Associazione di volontariato Idra

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per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale

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Firenze, 24.5.99

AGLI ORGANI DI INFORMAZIONE

ALTA VELOCITA'. Un altro cantiere fermo, per alluvione.

Un lago sotterraneo svuotato. Oltre 300.000 ettolitri d'acqua buttati via. Un torrente imbiancato. Un campo sprofondato.

L'ARPAT smentisce la Regione, Lippi smentisce Barbini: l'allarme dei cittadini per l'Alta Velocità è fondato, eccome!

L'11 maggio scorso, ai microfoni dell'emittente fiorentina Controradio, l'assessore regionale ai Trasporti Tito Barbini dichiarava, a proposito dell'Alta Velocità, che "i lavori stanno andando avanti nei tempi e nei modi previsti. Non si è verificato nessuno di quei disastri ambientali che Idra o altre associazioni che si opponevano all'Alta Velocità avevano preannunciato".

Anche l'ultimo rapporto dell'ARPAT ricevuto da Idra sui lavori per l'Alta Velocità nel Mugello, al contrario, attesta una nuova emergenza ambientale: una galleria invasa dall'acqua e precipitosamente evacuata; una perdita di almeno 300.000 ettolitri di risorsa idrica; un ennesimo danno all'economia agricola del Mugello; in proiezione, rischi per l'approvvigionamento idrico del paese di Luco e degli insediamenti prossimi alla galleria. Il tutto attribuibile a quella che l'ARPAT definisce una "fase di progettazione esecutiva" che "non ha probabilmente raggiunto il dettaglio necessario".

I nodi, settimana dopo settimana, vengono al pettine. L'episodio della galleria di San Giorgio è solo l'ultimo di una serie lunga e triste.

Ma vediamo i dettagli del rapporto inviato il 20 maggio scorso a Idra dall'ARPAT, a firma Dr. S. Rossi, Dr. P. Biancalani, e Direttore Generale Dr. A. Lippi . "Il giorno 25/4/99, durante una sosta delle operazioni di scavo del fronte, in maniera del tutto inaspettata, a circa 2 m dalla base del fronte di scavo, in prossimità del piedritto destro, si manifestava una concentrata e consistente venuta di acqua torbida e sabbia, con una portata stimata intorno ai 50 l/sec.. La presenza di una considerevole quantità di sabbia ha messo fuori uso il sistema di decantazione depurazione, intasando le pompe, causando il fluire dell'acqua in galleria che, data la pendenza lato Firenze, ha iniziato ad allagare la zona del fronte di scavo opposto impregnando i limi e mettendo in crisi il sistema di centine utilizzate per il sostegno ed il contenimento provvisorio nelle zone della calotta e dei profili estradosso". 10 giorni dopo, cominciano a essere apprezzati anche gli effetti in superficie: "a circa 100 m a NNE del fronte di scavo si era creato un avvallamento del terreno, certamente legato al dislocamento del materiale solido in galleria". E "allo stato attuale (14 maggio) la venuta di acqua non é cessata, anche se si è ulteriormente ridotta passando a circa 10 l/sec.".

Una stima molto cauta, ricavata moltiplicando i dati forniti dall'ARPAT per il tempo trascorso, permette di stabilire che la fuoriuscita di acqua e sabbia dalla galleria di S. Giorgio è stata, nei primi 19 giorni registrati nel rapporto ARPAT, di oltre 300.000 ettolitri (equivalenti a oltre 30.000 metri cubi). Un'enorme risorsa gettata via. Diventata anzi un grave fattore di inquinamento. E' ancora l'ARPAT a scrivere che "l'immissione di notevoli quantità di acqua con un elevato contenuto di materiali solidi nel torrente Bagnone ha determinato il deposito di una notevole quantità fango nell'alveo con un indubbio danno biologico". Che si tratti di una vera e propria emergenza lo attesta l'ammissione che "allo stato attuale è impossibile, per motivi di sicurezza, interrompere l'emungimento delle acque della galleria". Quali le contromisure? "Visto che l'impianto dì depurazione non è in grado di trattare il tipo di scarico che si è venuto a creare, scrive l'ARPAT, l'Agenzia ha espresso il suo parere favorevole ad utilizzare come bacino di accumulo e di sedimentazione una ex cava di inerti posta nelle immediate vicinanze del torrente Bagnone".

Nel paragrafo dedicato alle "considerazioni", l'ARPAT scrive di ritenere "che, alla ripresa della escavazione, l'avanzamento dei fronti debba procedere di pari passo con una ricostruzione dettagliata della stratigrafia e dei rapporti geometrici fra le varie formazioni geologiche che, in fase di progettazione esecutiva, non ha probabilmente raggiunto il dettaglio necessario".

Un altro caso di serio deficit nella progettazione, dunque. Una responsabilità che va ascritta a quanti - Regione Toscana in testa - hanno premuto e pressato per una approvazione frettolosa di progetti scadenti e superficiali nel luglio del '95, alla Conferenza di servizi per la tratta ferroviaria ad Alta Velocità Firenze-Bologna.

