Associazione di volontariato Idra

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COMUNICATO STAMPA            Firenze, 21.11.’06

 

TAV: TORINO ORDINA, TOSCANA ESEGUE.

LAVORATORE LICENZIATO IN TRONCO VIA CAVO. E UN SUGGERIMENTO: ABBANDONARE LA TOSCANA, LÌ NON AVREBBE MAI PIÙ TROVATO LAVORO...

 

Davvero esemplare la vicenda di Giuseppe Antonacci, autista di 40 anni, di Trani, fino a pochi giorni fa dipendente in Toscana di un'azienda che sta realizzando in subappalto una galleria nell'ambito delle opere della TAV.

La galleria è quella denominata “Firenzuola”, fra i Comuni di Scarperia e Firenzuola, e fa parte del lunghissimo sottoattraversamento appenninico fra Firenze e Bologna (in tutto 60 km) approvato nel 1995, progettato e realizzato senza una galleria parallela di soccorso, e per giunta al centro delle cronache da oltre un anno e mezzo anche per le misteriose operazioni di demolizione e rifacimento al suo interno, prima ancora che vi siano appoggiati i binari, e per i gravi disagi aggiuntivi a carico dei residenti stressati dalle esplosioni e dalla polvere. Incuriosito dal caso, denunciato anche sul quotidiano Repubblica in una “lettera al direttore” dal presidente dell’Associazione Idra, la Iena Alessandro Sortino è andato a studiare da vicino quello che sta avvenendo in quella galleria e ha chiesto notizie a chi incontrava. Casualmente, proprio a Giuseppe Antonacci - che, come riferisce un’Ansa da Trani (Bari) del 2 novembre scorso, aveva appena scaricato in un cantiere del cemento da una betoniera - ha chiesto se fosse a conoscenza dei motivi per i quali i lavori procedevano con ritardo. “Lui rispose che forse c'era qualcosa che non andava nel progetto. Il 25 ottobre, ossia all'indomani della messa in onda dell'intervista, il ‘padroncino’ telefonò ad Antonacci. Dicendogli che l'ordine gli era arrivato da Torino, gli comunicò il licenziamento in tronco. Gli aggiunse, inoltre, che il suggerimento era di “abbandonare la Toscana, tanto non avrei mai più trovato lì lavoro” (Ansa, 2.11.’06).

Se tutto questo risponde al vero, allora – commenta Idra – siamo messi male. Un licenziamento in tronco senza motivazione, per avere semplicemente espresso un parere, per giunta ispirato al più ovvio buon senso, la dice lunga sull’effettiva tutela dei diritti dei lavoratori nel nostro paese, e sul più generale tasso di democrazia che possiamo vantare. Ad Antonacci non è stato contestato, per quanto è dato capire, di aver detto il falso. E’ stato contestato – e nel più grossolano dei modi, parrebbe – di avere espresso un’opinione. Viviamo dunque in un “paese normale”? In un “paese civile”? Appaiono difficilmente credibili, in queste condizioni, i proclami ex cathaedra che ascoltiamo tutti i giorni contro la cultura del silenzio e dell’intimidazione.

 

La notizia del licenziamento di Giuseppe Antonacci, peraltro, è riportata anche sul sito web della Regione Toscana. Ci domandiamo: il presidente Claudio Martini si è limitato a registrare il caso o ha assunto qualche iniziativa al riguardo? Qualcuno ha voluto verificare se corrisponda al vero la notizia di quella telefonata con quell’obliquo messaggio aggiuntivo che sarebbe partita da Torino, ed in caso affermativo da quale stanza di quale ufficio?

 

Quanto alle Iene, che hanno reso un servizio importante all’informazione con la puntata del 24 ottobre (ma il filmato sulla TAV non è stato ancora messo in rete sul loro sito...), vorranno documentarne anche questa conseguenza assolutamente indesiderata e indesiderabile?

 

 

Ultim’ora. Apprendiamo dallo studio legale che difende Giuseppe Antonacci la circostanza che nelle ultime ore è pervenuta comunicazione ad opera della ditta da cui l’autista dipendeva secondo la quale la stessa vorrebbe reintegrare l'Antonacci nel posto di lavoro a seguito di "riabilitazione" (sic!) avuta da un’altra azienda coinvolta nell’appalto dei lavori. Tale proposta è in corso di valutazione.

 

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