Associazione di volontariato Idra
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TAV FUORI CONTROLLO IN MUGELLO?
ADESSO ANCHE SENZA OSSERVATORIO.
SCOTTANTE L’ULTIMA RELAZIONE SEMESTRALE
DELL’OSSERVATORIO LOCALE: HABITAT, RESIDENTI, AGRICOLTORI E ALLEVATORI COLPITI
DA TIPOLOGIE DI DANNO INEDITE.
INTANTO BOLOGNA
DICE BASTA, LA VAL DI SUSA E LA VAL SANGONE
VANNO A STRASBURGO E BRUXELLES
SUGGERISCE PRUDENZA.
È di nuovo un “bollettino di guerra” quello che emerge
dall’ultima relazione semestrale (marzo-agosto 2007) dell’Osservatorio
Ambientale Locale (OAL) sulla cantierizzazione TAV in Mugello. Nell’apparente
crescente disimpegno delle amministrazioni pubbliche chiamate a esercitare
funzioni di tutela, sorveglianza e prevenzione!
Ai danni ambientali del
progetto licenziato nel ’95 dall'Area Infrastrutture della Regione Toscana siamo ormai abituati. Colpisce invece che
agli effetti consolidati e permanenti, sui quali si sviluppa da anni l’azione
giudiziaria nel processo penale in corso presso il tribunale di Firenze, si
aggiunga adesso una casistica di nuovi impatti.
Scopriamo per esempio che
la costruzione di gallerie drenanti non ha fatto perdere al Mugello soltanto le
sue preziose acque di superficie. La TAV ha modificato – e per più di 7
chilometri! – il bilancio idrico di interi bacini imbriferi: allo spartiacque
superficiale naturale di Monte Morello se ne è sostituito uno artificiale,
sotterraneo, creato dalla Galleria di Vaglia che - inclinata verso Sesto
Fiorentino ancora in pieno territorio mugellano (figura 1) - fa defluire verso
l’imbocco Sud, sulla piana di Firenze, le acque che per millenni hanno
alimentato i torrenti del Mugello e il fiume Sieve. Risultato: adesso il
bilancio idrico del Mugello è in deficit anche sul lato Firenze, per altre
decine e decine di litri di acqua al secondo.
Scopriamo ad esempio che
per tenere in funzione le pompe che rilanciano l’acqua di galleria verso
l’alto, nei letti desertificati dei torrenti mugellani, il costo per la sola
energia – limitatamente alla “finestra” di Marzano, a Scarperia - è pari a
circa 20.000 euro al mese. Un onere economico che non dovrebbe sopportare
unicamente la nostra generazione: lo lasceremmo in eredità anche ai nostri
figli, nipoti e pronipoti.... senza considerare lo specifico contributo di
inquinamento che il pompaggio produce. Con quali risultati, poi? La portata
artificialmente immessa nel torrente Cannaticce (figura 2), a monte del Museo
della Civiltà Contadina di Casa d’Erci (Borgo San Lorenzo), si esaurisce circa
200 m a valle per la presenza di fratture in alveo, e resta così a secco
un’area attrezzata dall’elevato valore didattico e sociale...
Nella
relazione dell’OAL si legge di cittadini che segnalano lo stato in cui versa
la viabilità, con abbandono di materiale “avanzato” dai lavori,
restringimento di carreggiata non segnalato, presenza di fango, polveri e
graniglia sulla sede stradale, mancanza di segnaletica orizzontale in galleria:
una situazione dunque non solo di degrado ambientale ma anche di grave
rischio – rileva l’Osservatorio – per il traffico veicolare.
Aziende
agricole, zootecniche e/o agrituristiche lamentano sospensioni improvvise
della fornitura dell’acqua potabile ad uso civile e per le necessità di
centinaia di ovini da latte.
Più
residenti nei Comuni di Scarperia e di Borgo S. Lorenzo registrano – in seguito
ai lavori eseguiti nel 2005 nella Galleria Firenzuola dell’Alta Velocità (la
celebre galleria “ammalorata”, demolita a suon di
mine e poi ricostruita) - danni agli edifici e disagi per il rumore
provocato dalle esplosioni effettuate durante le ore notturne e dal passaggio
di mezzi pesanti, e chiedono garanzie affinché prima e dopo l’entrata in
esercizio della linea ferroviaria TAV siano previsti monitoraggi sugli edifici
in relazione alle eventuali vibrazioni provocate dal passaggio dei convogli
ferroviari (monitoraggi che, aggiungono, dovranno essere effettuati per un
tempo illimitato vista la particolare natura del terreno, che ha appunto
contribuito all’ammaloramento della galleria appena costruita...).
