Associazione di volontariato Idra

iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana

per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale

Via Vittorio Emanuele II 135, 50134 FIRENZE

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aderente ad Alternativa ai progetti TAV - Federazione Nazionale dei Comitati e delle Associazioni

Firenze, 19.10.2000

AGLI ORGANI DI INFORMAZIONE

 

 

IDRA PORTA A SESTO FIORENTINO

L'OSSERVATORIO AMBIENTALE NAZIONALE.

VISITANO LA PIANA, QUINTO E L'AREA DELLE CAVE GINORI

ALLE FALDE DI MONTE MORELLO

IL PRESIDENTE ING. FABIO TREZZINI

E IL NUOVO RAPPRESENTANTE DELLA REGIONE TOSCANA,

LA DOTT.SSA MARIA SARGENTINI.

IDRA MOSTRA SUL CAMPO E CON TESTIMONI DIRETTI I PARTICOLARI

DELLE OFFESE ALL'AMBIENTE, AL PAESAGGIO E ALLA SALUTE,

E DOCUMENTA IL DANNO TEMUTO

AL MONUMENTO PIÙ ANTICO DI FIRENZE:

LA TOMBA ETRUSCA DELLA MONTAGNOLA.

CHIESTA UNA PERIZIA GEO-TECNICA E AMBIENTALE INDIPENDENTE

SULLE CONDIZIONI DI RISCHIO

NELL'AREA ARCHEOLOGICA DI QUINTO FIORENTINO.

 

Un'intensa attività di sopralluoghi qualificati sul territorio di Sesto Fiorentino investito dai cantieri dell'Alta Velocità è stata promossa dall'associazione Idra negli ultimi dieci giorni. Dopo la visita a Quinto e a Monte Morello da parte del prof. Giuliano Rodolfi, presidente del Comitato Tecnico-Scientifico dell'Osservatorio Ambientale Locale istituito dalla Comunità Montana del Mugello (ma tuttora non partecipato dal Comune di Sesto Fiorentino), sabato scorso è stata la volta del presidente dell'Osservatorio nazionale istituito presso il Ministero dell'Ambiente, ing. Fabio Trezzini, e della nuova referente della Regione Toscana per la sorveglianza dei cantieri TAV della tratta Firenze-Bologna, la dott.dssa Maria Sargentini.

E giusto ieri è stata realizzata un'ultima verifica, alla tomba etrusca della Montagnola di Quinto Fiorentino, con esperti di selvicoltura e di geotecnica. I risultati confermano la validità delle preoccupazioni inutilmente espresse in questi mesi dall'associazione di volontariato fiorentina: il monumento più antico di Firenze avrebbe meritato un monitoraggio adeguato, tuttora inesistente, considerato l'alto rischio per la sua stabilità che fonti autorevoli hanno pubblicamente ammesso: da una parte l'ex Soprintendente Archeologico della Toscana Francesco Nicosia, dall'altra gli stessi ingegneri torinesi della Fiat Engineering, per il consorzio costruttore CAVET, seppur con diverse argomentazioni.

Come ha potuto l'attuale Soprintendenza Archeologica fornire un consenso alla cantierizzazione TAV, se è vero che - come leggiamo nelle dichiarazioni di esponenti di Fiat Engineering su La Nazione del 5 ottobre scorso - esiste un "rischio crollo" addirittura precedente e indipendente dallo scavo dei tunnel TAV (secondo l'ex soprintendente Nicosia, invece, il rischio di crollo del manufatto sarebbe da imputare alla linea TAV)? Come è stato possibile permettere di sommare a una situazione di rischio già così palese altri fattori destabilizzanti (o quanto meno non terapeutici) come l'escavazione di due tunnel a poche decine di metri di distanza dalla tholos, uno dei quali potrà essere fonte permanente di vibrazioni aggiuntive a quelle esistenti una volta che sarà terminato e attraversato dai treni TAV? E perché nessun sistema adeguato e completo di monitoraggio (attraverso inclinometri, estensimentri, assestimetri) risulta ancora impiantato in relazione ai rischi che interessano la tomba, nonostante che la cantierizzazione TAV sia stata già avviata da mesi a pochissime decine di metri di distanza?

La Soprintendenza Archeologica nel luglio del '98 fornì il proprio assenso al progetto esecutivo TAV, per giunta, senza che fosse stata svolta una campagna di sondaggi preventiva accanto alle due architetture più vetuste di Firenze, che secondo il Ministero dell'Ambiente "non costituiscono delle semplici emergenze monumentali isolate, ma potrebbero far parte di una estesa necropoli che conteneva al suo interno un gran numero di sepolture minori e di cui si ignora l'estensione".

La Soprintendenza non ricordava i contenuti della relazione sullo stato di conservazione delle due tombe, redatta dalla Soprintendenza stessa meno di un anno prima, il 16 settembre 1997? In essa si legge, a proposito della Montagnola: "La tomba è interessata da varie infiltrazioni di acque meteoriche, che hanno causato variazioni alle condizioni di stabilità termo-igrometriche delle murature interne. Le due celle laterali presentano un rilevante dissesto statico da schiacciamento, evidenziato dall'andamento del quadro fessurativo che evidenzia lesioni di grave entità, caratterizzate da espulsione e frammentazione del materiale. L'architrave esterno risulta lesionato ed in parte scheggiato".

Nel corso dell'ultimo incontro con Idra, il 13 settembre scorso, la Soprintendenza ha promesso di fornire entro brevissimo tempo il parere del proprio geologo sul contesto nel quale è inserita la tomba della Montagnola, che l'associazione chiedeva dato che nessuno studio idrogeologico di dettaglio riferito al sito della tomba risulta sin qui condotto da CAVET. Ma è passato oltre un mese dal 13 settembre scorso, senza che alcun dato sia stato fornito dalla Soprintendenza.

Tutto ciò appare estremamente preoccupante.

Neppure dal sindaco di Sesto Fiorentino risulta pervenuta a Idra una risposta al pressante appello a una verifica dei progetti, degli scavi e dei saggi in prossimità dei siti etruschi della Mula e della Montagnola, inviatogli lo scorso 5 settembre, dopo le preoccupate e preoccupanti dichiarazioni pubbliche dell'assessore all'Ambiente della Regione Toscana Tommaso Franci sulla inaffidabilità dei progetti approvati e cantierizzati nel Mugello, e sulla insufficienza della stessa Valutazione di Impatto Ambientale fornita dal Ministero.

Idra si è rivolta perciò direttamente all'ing. Trezzini, che ha raccolto l'invito a verificare di persona gli impatti ambientali in corso a Sesto Fiorentino partecipando sabato scorso a un sopralluogo nella Piana, a Quinto Basso, a Quinto Alto e a Monte Morello. Al presidente dell'Osservatorio Ambientale nazionale Idra ha chiesto fra le altre cose di assicurare nel più breve tempo possibile una perizia geo-tecnica e ambientale indipendente sulle condizioni di rischio nell'area archeologica di Quinto Fiorentino. Non sembra infatti in questa fase di poter fare affidamento né sulle competenze della Soprintendenza Archeologica (alla quale difetterebbero - come si è appreso - anche propri organici interni adeguati a garantire sul piano tecnico-ingegneristico la sorveglianza sulle operazioni di cantierizzazione) né sulla sensibilità dell'Amministrazione locale, che curiosamente continua a non rispondere alle istanze e alle proposte provenienti dall'associazione.

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