Dopo la lettera aperta indirizzata per Idra tre mesi fa da Andrea Romagnoli al presidente del Consiglio regionale Riccardo Nencini sulle colonne del settimanale del Mugello Il Galletto, si è sviluppato sul periodico un dibattito che ha portato l’associazione a ottenere un incontro, il 12 giugno scorso, col segretario della Presidenza del Consiglio. Idra ha formulato nella circostanza, nel corso di un colloquio lungo e approfondito, osservazioni e proposte alcune delle quali il presidente Riccardo Nencini risulta aver fatto proprie e aver rilanciato in una dichiarazione pubblicata il 3 luglio scorso, dopo l’ultimo episodio di emorragia idrica nella galleria di Marzano.
Al segretario della presidenza del Consiglio Idra aveva sottolineato innanzitutto la rilevanza degli impegni fissati per la Giunta regionale dalla risoluzione votata dal Consiglio il 26 luglio 2000, ma tuttora in buona parte tuttora disattesi.
Quali le indicazioni suggerite dall’associazione fiorentina che il presidente del Consiglio regionale ha dimostrato di voler accogliere?
- In primo luogo, l’esigenza di un coordinamento efficace e costante fra i titolari dei compiti di controllo e di vigilanza sui cantieri della TAV. Già nella risoluzione di due anni fa il Consiglio impegnava la Giunta a "promuovere un coordinamento tra tutti i soggetti preposti ai controlli e alla vigilanza (ARPAT, ASL, Vigili del Fuoco, Enti Locali e Regione) al fine di potenziare i controlli stessi e il monitoraggio sull’andamento dei lavori e sulle condizioni delle popolazioni coinvolte, in particolare in merito a polveri, rumori, fanghi e inquinamento delle acque".
- In secondo luogo, Idra aveva indicato l’opportunità di proporre l’ingresso - in questo nuovo auspicato organismo di coordinamento - della Prefettura di Firenze, un soggetto istituzionale cui la nuova normativa affida in modo stringente il compito di rappresentare il Governo sul piano locale. Il ruolo della Prefettura risulterebbe felicemente funzionale allo scopo di avvicinare alle esigenze locali i Ministeri, in particolare quelli - come il Ministero dell’Ambiente - che non dispongono sul territorio di terminali della propria attività. Una proposta del genere è stata già avanzata da Idra in via informale in un incontro con la Prefettura lo scorso giugno.
- Ancora, il presidente del Consiglio regionale ha mostrato di apprezzare le perplessità espresse dall’associazione Idra in materia di sovrapposizione di ruoli all’interno degli organi di controllo. Riccardo Nencini ha infatti stigmatizzato "l’inattività dell’Osservatorio Ambientale Nazionale probabilmente motivata dalla necessità di non compiere atti per non realizzare una situazione di" conflitto di interessi" in considerazione del doppio incarico rivestito dal suo presidente anche direttore nazionale del servizio di valutazione di impatto ambientale".
- Protocolli di indennizzo uniformi, certi e pubblici, chiede Idra da anni. Il presidente Nencini rivendica che "la Regione deve comunque garantire, anche verificando se esiste il presupposto per un’azione giudiziaria, che il danno ambientale ed i danni riconosciuti ed accertati alle popolazioni nella esecuzione dei lavori siano tempestivamente risarciti da CAVET". Purtroppo non esistono invece né criteri oggettivi (fissati invece per il nodo TAV di Firenze) né un catasto delle trattative in corso e degli esiti cui esse hanno condotto. Idra si domanda se, di fronte a un’opera definita "pubblica", e che certo con soldi totalmente pubblici viene realizzata, sia ragionevole che ogni singolo privato debba vedersela con CAVET senza alcuna tutela legale né pre-legale da parte delle autorità istituzionali.
Idra ringrazia in una recente missiva a lui indirizzata il presidente del Consiglio regionale, ed esprime apprezzamento per il fatto che siano state accolte le proposte dell’associazione. Restano tuttavia disattesi, ricorda l’associazione, altri impegni stabiliti dal Consiglio, non menzionati nel comunicato della presidenza, cui Idra torna a suggerire di porre la massima attenzione.
