Associazione di volontariato Idra
Tel. e fax 055.233.76.65; e-mail: idrafir@tin.it; web: http://www.idraonlus.it/vecchiosito/inizio.html; http://idra.dadacasa.supereva.it/
COMUNICATO STAMPA Firenze, 18.8.’03
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INFORTUNI PIÙ O MENO GRAVI, ALCUNI DEI QUALI
MORTALI;
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RITMI PESANTI E CAMBI SETTIMANALI DI TURNO IN UN
LAVORO DI PER SÉ USURANTE;
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ESPOSIZIONE A INQUINANTI ED EMARGINAZIONE SOCIALE:
QUESTO IL TRIBUTO CHE PAGANO DA ANNI I
MINATORI DEL SUD IMPIEGATI NEI CANTIERI PER LA COSTRUZIONE DELLA LINEA
FERROVIARIA AD ALTA VELOCITÀ SOTTO L'APPENNINO FRA FIRENZE E BOLOGNA.
Si inaugura oggi in Calabria a Pagliarelle
(comune di Petilia Policastro), nella provincia più povera del Bel Paese,
quella di Crotone, un "monumento ai caduti sul lavoro".
Nove le vittime
finora legate alle cantierizzazioni TAV fra Bologna e Firenze (otto lavoratori,
una residente):
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Nel 1998 muoiono due
lavoratori a séguito di un incidente stradale avvenuto in Umbria durante il
rientro (fonte: report dell'Osservatorio Monitoraggio T.A.V. della Regione
Toscana e della Regione Emilia-Romagna);
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il 31 gennaio 2000, nel
tunnel di Vaglia (FI), cantiere del Carlone, muore Pasquale Costanzo, 23 anni,
elettricista di Petilia Policastro (Crotone), alla guida di una jeep finita
contro la parete della galleria, impiegato da due mesi nell'Alta Velocità;
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il 26 giugno 2000 muore
in località Ponte Nuovo a Calenzano (FI) Giorgio Larcianelli, 53 anni, di
Scandicci (FI), camionista, uscito fuori strada sulla provinciale "Barberinese":
trasportava terra per i cantieri dell'Alta Velocità, di ritorno dalle cave del
Mugello;
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il 1 settembre 2000
muore nel cantiere della galleria TAV di Monghidoro (BO) Pietro Giampaolo, 58
anni, operaio originario della provincia di Chieti, investito da un dumper,
utilizzato per il trasporto dello smarino, che procedeva in retromarcia verso
il fronte di scavo;
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il 5 gennaio 2001 muore
nel cantiere TAV FT2 di Sesto Fiorentino (FI) Pasquale Adamo, 55 anni, di
Quarto (NA), sposato e padre di tre figli, stritolato dalla coclea di un
posizionatore all’imbocco della galleria di Monte Morello, a Quinto;
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il 10 aprile 2001 muore
Assuntina Spina, residente in Via Puccini a Sesto Fiorentino (FI), 84 anni,
agganciata da un camion che usciva da uno dei cantieri dell'Alta Velocità
ferroviaria in costruzione fra Firenze e Bologna;
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nel 2001 muore un
lavoratore per un incidente stradale nelle Marche durante il rientro al luogo
di lavoro (fonte: report dell'Osservatorio Monitoraggio T.A.V. della Regione
Toscana e della Regione Emilia-Romagna);
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il 1 febbraio 2003 muore
all'ospedale di Careggi a Firenze, dopo 9 giorni di coma, Giovanni Damiano,
carpentiere di 42 anni, di Montesarchio (BN), sposato, con due figli, investito
da un getto di calcestruzzo il 23 gennaio 2003 nel cantiere del Carlone, Vaglia
(FI).
L'associazione ecologista fiorentina Idra,
invitata a Petilia insieme a Medicina Democratica
dall'"Associazione dei Minatori di Pagliarelle", non è potuta
intervenire alla cerimonia, e ha trasmesso attraverso il suo presidente Girolamo
Dell'Olio ai minatori, all'Amministrazione comunale di Petilia Policastro e
alla Comunità Montana "Alto Crotonese e Marchesato" il messaggio che
segue.
