Associazione di volontariato Idra

iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale

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COMUNICATO STAMPA Firenze, 15.4.'03

CADE UN ALTRO PILASTRO DEL "TEOREMA TAV" PER FIRENZE: L'ALTA VELOCITÀ NON SA DOVE COLLOCARE QUASI 2 MILIONI DI METRI CUBI DI SMARINO.

Sottoattraversamento TAV di Firenze: i pareri dei Comuni, delle Province, della Regione e del Ministero dell'Ambiente preannunciano una cantierizzazione impossibile. L'associazione di volontariato Idra ne informa il presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi: 1.700.000 metri cubi di smarino da estrarre dal sottosuolo della "capitale della cultura" attendono ancora un sito di destinazione. Come si potrebbe firmare in queste condizioni, venerdì prossimo, l'"accordo sulle grandi opere infrastrutturali" col presidente della Regione Toscana Claudio Martini? Idra trasmette anche ai gruppi consiliari regionali e comunali la nota inviata al premier.

Studiando le carte del Ministero dell'Ambiente, della Regione Toscana e dell'ARPAT (Agenzia regionale per la protezione ambientale), l'associazione di volontariato ecologista Idra ha scoperto una nuova gigantesca falla nel progetto TAV per Firenze: gli enti competenti non hanno mai concretamente autorizzato il trasporto da Firenze e lo stoccaggio nella ex miniera di Cavriglia (in provincia di Arezzo) di 1.700.000 metri cubi di terra, che il progetto Italferr prevede di estrarre dalle viscere della città per far posto ai due tunnel del passante ferroviario ad Alta Velocità. Anzi: tutti i pareri ufficiali fin qui collezionati risultano negativi. Ma andiamo per ordine.

Il 3 marzo 1999 si chiudeva la Conferenza di Servizi convocata per approvare il progetto di penetrazione urbana TAV di Firenze. Quell'assenso si reggeva su una gamba sola: la nuova stazione sotterranea e la sistemazione urbanistica all'intorno venivano infatti impietosamente bocciate dal Ministero dei Beni Culturali, con un atto che confermava pareri abbondantemente formalizzati ma snobbati dall'Amministrazione Primicerio. Oggi apprendiamo che anche l'altra gamba del progetto, quella relativa alle condizioni di fattibilità del doppio tunnel fra Campo di Marte e Castello (che sottopassa edifici storici di elevato pregio architettonico, tagliando perpendicolarmente le linee di scorrimento della falda freatica) era e resta ben lontana dal garantire solidità e stabilità. L'intero teorema TAV per Firenze rischia ancora una volta di cadere per quella che appare un'altra macroscopica leggerezza progettuale. Nessun recapito certo, definito e compatibile con l'ambiente è stato infatti individuato per questa vera e propria montagna di terra (più o meno inquinata dai processi di estrazione e lavorazione) in cerca di casa: il suo trasferimento nella ex miniera di lignite di Santa Barbara, nei comuni di Cavriglia e di Figline Valdarno, non ha mai superato lo stadio dell'indicazione virtuale. Tutti gli enti locali interessati, e lo stesso Ministero dell'Ambiente, si sono espressi con pareri negativi circa l'accettabilità del progetto.

Sul progetto di recupero ambientale della miniera di Santa Barbara presentato dalla società ENEL Produzione S.p.A. - che prevede al suo interno "la sistemazione della miniera di S. Donato", il cui cavo "sarà riempito con 1.700.000 metri cubi di materiale proveniente dagli scavi del passante ferroviario di Firenze dell'Alta Velocità" (Delibera Giunta Regionale n. 80 del 29.1.'01) - il nucleo di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) della Regione Toscana si è espresso con un parere negativo (il n. 41 del 16 gennaio 2001), emesso nell'ambito del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale statale e firmato dal presidente arch. Moreno Mugelli (lo stesso che rappresenta la Regione Toscana nell'Osservatorio Ambientale sulla cantierizzazione TAV di Firenze). Ma critiche al progetto di recupero della miniera di Santa Barbara sono provenute anche dai Comuni di Cavriglia e di Figline, dalle Province di Firenze e di Arezzo, dall'Autorità di bacino del fiume Arno, dal Servizio nazionale dighe. Sulla scorta di questi pareri e della propria istruttoria tecnica, il nucleo VIA della Regione scrive fra le altre cose - a proposito dello studio presentato per la sistemazione dello smarino TAV di Firenze a S. Barbara - che esso "non contiene informazioni relative alle aree occupate durante i lavori e alle modalità di eventuale stoccaggio dei materiali".