 

L'episodio di Luco di Mugello, tuttavia, rivela anche qualcosa di più. L'emergenza puntualmente verificatasi alla galleria di San Giorgio era stata infatti ampiamente preannunciata.

Già il 6 ottobre dell'anno scorso l'Osservatorio Ambientale Locale (O.A.L.) del Mugello segnalava al sindaco di Borgo San Lorenzo "la presenza di una grossa sacca composta da sabbia e acqua" sulla traiettoria della galleria A.V. Il tecnico dell'OAL terminava la propria segnalazione con questa frase: "Ritengo che la situazione, per le implicazioni che potrebbero manifestarsi in caso di una eventuale modifica della "sacca di acqua e sabbia", debba essere valutata urgentemente, responsabilmente e seriamente, dal punto di vista geologico".

Il 20 ottobre '98 il sindaco Antonio Margheri rispondeva chiedendo al presidente dell'OAL, prof. Giuliano Rodolfi, esperto geologo del Comitato tecnico-scientifico, un approfondimento della problematica evidenziata. All'OAL il sindaco chiedeva inoltre "di coinvolgere anche l'ARPAT e il CONSIAG, qualora si ritenga, come sembra, che il fenomeno abbia implicazioni anche sulla risorsa idrica".

Il 6 novembre '98 il prof. Rodolfi così rispondeva, dopo il sopralluogo, al sindaco Margheri, e per conoscenza al presidente della Comunità Montana Giuseppe Notaro: "Lo scrivente ritiene indispensabile e di estrema urgenza, prima che il progredire dei lavori di scavo possa creare situazioni irreversibili, l’organizzazione di una campagna geognostica, ad integrazione di quella che risulta già svolta da CAVET ". Cosa ne è stato di queste indicazioni? Quanto ai soggetti da coinvolgere, il prof. Rodolfi aggiungeva: "Lo scrivente concorda pienamente nel porre il problema all'attenzione degli Enti preposti al controllo dell'ambiente (ARPAT) e delle acqua (CONSIAG); si domanda, però, se tale iniziativa non spetti, piuttosto che all'OAL, ad una delle Amministrazioni competenti per territorio". Cosa hanno deciso di fare le Amministrazioni Locali al riguardo? Idra non ha ricevuto aggiornamenti informativi.

Idra può solo registrare che 6 mesi dopo il primo allarme tecnico, si è puntualmente verificato il disastro ambientale preannunciato. E la situazione di dissesto è ancora "in movimento".

Una falda sconquassata, un torrente inquinato, una fertilità perduta, non sono solo beni privati: sono risorse collettive. Un danno ambientale irreversibile non c'è cifra adeguata a risarcirlo. E comunque, piacerebbe sapere: a quanto ammontano gli indennizzi in questi casi? la ex cava di inerti in cui defluisce lo scarico della galleria è stata recintata ora che è piena di fanghi? come saranno allontanati questi fanghi (sostanze chimiche, additivi e oli di risulta compresi) ? chi pagherà il conto di tutto questo, alla fine?

Alcune annotazioni conclusive.

"Non abbiamo nessun elemento per poter diciamo così dare ragione a questi allarmismi. Quando vi sono stati dei piccoli problemi sono stati risolti, per cui voglio dire, ripeto, è soltanto una battaglia ideologica che si sta conducendo ormai da anni contro l'Alta Velocità ma prendano atto che questa battaglia ormai è persa". Così l'assessora ai Trasporti Barbini ai microfoni di Controradio l'11 maggio scorso.

Quanto suonano credibili queste "rassicurazioni" alla luce anche di questo ultimo evento, del quale l'assessore avrebbe dovuto essere a conoscenza? Chi ha davvero perso la battaglia? Certo l'ambiente. Certo la serietà tecnica e progettuale. Certo la capacità di tutela dei diritti dei cittadini. Certo l'erario pubblico. Può legittimamente la Regione Toscana menarne vanto? Secondo l'assessore "tutto va bene". E soprattutto deve andar bene: lo prevede il peculiare sistema di progettazione, di esecuzione e di controlli armoniosamente orientato, parrebbe, a rimuovere coscienza e conoscenza del danno ambientale in corso e a venire. Le carenze che Idra denuncia sono oggettive, chiare e documentate. Come potrebbe, per esempio, l'ARPAT seguire una cantierizzazione così pesante e devastante quando ha a disposizione fra Signa e Marradi - così ci risulta - solo otto operatori costretti a seguire, oltre all'ordinaria amministrazione e all'Alta Velocità, anche la Variante di Valico e l'invaso di Bilancino?

Altro che "governo delle riforme e dell'innovazione". L'Alta Velocità è un caso nazionale, e paradigmatico, di antico malgoverno e di vecchia politica! COSA POTRA' SUCCEDERE COL TRAFORO DI MONTE MORELLO E COL SOTTOATTRAVERSAMENTO DI FIRENZE?

 

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