Associazione di volontariato Idra
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COMUNICATO STAMPA 15.6.’02
DOPO IL GEYSER APERTOSI ACCANTO ALLE TOMBE ETRUSCHE A QUINTO FIORENTINO, SI PUÒ CONTINUARE A SCAVARE PER L’ALTA VELOCITÀ SENZA PIEZOMETRO?
E SIAMO DAVVERO CERTI CHE LA FALDA NON SIA STATA INQUINATA?
IDRA LO CHIEDE ALL’ARPAT.
Un paio di settimane fa la sorpresa: un geyser si sprigiona dal suolo del giardino dell’ex asilo nido Alice, a pochissima distanza dal monumento più antico di Firenze (la tomba etrusca della Montagnola, VII secolo a.C.), sputando fuori acqua e cemento attraverso un piezometro installato per monitorare le condizioni della falda accanto agli scavi per il tunnel TAV progettato e approvato nel sito archeologico di Quinto Fiorentino. L’associazione di volontariato fiorentina Idra, iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale, ha tentato di ricostruire la scena dell’evento. La vicepresidente Giuliana Bianchi ne ha scritto ieri all’ARPAT.
Dalle diverse ipotesi interpretative del fenomeno, scrive Idra, "appare discendere comunque una sola certezza: il piezometro è stato reso inservibile, in quanto eventualmente intercettato dallo scavo, e sicuramente otturato dalle rimanenze di prodotto all’interno di esso".
Conseguenza logica, secondo Idra, è che "in assenza di piezometro funzionante la falda acquifera in prossimità della tomba etrusca della Montagnola e delle abitazioni lungo il viale F.lli Rosselli non sarebbe sotto controllo".
Quali contromisure ha adottato il CAVET per far fronte alle esigenze del monitoraggio?
"Ci domandiamo se sia saggio che le lavorazioni proseguano in siffatte condizioni, ove verificate", aggiunge Giuliana Bianchi, che chiede all’ARPAT di "valutare se non sia opportuna una interruzione immediata dello scavo della galleria naturale sotto il viale F.lli Rosselli, in modo da non ricreare le condizioni così tristemente note, che in Mugello hanno provocato sprofondamenti di campi e ulteriori vari danni".
In attesa di una risposta, Idra sottolinea la rilevanza di altre circostanze legate al fenomeno del geyser.
Se esiste un’anomalia del sottosuolo che ha potuto trasferire una sostanza utilizzata nelle operazioni per il consolidamento del cavo della galleria, dovrebbe essere accertato di che tipo di anomalia si tratta: se è locale, se è isolata, oppure se è un fenomeno diffuso, e quali problemi può arrecare.
Se i prodotti utilizzati sono molto fluidi e permettono una facile veicolazione nel sottosuolo, d’altronde, dovremmo chiederci come essi impattino sulle acque sotterranee. Un ultimo dubbio, infatti, appare permanere sullo sfondo di tutta questa vicenda: "Siamo certi, scrive Idra, che la falda - raggiunta attraverso il piezometro dalla malta cementizia - non ne sia rimasta inquinata? Sono previsti controlli rigorosi anche su questo fronte da parte dell’ARPAT?".
Insomma: Idra chiede all’ARPAT se questa improvvisa fuoriuscita di malta cementizia in un sito archeologico così delicato non meriti ulteriori interventi delle autorità di controllo e vigilanza.