Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone

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Associazione di volontariato Idra

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COMUNICATO STAMPA    Bussoleno e Firenze, 23.11.’11

 

Istituzioni e società civile, insieme, si appellano al nuovo Presidente del Consiglio: “Per salvare l’Italia dalla bancarotta e dallo sfascio del territorio sospendiamo immediatamente la TAV, prima che sia troppo tardi!”.

 

La lotta allo sperpero erariale TAV accorcia l’Italia: la Comunità Montana della Valle Susa e Val Sangone e l’Associazione fiorentina di volontariato Idra scrivono al Prof. Mario Monti. “Troppe volte ci siamo visti negare confronti tecnici dai governi precedenti, trinceratisi dietro il loro mandato esclusivamente politico. Chiediamo perciò adesso ad un governo "tecnico", quindi preparato e competente, un confronto urgente sui dati trasportistici, sui rapporti costi/benefici, sulle criticità ambientali e finanziarie, che permetta di valutare l’opportunità dell'opera non esclusivamente dal punto di vista politico, come è avvenuto finora”. Ricostruendo la storia della lunga e tormentata vicenda TAV, dalla Valle emblema della resistenza civile in Italia e dalla città patrimonio mondiale dell’UNESCO si fa notare che “l’avventura TAV SpA si caratterizzava per l’evidente inutilità pubblica. Nell'Italia delle cento città, dove l'80% dei viaggi in ferrovia avviene su distanze non superiori ai cento chilometri, si intuivano i pesanti danni ambientali che sarebbero derivati da procedure di progettazione e autorizzazione quanto meno frettolose e disinvolte”. Non solo. L’architettura finanziaria dell’opera appare studiata a tavolino per mungere senza controllo le casse pubbliche, come le relazioni della Corte dei conti e dell’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici attestano. “Essendo assai modesta l'utenza potenziale del servizio AV passeggeri rispetto ai massicci investimenti preventivati, era già scontato il pesante passivo finanziario relativo alla gestione della nuova linea, la responsabilità e gli oneri del cui esercizio erano stati posti fin da subito a carico dallo Stato. Un passivo al quale si ovvia oggi solo in parte costringendo i cittadini – attraverso i modelli di esercizio adottati persino sulle brevi distanze (come fra Bologna e Firenze) – a utilizzare i treni TAV avendo pressoché abolito – con gli intercity - il diritto alla scelta fra offerte trasportistiche e tariffarie diversificate”. La TAV all’italiana, dunque, piuttosto che fattore di progresso economico e di beneficio trasportistico, è vettore di quel saccheggio indiscriminato di risorse territoriali ed economiche da cui questo Governo, per programma, intende prendere le distanze.

In Toscana, la nuova serie quasi ininterrotta di gallerie TAV per 72 km sotto l’Appennino tra Firenze e Bologna ha sfidato i vincoli e depauperato l’ambiente, oltre ogni limite ragionevole. A Firenze, la stazione sotterranea “Foster”, unica al mondo a ospitare i soli treni TAV, è stata approvata senza Valutazione di Impatto Ambientale e senza consultazione con l’opinione pubblica, pur essendo progettata in prossimità del subalveo di due torrenti esondati l’ultima volta nel 1992, e sarebbe servita da un doppio tunnel scavato sotto la città perpendicolarmente alle linee di scorrimento della falda freatica per una lunghezza di oltre 6 km!

Purtroppo, l’approccio "globale" al problema, adottato dalla popolazione e dalle istituzioni della Val di Susa, che mentre tutela la qualità della vita dei cittadini è sinergicamente strumento di salvaguardia del disastrato erario nazionale, è stato presentato come un fattore di ostacolo allo sviluppo, come un atto di insubordinazione all’interesse nazionale, come un disvalore contrapposto e conflittuale con le superiori esigenze di ammodernamento del Paese. E così il Governo uscente, col “Ddl stabilità”, definisce l'area da cantierizzare per la TAV-TAC Torino-Lione (e le altre consimili) come “area di interesse strategico nazionale”, sulla quale si legittima - con l’applicazione dell'art. 682 del Codice penale – un inopportuno intervento di militarizzazione. “Si assiste quindi al paradosso di uno Stato che propone l’uso della forza pubblica nei confronti dei cittadini che tentano di salvare il territorio e le casse pubbliche dalla bancarotta”.

“Signor Presidente, scrivono in chiusura Sandro Plano dal Piemonte e Girolamo Dell’Olio dalla Toscana, si confida nella Sua considerazione dei contenuti di quello che si intende proporre come contributo allo sforzo comune” da Lei recentemente auspicato perché il nostro Paese possa superare al più presto la crisi, spendendo meno e meglio. Si auspica quindi la sospensione del progetto TAV/TAC Torino-Lione e del progetto del Nodo ferroviario TAV di Firenze.

 

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