Associazione di volontariato Idra
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COMUNICATO STAMPA Firenze, 2.10.’09
Danni TAV a Bologna: il Tribunale dà ragione ai cittadini.
«Quei danni
colpa dei lavori»: così titola l’articolo di apertura del quotidiano bolognese
“L’Informazione”, mercoledì 30
settembre, a proposito delle conseguenze della cantierizzazione
per la stazione sotterranea TAV nel capoluogo emiliano. Il Tribunale dà ragione a due condomini,
leggiamo, e impone ad Astaldi e Italferr una fidejussione di 800mila euro. Una prima vittoria dei cittadini offesi,
che avevano fatto causa alla società del gruppo Fs e alla ditta appaltatrice
per i danni che si sono manifestati in questi anni nelle abitazioni. «È un
risultato molto importante - sottolinea l’avvocato Rosa Maria Ghirardini, esperta
in contenziosi di questo genere affrontati in altre città - per almeno tre
motivi: l’ordinanza del Tribunale riconosce che i danni sono da ricondurre ai
lavori; impone la messa in sicurezza degli immobili e anche una fidejussione.
Certo siamo ancora in fase istruttoria, la sentenza è ancora di là da venire,
ma il risultato è molto importante».
Idra ha girato subito al sindaco di Firenze
Matteo Renzi e ai consiglieri comunali questo ennesimo segnale di preallarme. Nella nota a Palazzo Vecchio, Idra sottolinea un passaggio del servizio di Marco Merlini su
“L’Informazione”, là dove a Italferr viene attribuita una dichiarazione
abbastanza significativa, a proposito dei contenuti del dispositivo del
Tribunale: "Nel
documento non ci sono riferimenti ad errori di progettazione. Piuttosto la risposta dei suoli a
certe lavorazioni può non essere prevedibile".
“Crediamo
che una simile ammissione – scrive Idra nella nota, trasmessa anche al
presidente dell’Osservatorio Ambientale e al
segretario dell’Autorità di bacino dell’Arno - possa e debba far riflettere, se proiettata sulla scena di Firenze. E
ricordiamo che in altra circostanza, ma sempre in relazione agli scavi per la
stazione TAV di Bologna, l'allora responsabile di Rete Ferroviaria
Italiana ing. Marco Rettighieri (che era anche referente di progetto per il
Nodo Alta Velocità di Firenze) aveva spiegato così ai
microfoni di RaiUno i forti ritardi (tre anni) sulla tabella di
marcia: «Ci sono stati alcuni imprevisti di natura geologica
che sono stati riscontrati durante
l’esecuzione dei lavori».
Ci auguriamo – conclude Idra
- che le prossime scelte per Firenze tengano conto, fra le altre
cose, anche degli accadimenti bolognesi”.
Il Tribunale, leggiamo nell’articolo
di Marco Merlini, “ordina di procedere immediatamente ad alcuni interventi,
come la puntellatura del sottotetto e dei vani scali fino all’ultimo piano e il
posizionamento di rinforzi metallici sulla parte esterna delle pareti. Tra due
giorni, confermano i residenti, i tecnici della società del gruppo Fs
giungeranno da Roma per concordare le modalità con cui intervenire. Il vero e
proprio ripristino, tuttavia, è rimandato alla conclusione dei lavori. Ora,
tuttavia, sul tavolo resta da affrontare la questione dei tiranti che furono
inseriti provvisoriamente per sostenere la paratia necessaria a dare solidità
al terreno nel corso dello scavo per scendere dal piano campagna a sette metri
di profondità. Secondo i ricorrenti devono essere rimossi, ma Italferr non è
dello stesso avviso. Per questo, a metà novembre il giudice ha convocato il
consulente per la redazione di una nuova perizia che faccia luce sulle modalità
di demolizione dei tiranti, sui rischi corsi dagli stabili, sui tempi e i costi
dell’intervento. E nel caso non sia possibile rimuoverli, su quali misure
prevedere”.
Citiamo ancora da “L’Informazione”:
«Per ora siamo soddisfatti - dice
Vincenzo Milano, residente del civico 3 di via Carracci - ma la nostra
battaglia non si ferma qui». Gli abitanti sono convinti che la sentenza finale
darà loro ragione anche sui tiranti.
«Quella secondo noi è una occupazione
indebita di suolo - attacca - quei tiranti dovevano essere tolti ma sono
fatti in modo tale che non è possibile farlo». È stato molto difficile convivere per anni con lesioni e crepe larghe
anche centimetri. La situazione del bagno di Mario Gualdi, residente in via
Matteotti 2 (lo stesso civico in cui abita l’attore Gianni Cavina), lascia
sbigottiti: le piastrelle rotte o
cadute, il davanzale sollevato, l’assoluta impossibilità a chiudere la finestra.
«Questa situazione è invivibile», dice non senza rabbia. «Non possiamo nemmeno
invitare le persone a casa», incalza Milano. Ma in sospeso c’è anche un altro fronte di lotta: quello
relativo a polveri (per cui un altro gruppo di cittadini sta organizzando una
sorta di class-action) e rumori. Il 6 agosto scorso gli avvocati dei
residenti avevano chiesto ad Arpa chiarimenti sulle condizioni ambientali
connesse ai lavori di realizzazione della nuova stazione. Dopo un mese
l’agenzia regionale ha chiarito tutti i suoi ambiti di competenza precisando
che oltre a validare i dati provenienti dal monitoraggio ambientale, è suo
dovere effettuare “un’analisi critica sugli esiti del monitoraggio stesso” e
“proporre per la necessaria approvazione all’Osservatorio, azioni di
mitigazione e prescrizioni da adottare”. Sin qui tutto chiaro. Se non fosse che
di fronte ai continui sforamenti registrati sulle polveri, nessun provvedimento
è stato adottato. «Perché?», si chiede Milano. Il punto è che l’Osservatorio al momento risulta impossibilitato
a riunirsi perché il ministero dell’Ambiente deve procedere alla nomina del suo
nuovo rappresentante. «Ora è quell’incarico è vacante - chiosa Milano - e
quindi l’Osservatorio non può esprimersi: è una situazione assurda».
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