Ma c’è
anche chi già denuncia i danni sulle pavimentazioni e sugli immobili adibiti
a stalla, per l’allevamento di bovini per la produzione di latte ad uso
alimentare, legati alle conseguenze delle attività di armamento della
ferrovia. Siamo qui in presenza di strutture e attività economiche di un
centro aziendale zootecnico nuovo di zecca. Di giorno - e ancor di più di notte
- è udibile chiaramente il passaggio dei treni nella sottostante galleria,
oltre alle vibrazioni del pavimento in cemento armato, osserva il titolare
dell’azienda. Dalla galleria dell’Alta Velocità provengono forti vibrazioni e
rumori, provocando delle crepe agli immobili aziendali. Vibrazioni che
preoccupano anche per il futuro quando la linea ferroviaria sarà in pieno
esercizio ed i treni avranno sicuramente una maggiore velocità e potrebbero
compromettere la stabilità delle strutture aziendali, in particolare le vasche
di raccolta reflui, e danni economici con perdite di produzione dovute allo
stress provocato alle vacche in lattazione, e tempi di interparto allungati.
Questa ed altre circostanze simili sono probabilmente all’origine di quanto
scrive il presidente dell’Osservatorio Locale, prof. Giuliano Rodolfi, alla
Comunità Montane del Mugello e alla Regione Toscana: “Si intende richiamare l’attenzione degli Enti in indirizzo sui problemi
generati dalla mancata applicazione di un qualsiasi tipo di vincolo alla
utilizzazione dei suoli e delle superfici sovrastanti i tracciati delle
gallerie di Vaglia e Firenzuola della nuova ferrovia Alta Velocità”.
Nelle attuali condizioni, infatti, le conseguenze ambientali, economiche sociali
del tunnel TAV non appaiono essere state preventivate da chi avrebbe dovuto
garantire – insieme all’opera - anche i cittadini: importanti prospettive
aziendali sono state investite così su terreni che si rivelano ogni giorno di
più “minati”. Al riguardo, l’Osservatorio segnala alle autorità locali “la necessità di due interventi prioritari”:
predisporre “lungo tutto il tracciato un
monitoraggio pre-esercizio della linea ferroviaria, sia per i rumori che
per le eventuali vibrazioni” e, “con procedura di urgenza e previo
testimoniale di stato sugli immobili delle aziende” interessate, il “monitoraggio delle lesioni alle strutture
murarie in corso di evoluzione, da porsi in relazione col procedere
dell’armamento della linea ferroviaria”.
Disarmante il resoconto dei
controlli semestrali eseguiti per conto dell’Osservatorio: gran parte dei
problemi legai alle segnalazioni e agli esposti indirizzati dall’OAL agli Enti di
riferimento (ritombamento con terreno contenente rifiuti, carenza di
manutenzione stradale, fenomeni erosivi , richieste di risarcimento) sono
rimasti irrisolti. In un verbale dell’OAL del maggio scorso (ma qualcosa del genere avevamo direttamente constatato più di una volta anche tempo addietro), si legge che “la collaborazione con gli Enti Locali del
Mugello, che hanno patrocinato, 10 anni fa, la costituzione dell’OAL stesso,
sta più o meno gradualmente venendo meno. Ne è prova il fatto che le segnalazioni dei cittadini, puntualmente trasmesse,
non vengono riscontrate che sporadicamente; inoltre l’OAL non viene da tempo
invitato ad iniziative (visite ai cantieri, riunioni “tematiche”) alle quali
potrebbe apportare validi contributi di conoscenza. Tutto ciò in contrasto
con il ruolo pubblicamente assegnato all’OAL dall’Assessore Regionale
all’Ambiente nel Convegno di Borgo San Lorenzo il 2 dicembre 2005”!
