Associazione di volontariato Idra
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COMUNICATO STAMPA Firenze, 23.3.’06
“Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare...”
Gino Bartali
QUEL TUNNEL TAV DEL MUGELLO IN DEMOLIZIONE E IN RIFACIMENTO: IL MISTERO
SI INFITTISCE.
NOVE ESPOSTI INDIRIZZATI DA IDRA ALLE AUTORITÀ CENTRALI E LOCALI.
Un anno di lavori per demolire e ricostruire 250 metri di galleria TAV “ammalorata” a Scarperia (Firenze). Adesso
si scopre che l’intervento interesserà altri 1140 metri! L’Osservatorio
ambientale fornisce col contagocce tre versioni differenti dell’entità dei
lavori di demolizione e di nuova realizzazione sia della calotta che dell’arco
rovescio.
Ma il “tunnel dei misteri”, che TAV SpA non autorizza
Idra a visitare, sembra
nascondere altri particolari inquietanti. Si scopre soltanto adesso, per esempio,
che nel 2003 sette membri della Commissione di Collaudo si erano dimessi.
Non sono 400 metri, come scrive
Italferr. E neppure 660, come scrive TAV. Adesso
il tratto della galleria Firenzuola “tutto da rifare” risulta essere lungo 1390
metri! Lo scrive l’ARPAT.
Tre versioni ufficiali, dunque, contemporanee
e divergenti, dello stesso fenomeno. “Ci
domandiamo – osserva Idra - come possa l’Osservatorio “non osservare”
(ci si perdoni il bisticcio) che i dati forniti da Italferr SpA non
corrispondono in alcun modo né con quelli da esso stesso forniti né con quelli
forniti dal suo supporto tecnico, l’ARPAT!”.
Per demolire e ricostruire 250 metri di quella galleria (questo il
traguardo raggiunto finora, secondo l’ARPAT) è stato necessario peraltro un
anno di lavori, di disagi, di polemiche. Adesso mancano ancora 1140 metri di “completa
demolizione dell’arco rovescio e della calotta di rivestimento e nuova
realizzazione". Naturale domandarsi: quanto altro tempo ci vorrà?
Non è tutto. L’Agenzia regionale per
la protezione ambientale della Toscana fa sapere che, nella stessa zona, sono
state realizzate anche “due camere” e “un allargo di altre nicchie”. Una notizia
che si trascina dietro una folla di
domande.
·
Queste
“aggiunte” servono forse alla sicurezza
della linea mono-tubo, quando - e se - verrà mai attivata? Potranno davvero sostituire
il tunnel parallelo, che manca per la lunghezza di ben 60 km?
·
Sulla base di
quali progetti vengono eseguiti
questi lavori? Quando e dove sono stati depositati? Chi li ha approvati?
·
Se si tratta di
una variante progettuale, a quali nuove esigenze
risponde?
·
Sono
programmati interventi analoghi anche negli
altri 60 km di gallerie mono-tubo, prive del tunnel di servizio, della lunga
tratta sotterranea Bologna-Firenze?
·
Quali sono i tempi di attuazione previsti?
·
E’ stata
redatta una valutazione aggiornata dell’impatto
ambientale, considerato che entrano in gioco parecchie decine di migliaia
di tonnellate aggiuntive di smarino e di materiali da costruzione?
·
A quali capitoli di spesa vengono imputati i
costi? Si tratta di somme aggiuntive? A quanto ammontano?
·
Considerata la
contemporaneità di queste “nuove opere”, quale criterio viene seguito per
tenerle anche contabilmente distinte
da quelle di demolizione e di rifacimento attualmente in corso, visto che almeno
queste dovrebbero essere esclusivamente a carico del costruttore-progettista?
Nove esposti, con richieste di chiarimento, di intervento e di assunzione di
eventuali provvedimenti, sono stati
indirizzati ad altrettante autorità centrali (i ministri Pietro Lunardi e
Altero Matteoli, l’Osservatorio Ambientale, l’APAT) e locali (gli assessori regionali Marino Artusa e Riccardo Conti,
l’ARPAT, l’OAL) dall’Associazione Idra. Che nel frattempo ha scoperto un
altro particolare. Sette membri (la cui identità non viene
meglio precisata) della Commissione di
Collaudo si sono dimessi dalla propria carica (in data anch’essa
imprecisata), e RFI ha provveduto – ad agosto 2003 - a sciogliere la
Commissione stessa per poi nominarne una nuova il successivo 3 settembre 2003. Desta sorpresa non solo il contenuto della notizia, ma
anche il modo in cui se ne è venuti a conoscenza, in assenza di qualsiasi strumento interpretativo da parte
dell’Osservatorio.