La Giunta Regionale, visto il parere tecnico negativo espresso dal suo nucleo VIA, e ritenuto di condividere le valutazioni in esso contenute, a voti unanimi delibera nella seduta del 29 gennaio 2001 di "proporre al Ministero dell'Ambiente di valutare la necessità di una radicale modifica del progetto per il recupero ambientale della miniera di S. Barbara nei comuni di Cavriglia e Figline Valdarno" (Delibera Giunta Regionale n. 80 del 29.1.'01, rettificata con successiva Delibera Giunta Regionale n. 116 del 5.2.'01).

Passo successivo, il decreto del Ministero dell'Ambiente in data 22 ottobre 2001: il direttore generale del Servizio VIA esprime parere interlocutorio negativo e "dispone che la procedura di approvazione del progetto ed i conseguenti atti da emanarsi da parte delle amministrazioni competenti restino subordinati alla presentazione della nuova domanda ed alla successiva pronuncia da parte del Ministero dell'ambiente di concerto con il Ministro per i beni culturali e ambientali".

E l'ARPAT? Ci sono qui due notizie interessanti da registrare.

La prima è che nel contributo istruttorio sul progetto per il recupero ambientale di S. Barbara, inviato dal Dipartimento provinciale di Arezzo dell'ARPAT alla Regione il 14 novembre 2000, la documentazione presentata nel progetto ENEL viene stimata carente, e addirittura "si segnala una inesattezza della documentazione ENEL in merito alla previsione di impiego dei "materiali di scavo proveniente dai cantieri dell'Alta Velocità per la variante Firenze-Castello" in quanto, da ciò che a noi risulta, i materiali dovrebbero provenire dai cantieri dell'Alta Velocità relativi al Nodo di Firenze". Per una più corretta valutazione del progetto, l'ARPAT chiede l'acquisizione di ulteriore documentazione di ogni sorta, fra cui:

In secondo luogo, il Dipartimento ARPAT di Arezzo, competente territorialmente sulla ex miniera di Cavriglia, ha attestato formalmente a Idra di non essere stato coinvolto nelle decisioni sul nodo AV di Firenze al tavolo della conferenza conclusa - con tanta apparente superficialità - il 3 marzo '99.

L'associazione ecologista Idra domanda al premier come sia possibile chiudere - a questo punto - la partita del nodo AV di Firenze, se non con un accordo praticamente al buio. A prescindere dalla scelta discutibile e dalla dubbia convenienza economica e trasportistica del progetto TAV di sottoattraversamento del capoluogo toscano (in proposito l'associazione trasmette al premier Silvio Berlusconi anche una copia del Libro bianco sul nodo TAV di Firenze, già consegnato nelle mani del ministro dei Trasporti del centro-sinistra Pier Luigi Bersani in occasione di una sua visita in Regione il 15 febbraio 2001), la mancata definizione di tutti i necessari requisiti del progetto di conferimento dello smarino da Firenze a Cavriglia (i dati forniti dal Ministero dell'Ambiente nel Parere n. 292 sul progetto di penetrazione urbana TAV di Firenze circa i materiali di risulta da portare a discarica sono peraltro alquanto più drammatici: il dato di 1.700.000 metri cubi si riferisce in quel documento agli inerti in entrata, mentre i materiali di risulta da portare a discarica ammonterebbero ad oltre 3.800.000 metri cubi, ai quali andrebbero sommati 145.000 metri cubi provenienti da demolizioni) suggerisce come opportuna la massima cautela nell'approvazione definitiva dell'intervento TAV. Cui non possono restare estranei (come giustamente rileva l'ARPAT di Arezzo) dati, programmi e valutazioni circa gli impatti ambientali e trasportistici del piano di conferimento dello smarino sulla linea ferroviaria storica Firenze-Pontassieve-Figline, e un accurato monitoraggio (che non si improvvisa certo in pochi mesi) delle condizioni ambientali ante-operam per l'intera asta territoriale interessata dal piano, e per il bacino stesso di stoccaggio. Anche sul piano formale, appare necessaria l'apertura di un nuovo procedimento, con una istruttoria ad hoc.

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