Associazione di volontariato Idra
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Libia e Val di Susa: democrazia, bombe e forza pubblica.
Idra al ministro Maroni: dopo il referendum, un motivo in più per riflettere: “Il dialogo e l’ascolto si sostituiscano,
in Val di Susa, alla minaccia dei lacrimogeni e dei manganelli”.
“In
questi giorni, un potente messaggio scuote l’Italia, e fa scuola anche
all’estero: quello dei milioni di cittadini che, garantendo il quorum e una
quasi unanimità di consenso ai temi dei referendum, hanno manifestato una forte tensione per la salvaguardia dei
beni ambientali nel Paese. Questo evento sta spingendo tutte le forze
politiche a importanti riflessioni. Vorremmo che altrettanto dimostrassero le
istituzioni-cardine della nazione, e in questo caso il Ministero da Lei
diretto”.
L’associazione
ecologista fiorentina Idra torna a scrivere, questa volta
con una lettera
aperta, al ministro dell’Interno Maroni, prendendo spunto dalle sue più
recenti dichiarazioni sulla nuova rotta
da imprimere alla vicenda-Libia: “Il
governo italiano e quelli europei mettano i soldi per sviluppare la democrazia,
non per le bombe".
Sarebbe singolare, però, osserva Idra,
“che
si operasse per promuovere la democrazia all’estero, e in un Paese che non è mai arrivato a conoscerla nelle forme che ha
assunto nel nostro Occidente, e poi la
si negasse invece nei fatti qui da noi, dopo 66 anni di faticosa costruzione
sotto il segno della Costituzione repubblicana”. L’associazione toscana
torna a chiedere quindi a Maroni “che il dialogo e l’ascolto si sostituiscano, in
Val di Susa, alla minaccia dei lacrimogeni e dei manganelli”.
Dal
ministro dell’Interno Idra si aspetta
però qualcosa di più: “Confidando nella
sensibilità democratica che è doveroso attendersi da un Ministro della
Repubblica, Le chiediamo di promuovere
un atteggiamento diverso in materia di ‘grandi opere’ e ‘grandi infrastrutture’
all’interno della compagine di Governo di cui Ella è membro”, si legge
nella lettera aperta. “Città come quella
da cui scriviamo, Firenze, vivono
anch’esse sotto l’incubo di una
cantierizzazione TAV sotterranea incombente, dalla durata lunga e incerta,
dagli effetti idrogeologici che si temono dirompenti, dagli impatti sanitari,
sociali ed economici sicuramente preoccupanti. Tutto ciò in un regime di
informazione scarsa o nulla, e con prospettive di costi per l’erario
spropositati, grazie a un’architettura finanziaria di fatto eversiva dei
princìpi di buon governo della cosa pubblica. Tutto ciò dopo il caso-scuola
(perdurante e irreversibile nei suoi effetti) del disastro ambientale nella
cantierizzazione TAV dell’Appennino fra Firenze e Bologna, e mentre si consuma
nel capoluogo emiliano – proprio nell’ambito della cantierizzazione TAV - un
ritardo di anni e anni, e un parallelo accumulo di evacuazioni, danni
strutturali, conseguenze sanitarie di massa, desertificazione commerciale e
contenziosi di ogni genere nello stesso centro della città limitrofo allo scavo
di una stazione sotterranea che si vorrebbe imporre, appunto, anche alla città
di Firenze, in un contesto ancor più
delicato!”.
E
chiude, Idra, con un appello a
considerare le legittime aspirazioni di informazione, democrazia e trasparenza
che attraversano il Paese: “Non sono solo Firenze e Bologna che
soffrono. I progetti TAV, nei modi e coi contenuti che i recenti Governi hanno
inteso autorizzare, stanno intaccando la vita e le speranze di molte altre
comunità italiane, che
legittimamente paventano scenari analoghi a quelli consegnati alle cronache
degli ultimi anni. Il nostro auspicio è che questo e i prossimi Governi
imparino ad ascoltare e a valorizzare, piuttosto che a reprimere, la voce e le
esigenze delle popolazioni. A partire da quella più alta, consapevole e
compatta di tutte: la voce della popolazione della Val di Susa!”.
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Foto estratta da http://lavallecheresiste.blogspot.com/