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totale n. 2 pagine (inclusa la presente)
COMUNICATO STAMPA
Firenze, 18.11.'00
"Becchi e bastonati? No, grazie".
Gravi ombre sul destino che attende la "capitale della cultura", alla luce dell'esperienza dei cantieri TAV sull'Appennino.
Dai cittadini fiorentini intervenuti alla tavola rotonda organizzata giovedì 16 novembre da Idra e dal circolo ARCI Il Progresso un secco no a subire le conseguenze imposte alle popolazioni del Mugello dalla cantierizzazione per l'Alta Velocità.
Invitate ma assenti le autorità di governo locale.
"I cittadini si riprendano il diritto di decidere": questa la proposta del presidente del Circolo ARCI Il Progresso Maurizio Gerace.
Forti preoccupazioni e dichiarata indisponibilità a subire passivamente le conseguenze idrogeologiche sulla città del tunnel ferroviario ad Alta velocità sono emerse nella cittadinanza intervenuta alla tavola rotonda organizzata giovedì scorso alle 21 presso il Circolo ARCI Il Progresso dallo stesso Circolo e dall'Associazione di volontariato Idra.
Fra i relatori, i due più qualificati esperti che hanno seguito i cantieri TAV della tratta appenninica come membri dell'Osservatorio Ambientale Locale sull'Alta velocità istituito dalla Comunità Montana del Mugello, il prof. Giuliano RODOLFI, geologo, ordinario di Geografia fisica presso l'Università di Firenze e presidente del Comitato Tecnico-Scientifico dell'Osservatorio, e il prof. Mario FALCIAI, preside della Facoltà di Agraria e ordinario di Idrologia forestale presso l'Università di Firenze.
Sono stati da loro brevemente richiamati i capitoli principali dell'avvilente esperienza del Mugello: inghiottitoi e sprofondamenti anche a ragguardevoli distanze dalla verticale della galleria; drammatica sottrazione permanente di risorse idriche di sorgente, con interi paesi riforniti prima con autobotti, e adesso e in futuro con nuovi acquedotti nei quali acqua assai meno pregiata viene ripompata verso l'alto, e verso i torrenti anch'essi più o meno prosciugati, con enorme consumo di gasolio e nuovi effetti collaterali di inquinamento ambientale.
Da parte sua, l'ing. Paolo LEGGERI, anch'egli relatore alla tavola rotonda, ha riferito i risultati deprimenti della propria esperienza di perito in questa come in altre circostanze di danno prodotto dalla costruzione di infrastrutture ferroviarie (galleria della Direttissima a Bagno a Ripoli, della FIREM a Lastra a Signa, e oggi galleria Firenzuola in Mugello). L'ing. Leggeri ha detto: "Io non so se voi avete un'idea di cosa è un cantiere vicino a una finestra (la galleria che porta alla galleria principale, quella che sarà attraversata dal treno). E' veramente devastante, perché la natura viene stravolta, e i rumori sono una cosa impensabile: ci sono centrali di betonaggio, autobetoniere che vanno avanti e indietro, i dumper che portano lo smarino (il materiale estratto dalle gallerie), i frantoi che tritano questo smarino, le ventoline (i motori che pompano l'aria all'interno della galleria), i compressori. Normalmente un incremento di rumore è ammesso dalla legge quando non è superiore, rispetto al rumore di fondo, di 5 decibel di giorno e 3 decibel di notte. In una galleria queste differenze sono di 38-39 decibel sia di giorno che di notte, perché non c'è differenza". E ha aggiunto: "Sono qui come testimone della mia attività di perito, a volte di parte e a volte del Tribunale. Ebbene, posso dirvi che non esiste un interlocutore con cui parlare, ma si ha a che fare con un balletto di persone e di soggetti. Il cosiddetto testimoniale di stato, poi, ovvero la fotografia ante operam della casa avvicinata o sottopassata dalla galleria, che dovrebbe servire come termine di raffronto, in realtà non serve a niente. E badate che i danni non succedono soltanto alle case che stanno in asse col tracciato della galleria, ma - come per esempio nel Mugello - a case distanti 700-800 metri: vengono fuori le crepe, l'erba diventa marrone, gli alberi si piegano, i pozzi si seccano. I nostri interlocutori garantiscono che pagheranno, che risarciranno il danno in tempi brevi. Poi quando si avvicina il momento del risarcimento spariscono, e non rimane al povero cittadino che adire l'autorità giudiziaria e affrontare spese per l'avvocato e spese per i periti, perché diventa necessario a quel punto dimostrare che i danni subiti sono stati causati dall'opera in costruzione, e non da qualcos'altro ".
A tale proposito la vice-presidente di Idra ha reso noto come non sia stato fin qui possibile all'associazione ottenere da Italferr (la società responsabile della progettazione del tunnel ferroviario sotto Firenze) i risultati delle indagini geognostiche eseguite nel sottosuolo di Firenze fra marzo e luglio 2000, per quanto risulta, da una ditta del nord Italia su incarico della stessa Italferr. La richiesta è stata girata oltre un mese fa a Italferr (tanto al suo rappresentante nell'Osservatorio Ambientale nazionale quanto alla sede fiorentina), dopo una analoga richiesta inoltrata a Idra da una residente sottoattraversata con una lettera aperta pubblicata anche sulle cronache cittadine.
Italferr non ha neppure autorizzato, ha riferito la vice-presidente di Idra, la partecipazione del prof. Giovanni PRANZINI, massimo esperto di idrogeologia del sottosuolo fiorentino e consulente di Italferr per il tunnel TAV, alla tavola rotonda di questa sera, cui era stato invitato in forma scritta dall'associazione. Nessuna risposta formale motivata è pervenuta al riguardo, nonostante un sollecito in questo senso.
Da parte sua l'ing. Paolo LEGGERI ha proposto alle autorità amministrative di governo (assenti, benché invitati, alla tavola rotonda sia il Comune di Firenze sia la Provincia sia la Regione) l'istituzione di una authority o di una commissione che ovvi ai problemi denunciati in materia di accertamento dei danni e di corresponsione dei risarcimenti. Problemi, ha sottolineato, che sono "grossi per le famiglie e per i cittadini che li vivono".
Ha ben sintetizzato il punto di vista dei numerosi intervenuti il presidente del Circolo ARCI Il Progresso Maurizio Gerace: "Visto che ne va della salute e dell'ambiente, io propongo che i cittadini si riprendano il loro diritto di decidere, di dire: no, basta, non si fa".