cervello. Chi glielo fa fare di correre rischi così grossi quando, in fondo, la volontà amministrativa e politica di modernizzazione-a-tutti-i-costi della città appare così netta e amica? La risposta forse sta nella domanda: ci aveva pensato già il buon Dante a suggerirla, sette secoli fa, quando infilò nel suo inferno “la gente nuova e i sùbiti guadagni”, che “orgoglio e dismisura han generata, Fiorenza, in te, sì che tu già ten piagni”. Orgoglio e dismisura, in realtà, possono essere ancora oggi il frutto per così dire naturale di un clima di arruffata coazione a fare e a disfare, a costruire improbabili luoghi del vivere urbano e a distruggere abitudini e ritmi consolidati dei cittadini, contrabbandata per un “decisivo salto di qualità” che “avvicini Firenze alle più avanzate città europee”, come recita la retorica di Palazzo. E allora, se continuate a passarci la metafora dantesca, forse si spiega anche come e perché il diavolo fa le pentole e non i coperchi. Un esempio per tutti, la Fortezza di S. Giovanni: nella pentola scopri errori di progettazione (accidenti, c’era la falda! bisogna ridimensionare il parcheggio), errori di programmazione (acciderbola, c’è il cantiere! per Pitti Immagine occorre buttar giù gli alberi, anche contro la legge), errori di approvazione (per dindirindina, se ne sono accorti! quella gabbia in cemento armato per la galleria commerciale cancella le mura del Sangallo...). Errori? A volte viene da chiederselo. Certo, chi li fa non appare così incline ad ammetterli. In tutto questo grigiore, lasciate che ringraziamo almeno l’ARPAT e la polizia municipale: fa piacere – in tempi così omologanti e bipartisan – vedere ancora tecnici indipendenti che fanno così bene il loro lavoro. Peccato che le risorse materiali e organizzative di cui dispongono permettano di scoprire spesso solo in ritardo, e solo in piccola parte, temiamo, le magagne della “città nuova” che avanza.

 

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