Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone
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Istituzioni
e società civile, insieme, si appellano al nuovo Presidente del Consiglio:
“Per salvare l’Italia dalla bancarotta e dallo sfascio del territorio sospendiamo
immediatamente la TAV, prima che sia troppo tardi!”.
La lotta allo sperpero erariale TAV accorcia
l’Italia: la Comunità Montana
della Valle Susa e Val Sangone e l’Associazione fiorentina di volontariato Idra scrivono
al Prof. Mario Monti. “Troppe volte ci siamo visti negare
confronti tecnici dai governi precedenti, trinceratisi dietro il loro mandato
esclusivamente politico. Chiediamo
perciò adesso ad un governo "tecnico", quindi preparato e
competente, un confronto urgente sui dati trasportistici, sui
rapporti costi/benefici, sulle criticità ambientali e finanziarie, che permetta
di valutare l’opportunità dell'opera non esclusivamente dal punto di vista
politico, come è avvenuto finora”. Ricostruendo la storia della lunga e
tormentata vicenda TAV, dalla Valle emblema della resistenza civile in Italia e
dalla città patrimonio mondiale dell’UNESCO si fa notare che “l’avventura TAV SpA si caratterizzava per
l’evidente inutilità pubblica. Nell'Italia
delle cento città, dove l'80% dei viaggi in ferrovia avviene su distanze
non superiori ai cento chilometri, si intuivano i pesanti danni ambientali che
sarebbero derivati da procedure di progettazione e autorizzazione quanto meno
frettolose e disinvolte”. Non solo. L’architettura
finanziaria dell’opera appare studiata a tavolino per mungere senza controllo le casse pubbliche, come le relazioni della Corte
dei conti e dell’Autorità per la Vigilanza sui
Contratti Pubblici attestano. “Essendo
assai modesta l'utenza potenziale del servizio AV passeggeri rispetto ai
massicci investimenti preventivati, era già scontato il pesante passivo
finanziario relativo alla gestione della nuova linea, la responsabilità e gli
oneri del cui esercizio erano stati posti fin da subito a carico dallo Stato.
Un passivo al quale si ovvia oggi solo in parte costringendo i cittadini –
attraverso i modelli di esercizio adottati persino sulle brevi distanze (come
fra Bologna e Firenze) – a utilizzare i treni TAV avendo pressoché abolito –
con gli intercity - il diritto alla scelta fra offerte trasportistiche e
tariffarie diversificate”. La TAV
all’italiana, dunque, piuttosto che fattore di progresso economico e di
beneficio trasportistico, è vettore di
quel saccheggio indiscriminato di risorse territoriali ed economiche da cui
questo Governo, per programma, intende prendere le distanze.
In
Toscana, la nuova serie quasi ininterrotta di gallerie TAV per
Purtroppo, l’approccio "globale" al
problema, adottato dalla popolazione e dalle istituzioni della Val di Susa, che
mentre tutela la qualità della vita dei cittadini è sinergicamente strumento di
salvaguardia del disastrato erario nazionale, è stato presentato come un
fattore di ostacolo allo sviluppo, come un atto di insubordinazione
all’interesse nazionale, come un disvalore contrapposto e conflittuale con le
superiori esigenze di ammodernamento del Paese. E così il Governo
uscente, col “Ddl stabilità”, definisce l'area da cantierizzare per la TAV-TAC
Torino-Lione (e le altre consimili) come “area di interesse strategico
nazionale”, sulla quale si legittima - con l’applicazione dell'art. 682 del
Codice penale – un inopportuno intervento di militarizzazione. “Si assiste quindi al paradosso di uno Stato che propone l’uso della forza pubblica nei
confronti dei cittadini che tentano di salvare il territorio e le casse
pubbliche dalla bancarotta”.
“Signor
Presidente, scrivono in chiusura Sandro Plano dal Piemonte e Girolamo
Dell’Olio dalla Toscana, si confida nella
Sua considerazione dei contenuti di quello che si intende proporre come
contributo allo “sforzo comune” da Lei recentemente auspicato perché il
nostro Paese possa superare al più presto la crisi, spendendo meno e meglio. Si auspica quindi la sospensione del progetto TAV/TAC Torino-Lione e del progetto del
Nodo ferroviario TAV di Firenze”.