Cari Amici, spettabili Istituzioni,
a marzo dell'anno scorso Vi abbiamo trasmesso un messaggio di saluto e di amicizia in occasione della presentazione dei bozzetti per il "Monumento ai caduti sul lavoro". Oggi quelle miniature si sono trasformate in un monumento concreto, che viene collocato a Pagliarelle, paese-simbolo della comunità di minatori che scavano sotto l'Appennino la linea per i treni ad Alta Velocità fra Firenze e Bologna. Si tratta di un'opera faraonica, un tunnel di oltre 70 km fra due città vicine che farà risparmiare pochi minuti di viaggio a chi potrà permettersi di salire su quei treni fra un numero ancora imprecisato di anni. Un gigantesco salasso di denaro pubblico, con la spesa che è lievitata da 900 a oltre 9.000 miliardi di vecchie lire (ma crescerà ancora). Ai lavoratori invece, come sempre, soltanto le briciole, e tante sofferenze. Le abbiamo conosciute dalla loro viva voce. Stare per lunghi periodi lontani da casa. Lavorare in turni massacranti, in squadre spesso a ranghi ridotti, con soglie di attenzione pericolosamente abbassate. Cambiare orario tutte le settimane, perdere il senso del giorno e della notte, del feriale e del festivo. Essere quotidianamente esposti ai rischi di uno scavo in terreni geologicamente instabili, per realizzare progetti che persino le istituzioni che li hanno approvati hanno definito da anni scadenti e insicuri. Respirare fumi e tossine, affondare nel fango, dormire in baracche-lager fuori dai centri abitati, senza neppure una stanzetta per sé. Considerare il tempo libero quasi un tempo morto, con la tentazione di aggiungere straordinario 'volontario' allo straordinario legalizzato imposto dai contratti di assunzione. Se si ha necessità di protestare, non avere mezzi per farlo. Anche i rappresentanti sindacali, privi degli strumenti più elementari per esprimersi, per comunicare, per mettersi in contatto fra loro: non un telefono, non un fax, non un computer, non una macchina, non un ambiente dedicato. E quando si torna a casa, trovare finalmente gli affetti che tanto mancavano. Ma anche il solito povero Sud, dove manca tutto il resto, dal lavoro alle scuole ai campi sportivi agli ospedali ai treni. Mentre l'oro del denaro pubblico continua a colare solo là dove ha sempre abbondato.
Impossibilitati a raccogliere il gradito invito a
partecipare alla cerimonia di inaugurazione del monumento, desideriamo
tributare oggi attraverso questo messaggio il nostro saluto reverente e
affettuoso a tutti i lavoratori che hanno lasciato in quest'opera la vita, e
alle loro famiglie. Un saluto e un pensiero rivolgiamo anche a quanti hanno
perso - e continuano a perdere - nei cantieri TAV l'integrità fisica e la buona
salute. Purtroppo infatti, dopo anni di lotte delle maestranze che la nostra
associazione ha sostenuto insieme a Medicina Democratica, nessun miglioramento
sostanziale è stato conseguito nelle condizioni di impiego e di vita. Il
contratto è e resta quello col "ciclo continuo". Niente è cambiato
neppure dopo la cerimonia del marzo 2002. Non vorremmo che questo provocasse
anche la perdita della speranza e della fiducia nei valori della giustizia e
della democrazia. Riproponiamo quindi con forza quanto scrivemmo un anno e
mezzo fa. La giornata di oggi consolidi in tutti noi la memoria del
passato, perché chi non ne ha memoria è condannato a ripeterne gli errori. Ma
aiuti anche a reimpostare il futuro. Se il sacrificio di tanti minatori del Sud
ha qualcosa da insegnare, e ha tanto da insegnare, allora il nostro auspicio è
che si cominci subito a metterne in pratica la lezione. Considerateci vicini a
Voi nell’impegno a far sì che questo succeda.