Associazione di volontariato Idra

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Firenze, 24.9.'99

IN CHE COSA CONSISTE LA VERIFICA DEGLI IMPEGNI

SULLE GALLERIE DELL'ALTA VELOCITÀ

DA PARTE DELL'OSSERVATORIO AMBIENTALE NAZIONALE?

 

IN QUALI CANTIERI IL TUNNEL CONTINUA AD AVANZARE?

QUALI CANTIERI SONO FERMI?

GLI "IMPEGNI", I "PRINCIPI INDEROGABILI" E GLI "ADEGUAMENTI"

DI CUI PARLA IL COMUNICATO DELLA REGIONE TOSCANA

VENGONO APPLICATI A TUTTI I CANTIERI, O SOLO AD ALCUNI?

Le notizie diffuse ieri dall'Ufficio stampa della Giunta Regionale Toscana sulla riunione di verifica dell'Osservatorio Ambientale nazionale intorno alla costruzione della tratta ferroviaria ad Alta Velocità Firenze-Bologna non brillano per chiarezza. L'Ente Locale più importante del territorio ferito dai cantieri TAV potrebbe essere più preciso sui luoghi e sulle condizioni: i cantieri della tratta ferroviaria ad Alta Velocità Firenze Bologna sono ben tredici!

PRIMA DOMANDA. In che stato si trovano le tre gallerie alluvionate sul versante toscano per lunghi periodi di tempo a partire dalla scorsa primavera (San Giorgio, Osteto, Rovigo), e che hanno portato proprio l'Osservatorio Ambientale a parlare di "emergenze idrogeologiche" e a interrompere i lavori nei cantieri? Procede l'avanzamento degli scavi? Se sì, in quali? Quanti lavoratori sono ancora oggi in cassa integrazione?

SECONDA DOMANDA. La Regione scrive che il prossimo 15 ottobre l'Osservatorio Ambientale verificherà se l'"aggiornamento del codice di scavo per le gallerie", chiesto "per far fronte a problemi di interferenze idrogeologiche", sia da ritenersi accettabile. Date queste premesse, tutti i lavori in galleria nella tratta Firenze-Bologna sono sospesi? Oppure i "codici di scavo" sono da aggiornare solo nelle gallerie già alluvionate? Tutte le altre sono considerate 'sicure'? Su quali basi?

TERZA DOMANDA. L'Osservatorio avrebbe definito "un principio inderogabile sugli interventi volti a sostituire le risorse idriche intercettate per la costruzione delle gallerie: gli approvvigionamenti idrici alternativi dovranno essere realizzati in tempi compatibili con l'intercettazione delle acque". Ma non è questa una sconfessione delle indicazioni fornite dall'ARPAT, che dell'Osservatorio è proprio il "supporto tecnico"? Nell'ultimo consuntivo ARPAT, quello relativo al primo quadrimestre del '99, si legge infatti che non è ritenuta sufficiente l'indicazione, quale intervento di mitigazione, della sostituzione delle risorse idriche potabili. "Si ritiene che tali sostituzioni non possano esaurire le azioni di mitigazione che devono, comunque, prevedere il contenimento del drenaggio". In altre parole: la risorsa acqua non si deve sostituire: si deve preservare, si deve proteggere.

QUARTA DOMANDA. L'Osservatorio "ha richiesto un adeguamento degli impianti di depurazione per far fronte a situazioni in cui si verifichino portate anomale di acqua". Incredibile! Dopo tutto quello che è successo siamo ancora alle "richieste"?!? Non sarebbe arrivato il momento di prescrivere come prerequisiti questi adeguamenti, prima che si proseguano i lavori in tutti i cantieri nei quali non sia possibile escludere l'eventualità di portate anomale di acqua?

ULTIMA DOMANDA. Chi paga tutto questo? Chi paga gli incrementi di costi per semplicemente tamponare il disastro ambientale? Paga CAVET o TAV? Se paga TAV, vuol dire che paghiamo tutti noi. Allora potrebbe cortesemente qualcuno aggiornare il contribuente sull'entità della cifra che si sta chiedendo alle sue tasche, già lievitata dai 2100 miliardi dell'agosto '91 ai 4800 dell'aprile '98?

 

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