Negli esposti indirizzati
alle autorità Idra chiede inoltre se
l’ing. Leonardo Corbo, che da un documento TAV risulta essere uno dei tre
membri della Commissione non dimissionari che sono stati riconfermati, e che da
una nota del sindaco di Scarperia si apprende essere il presidente della
Commissione, “sia la stessa persona che
il 29.4.’96 ricopriva il ruolo di Direttore Generale della Direzione Generale
della Protezione Civile e dei Servizi antincendi. In tale veste, infatti, un
responsabile di nome Corbo rispose in quella data ad una nostra richiesta di
informazioni sulle condizioni di sicurezza della tratta ferroviaria ad Alta
Velocità Bologna-Firenze, rivelando alcuni particolari inquietanti (...)che
inducono (...) il fondato ma poco consolante dubbio che la tratta appenninica
della linea A.V. fra Bologna e Firenze sia stata progettata, approvata,
finanziata e realizzata – anche se non conclusa - con una serie di vizi
procedimentali molto rilevanti”.
Idra chiede
anche di poter conoscere:
a)
i criteri di nomina della Commissione di Collaudo in corso d’opera;
b)
la composizione della Commissione sciolta l’11.8.’03;
c)
i nominativi e le professionalità specifiche dei Commissari
dimissionari;
d)
le motivazioni addotte da ciascuno ed i risultati dell’istruttoria
attivata in proposito dai destinatari della presente nota;
e)
la composizione della Commissione attualmente in carica;
f)
i risultati delle attività di monitoraggio, controllo e collaudo poste
sin qui in essere dalle due Commissioni di Collaudo in corso d’opera;
g)
l’ammontare degli stanziamenti pubblici destinati al funzionamento della
Commissione di Collaudo, complessivamente ad oggi e per ciascun periodo di
erogazione;
h)
la sede attuale della Commissione, il cui indirizzo (...) è stato
fornito dal Sindaco di Scarperia “salvo
ulteriori variazioni”;
i)
se sia prevista l’istituzione di una Commissione di Collaudo finale di
differente composizione, a opera terminata.
“Tenuto conto dell’importanza e
della delicatezza dei fatti riportati – così
conclude Idra - sembra
a noi che le autorità pubbliche abbiano l’obbligo di conoscere gli eventi,
e soprattutto le cause degli eventi, che stanno determinando l’ennesimo
prolungamento dei tempi di realizzazione della linea TAV e l’incremento dei
suoi impatti ambientali e sociali, nonché l’onere di garantire su questi dati
una sufficiente informazione e documentazione. Dalle stesse autorità pubbliche
la cittadinanza si aspetta altresì una valutazione delle metodologie di
demolizione e ricostruzione della galleria in questione, tanto per gli effetti
ambientali che l’intervento in questione determina a carico dell’intera
collettività, non solo dei singoli cittadini residenti e delle attività
economiche presenti nell’area, quanto per le ripercussioni erariali del ritardo
nella consegna dell’opera i cui costi
vanno a ricadere nel bilancio statale e, dunque, a carico dell’intera
collettività dei contribuenti”. Considerando
non sufficientemente chiari i contorni dell’intero complesso delle vicende
descritte e dei comportamenti registrati, rilevando quanto siano preoccupanti
le condizioni in atto in relazione alle esigenze di tutela delle risorse
ambientali, di sicurezza del territorio e della salute pubblica, di garanzia del
rispetto dei vincoli erariali, e constatando come tali fenomeni abbiano una
rilevanza tale da condizionare pesantemente e per lungo tempo il futuro del
nostro Paese, Idra chiede che ciascuno dei destinatari dell’esposto, nell’ambito delle
proprie competenze istituzionali, “intervenga sollecitamente in modo da acquisire tutti gli
elementi di conoscenza utili all’assunzione dei necessari eventuali
provvedimenti”.