Associazione di volontariato Idra
iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana
per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale
Via Vittorio Emanuele II 135, 50134 FIRENZE - Tel. e fax 055.233.76.65; Tel. 055.41.04.24
indirizzo e-mail : idrafir@tin.it
indirizzi internet : www.dadacasa.com/idra; www.comune.firenze.it (Rete civica del Comune di Firenze, rubrica Spazi per le Associazioni)
per il sostegno : conto corrente postale n. 26619502, intestato all'Associazione di volontariato Idra, Via Vittorio Emanuele II 135, 50134 FIRENZE
totale n. 2 pagine (inclusa la presente)
Firenze, 22.11.'99
AGLI ORGANI DI INFORMAZIONE
Idra
delusadalle risposte di Gherardo Colombo.
A Sesto Fiorentino si è parlato di "cultura della legalità".
Ma non è stato possibile confrontarla
coi diritti concreti di cittadinanza
di una comunità vessata dai poteri "pubblici".
TAV e comportamenti del potere locale argomenti tabù.
All'appuntamento pubblico di sabato 20 novembre a Sesto Fiorentino sul tema La giustizia e i cittadini, cultura della legalità e responsabilità civile per costruire una nuova convivenza, al dott. Gherardo Colombo - invitato dall'Amministrazione comunale sestese presso la Casa del popolo di Colonnata - è stata posta dall'Associazione di volontariato Idra una domanda sulla credibilità democratica dell'Amministrazione che lo ospitava.
Idra ha fatto notare che proprio in materia di rispetto del diritto all'informazione ambientale, alla trasparenza e alla legalità, l'Amministrazione comunale di Sesto Fiorentino lascia alquanto a desiderare. Al centro dell'attenzione, in particolare, la pesante cantierizzazione TAV, lunga almeno 92 mesi e approvata dopo una sola assemblea informativa (il 23 settembre del '97), che aveva visto peraltro la Giunta veementemente contestata per la scelta in programma.
I dubbi sulla opportunità di accettare su un tema tanto delicato come la "cultura della legalità" l'invito di una Amministrazione così poco attenta ai diritti della comunità amministrata erano stati già espressi da Idra in una lettera inviata al pm di Milano nei giorni scorsi, distribuita a tutti i partecipanti all'incontro di sabato sera.
"I contenuti e i modi delle decisioni con cui è stata imposta alla collettività di Sesto Fiorentino una cantierizzazione unica nel suo genere (in piena città, a cielo aperto, in quartieri già segnati da gravi disagi ambientali) non configurano alcuno scenario positivo di "nuova convivenza"", aveva scritto ed è tornata a denunciare sabato Idra. "Non vorremmo che la Sua autorevole presenza fornisse lustro e credito immeritati a una Amministrazione e a una classe politica che nel tempo hanno dato così scarsa prova di capacità di rapporto critico con la popolazione, così debole inclinazione alla promozione della partecipazione e della trasparenza".
Gherardo Colombo ha replicato seccamente a Idra dicendo di essersi informato, dopo aver ricevuto quella lettera: gli amministratori sestesi avevano per caso avuto guai con la giustizia? La risposta era stata negativa. E tanto poteva e doveva bastare.
Ma non era questo il punto. Nessuno aveva accusato la Giunta sestese di avere addebiti di natura giudiziaria. Il tema della serata riguardava la cultura della legalità, cioè un complesso di comportamenti gran parte dei quali si collocano al di qua del fatto "penalmente rilevante".
Ci domandiamo perciò: è stato davvero felice da parte del pm milanese suggerire, come indicatore di "cultura della legalità" negli amministratori sestesi, la semplice circostanza che essi non abbiano avuto "guai con la giustizia"?
Un'altra nota apparsa stonata considerate le aspettative legate all'incontro è stata il netto rifiuto da parte di Colombo di accogliere fra i contenuti del dibattito i casi concreti di umiliazione civile che i cittadini di Sesto subiscono in rapporto alla cantierizzazione TAV, un'opera "pubblica" approvata da organismi "pubblici". Al contrario, la descrizione delle sofferenze dei cittadini è stata definita "fuori tema".
Un esito dunque molto amaro di un incontro dal quale ci si attendeva certo qualcosa di più.
Il portavoce di Idra, Girolamo Dell'Olio, ha mostrato al dott. Colombo un saggio dal titolo La storia del futuro di Tangentopoli, opera dell'ingegnere bolognese Ivan Cicconi, direttore dell'Istituto per la Trasparenza Aggiornamento e Certificazione Appalti (I.T.A.C.A.). Il dott. Colombo ha detto di conoscere quel libro, anzi di averlo addirittura presentato. Ebbene, in quel testo - è stato fatto notare - viene descritto minuziosamente anche il cosiddetto "Rito Emiliano" di Tangentopoli: "La sua caratteristica è data dal fatto che i soggetti imprenditoriali che ne sono protagonisti vedono al proprio interno un ruolo determinante di componenti partitiche. E' il caso soprattutto delle imprese cooperative che lavorano nel settore delle costruzioni e in particolare negli appalti pubblici. Il Rito Emiliano ha un carattere strutturale ed integrato con il Sistema. Esso, al contrario del Rito Ambrosiano, non presenta caratteri di illecito penale".
Inutilmente il portavoce di Idra ha cercato di portare il dibattito almeno su questo piano. Inutilmente ha fatto riferimento alla necessità e urgenza di un'"etica della spesa pubblica", che certo non sembra ispirare gli investimenti di migliaia di miliardi (più volte assoggettati a inchieste anche importanti della magistratura) appannaggio della TAV in un'Italia ferroviaria ancora a binario unico o a trazione diesel per migliaia di chilometri. Nell'Italia dei terremotati dell'Umbria e delle Marche ancora nelle baracche, se e quando reggono alle intemperie.
Eppure alcuni segnali inquietanti erano stati esplicitamente indicati dal tavolo dei relatori nel corso della serata.
Non solo il "clima preoccupante di restaurazione" denunciato dal coordinatore del dibattito, Paolo Beni, presidente dell'ARCI di Firenze.
Lo stesso dott. Colombo ha imputato all'illegalità, alla corruzione e a talune "scelte disgregative" una componente importante del debito pubblico di 45 milioni a persona che sopportiamo.
E soprattutto Arianna Musella, per l'Associazione Riferimenti, ha accusato con voce ferma "la classe politica che abbiamo eletto, che era con noi e che poi ci ha lasciato". Definendo pericolosissimo, più che nel '92, l'attuale momento, visto nella prospettiva della tutela della legalità, per il grave disorientamento cui sono oggi sottoposte le coscienze.