COMITATO TUTELA CONVENTINO

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COMUNICATO STAMPA            Firenze, 16.4.’04

 

 

“NO, GRAZIE” DEL CONVENTINO AL PROGETTO “FORTEMENTE VOLUTO” DAL COMUNE DI FIRENZE: IL COMITATO DI TUTELA DELLO STORICO INSEDIAMENTO ARTIGIANO DI OLTRARNO SI APPELLA AL CONSIGLIO COMUNALE. “È UN PROGETTO-MACEDONIA, UN CAVALLO DI TROIA DAL QUALE CI ASPETTIAMO SOLO BRUTTE SORPRESE. NON LO CONDIVIDIAMO. E NON SI DICA CHE C’È CONSENSO!”.

 

“Questo progetto non ci piace e non ci è mai piaciuto. Non ne abbiamo mai fatto mistero. Altro che “progettazione partecipata”! La scelta di ignorare le proposte di valorizzazione provenienti dagli artigiani e di trasformare il Vecchio Conventino in un luogo polivalente ad alta promiscuità la stiamo subendo e continuiamo a non condividerla”. Questo il punto di vista del Comitato Tutela Conventino (CTC), che da tre anni si batte per un recupero dell’antico centro artigianale dell’Oltrarno all’altezza della sua storia e della sua funzione, e che indirizza insieme all’associazione ecologista Idra un pressante appello ai consiglieri comunali di Firenze: “Chiediamo di intervenire con urgenza, prima che sia troppo tardi, perché venga arrestato il processo di banalizzazione e disintegrazione identitaria del manufatto del Vecchio Conventino, della sua storia e delle attività che vi si compiono, perché venga verificata la legittimità dello slogan “progettazione partecipata” che l’Amministrazione ripetutamente adotta nelle comunicazioni alla città, e perché venga promosso il ripristino di condizioni di democrazia e di trasparenza nelle scelte”.

In una città sempre più povera di autentica cultura artigiana e di residenza, scrivono CTC e Idra, “si vorrebbe far passare questa ennesima operazione di immagine per una “riqualificazione””. E aggiungono: “Noi registriamo piuttosto lo sconforto e l’avvilimento degli artigiani che da anni vivono e manutengono questo manufatto fino a oggi abbandonato al degrado dall’Amministrazione. Il progetto approvato dal Comune innesta infatti nel contesto delicato del Conventino, miracolosamente sopravvissuto alla terziarizzazione della città, un mix di funzioni che soltanto una bella fantasia può considerare compatibili con i ritmi, i tempi e le esigenze di una comunità artigianale. Come possono armonizzarsi con un vero villaggio artigiano di tipo tradizionale delle residenze inserite a forza, un giardino sottratto al villaggio per essere trasformato in verde di quartiere, e altre funzioni sedicenti culturali? Piuttosto che a un progetto, assomiglia a una macedonia dal sapore demagogico, inefficace e pericolosa se davvero si vuol salvare l’artigianato e l’artigianato artistico in questa città”. Non solo. E’ evidente che questa “modernizzazione” del Convento – scrivono Camilla Catarzi e Girolamo Dell’Olio, firmatari dell’appello per le due associazioni di cittadini - porterà un incremento di carico urbanistico nell’area, che sta già facendo i conti con processi di addensamento, in particolare in termini di mobilità”. Al riguardo, si fa notare, durante l’ultimo incontro pubblico sul tema, il 19 novembre 2003, non è risultato disponibile alcun concreto progetto di spazi, né una valutazione di impatto, né un’ipotesi di finanziamento”.

Il Comitato Tutela Conventino e Idra non ci stanno a subire le dichiarazioni pubbliche di chi, nella Giunta, sottolinea “il successo di questa esperienza, coordinata dalla Fondazione Michelucci e fortemente voluta dall'Amministrazione Comunale, che ha portato alla condivisione delle scelte”, come si legge nell’ennesimo comunicato-quasi-fotocopia di Palazzo Vecchio del 7 aprile scorso. Agli artigiani risulta il contrario: “Nonostante tutte le forzature, quelle scelte restano non condivise. Per quanto ci consta – scrivono ai membri del Consiglio comunale -  solo tre occupanti hanno deciso di abbandonare rinunciando al contratto, mentre sei operatori hanno aderito all'offerta sottoscrivendo la scrittura privata sollecitata dall'Amministrazione. Ben diciannove artigiani invece, aderenti al Comitato, hanno rifiutato ogni proposta e si apprestano ad intraprendere una dura battaglia legale e politica per una resistenza ad oltranza”. E commentano: “Questi numeri, da soli, più di ogni proclama, connotano e definiscono il livello di condivisione dell'iniziativa dell'Amministrazione”.

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