- La "utilizzazione di tecnologie avanzate e di professionalità adeguate": dopo i disastri idrogeologici accumulati, è assolutamente urgente verificare l’accettabilità delle procedure di scavo e delle tecniche di rivestimento delle gallerie. Risulta a Idra che un’importante consulenza indipendente sarebbe stata accesa a questo fine, ma non sarebbero stati ancora consegnati i risultati di tale approfondimento. E’ sensato continuare a scavare in queste condizioni?
- La Giunta regionale avrebbe dovuto "assumere un ruolo di interlocutore diretto con le comunità locali, mediante l’attivazione di procedure di informazione, trasparenza e comunicazione, ivi compresa la divulgazione dei dati relativi all’andamento dell’opera", e l’ARPAT avrebbe dovuto adempiere a "obblighi di informazione nei confronti della collettività, informazione che deve rispondere ai requisiti di tempestività, rigore scientifico, completezza, facile accessibilità": obiettivi che sembra difficile poter sostenere siano stati pienamente raggiunti.
- A quando risale l’ultima relazione "alle commissioni consiliari competenti sullo stato di avanzamento dei lavori"? La risoluzione del Consiglio prevede che tali relazioni abbiano cadenza trimestrale. Ma siamo a luglio, e secondo i dati forniti dagli uffici del Consiglio l’ultima comunicazione dell’assessore all’Ambiente Tommaso Franci al Consiglio risale al 15 gennaio 2002, mentre l’ultima volta che la VI Commissione (Ambiente) ha ricevuto una comunicazione sulla TAV è stata il 25 ottobre 2001.
Idra aveva segnalato infine alla segreteria della Presidenza l’importanza decisiva delle affermazioni attribuite l’ottobre scorso al presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici e collaudatore della tratta TAV Bologna-Firenze Aurelio Misiti, che avrebbe dichiarato la propria indisponibilità a firmare il collaudo dell’opera, sciaguratamente priva della galleria di soccorso. L’adeguamento agli standard di sicurezza di 60 km di galleria richiederà, secondo Misiti, un ulteriore investimento compreso fra il 30% e il 40% del costo dell’opera (che nel frattempo è arrivato alla somma di almeno 8.150 miliardi di lire, tutte rigorosamente pubbliche). Ma questo "adeguamento" provocherebbe inevitabilmente anche un notevole aggravio del già pesante impatto ambientale e sociale, oltre che un consistente slittamento nei tempi della cantierizzazione e della consegna dell’opera. La Regione può mai ignorare questo dato? Non si tratta forse di una modifica sostanziale alle condizioni di partenza, tale da meritare la richiesta di una riapertura della valutazione degli impatti ambientale, finanziario e sociale?
Idra chiede dunque a Nencini di intervenire anche sugli aspetti finora apparentemente trascurati della risoluzione approvata dal Consiglio. E si appella a lui affinché temi così importanti siano seguiti e perseguiti puntigliosamente attraverso iniziative concrete. L’associazione considera con grande preoccupazione infatti le conseguenze ambientali dell’ultima emorragia idrica a Marzano, e quelle che potranno derivare dalla continuazione dei lavori in un’area definita assai critica dagli esperti. In particolare Idra teme che si stia verificando una sorta di "assuefazione al disastro", tenuto conto della scarsa attenzione che i media nazionali dedicano a un fenomeno – quello del prosciugamento sistematico delle falde dell’Appennino – meritevole invece della massima attenzione non solo a Borgo S. Lorenzo e a Firenze, ma anche a Roma.
Perciò Idra chiede anche a Riccardo Nencini:
- una iniziativa presso i gruppi consiliari, affinché sia promossa subito, a settembre, la convocazione di un Consiglio regionale straordinario sul tema dei danni e delle prospettive dei cantieri TAV e della Variante di valico;
- un appello al Governo nazionale, e in particolare ai Ministri dell’Ambiente Altero Matteoli e delle Infrastrutture Pietro Lunardi, perché si facciano carico in maniera diretta e efficace - confrontandosi con le comunità locali - della prevenzione di ulteriori disastri idrogeologici lungo il corridoio infrastrutturale Firenze-Bologna, dove incombono anche i cantieri della Variante di Valico, della terza corsia A1 e – l’argomento è ufficialmente tabù, ma se ne parla sempre con maggiore insistenza – dell’autostrada aggiuntiva denominata "bretella Barberino-Incisa".