Nell’ambito
di una causa civile che ha per oggetto l’accertamento delle cause di un
movimento franoso e della scomparsa di una sorgente nei terreni di proprietà di
un’azienda, si è verificato addirittura un caso paradossale: l’OAL ha dovuto
prendere le distanze dai contenuti di una perizia consegnata al giudice dal CTU
(Consulente Tecnico d’Ufficio) nominata per stabilire il sussistere o meno di
eventuali relazioni di causa-effetto con i lavori di scavo effettuati da CAVET
per TAV. Nella perizia si legge che l’Osservatorio non avrebbe mai risposto
a una richiesta di informazioni formulata dal CTU sull’esatta ubicazione della
sorgente. I membri del Comitato Tecnico-Scientifico dell’Osservatorio ritengono
“lesivo della loro dignità morale e
professionale quanto riportato” e ribattono con l’elenco della
documentazione fornita invece al CTU pur in assenza di una richiesta scritta:
quelle contenute nella perizia consegnata dal CTU al giudice a proposito della
sorgente sono dunque, ad avviso dell’OAL, “dichiarazioni
non corrispondenti a verità”, e la perizia stessa ne risulterebbe dunque
viziata.
Il 31 agosto è arrivata intanto a scadenza la struttura
di supporto dell’Osservatorio Ambientale Locale, ma l’incarico a oggi non è
stato riconfermato. Idra chiede da anni un potenziamento e una valorizzazione
dell’Osservatorio, che svolge con competenza e trasparenza un lavoro
delicato e strategico, scandito da sedute mensili del Comitato
Tecnico-Scientifico e supportato da uno sportello al pubblico attivo ed
efficiente. Che senso può avere lasciare in mezzo al guado questa risorsa
preziosa proprio mentre i problemi del Mugello tornano ad aggravarsi, e si
aprono scenari inediti di disagio e di danno economico, sociale e ambientale?
Per giunta l’altro Osservatorio, quello nazionale (di
“serie A”) istituito dal Ministero dell’Ambiente, attende da lunghissimo tempo
di essere rinnovato, dopo che persino l’Accordo Procedimentale per la tratta
TAV Bologna-Firenze è scaduto a giugno del 2006!
“L’Accordo Procedimentale per la tratta TAV Bologna-Firenze, nel cui
ambito è prevista l’istituzione di un Osservatorio Ambientale Nazionale, è
giunto a scadenza lo scorso giugno – scriveva oltre un anno fa, a luglio 2007, il presidente di Idra Girolamo Dell’Olio al ministro
dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio -
senza che l’opera sia stata completata e quando ormai sono trascorsi
dieci anni dalla stipula dell’Atto integrativo tra TAV SpA e FS SpA”.
E riassumeva in undici punti i rilievi critici e le proposte di riforma delle
regole del sistema-Osservatorio. Richiamando innanzitutto l’esigenza di una
struttura organizzativa efficiente e di una diversa composizione: “Un grave impedimento all’autonomia
dell'Osservatorio Ambientale deriva, a nostro avviso, dagli stessi meccanismi decisionali previsti al suo
interno. Se infatti è utile e opportuno che nell’Osservatorio intervengano il
Proponente l’opera (TAV SpA) e l’Alta Sorveglianza (Italferr SpA), altrettanto
inopportuno sembra che le decisioni relative alle attività di un
organo di natura eminentemente pubblica debbano essere assunte con voto
unanime, e conseguente implicito potere di veto da parte dei soggetti
“controllati””. Ugualmente, “sembra
ovvio – aggiungeva Idra - dover esprimere riserve sul cumulo di incarichi e competenze che
talora grava sui componenti o sugli stessi presidenti dell’Osservatorio. Ci si
domanda se persone investite da incarichi pubblici di così alto rilievo e
impegno possano materialmente adempiere a funzioni aggiuntive così importanti
come quelle che derivano dalle competenze dell’Osservatorio (...). Non sembra
in alcun modo apprezzabile, ancora, la scelta di nominare come membri
dell’Osservatorio, cui è demandato il compito di vigilare sulle condizioni di
realizzazione del progetto, delle persone che hanno rivestito un qualche
ruolo nell’iter che ha portato all’approvazione del progetto stesso. Assai più saggio, opportuno e
istituzionalmente corretto sarebbe, a nostro avviso, concludeva Idra, indicare
soggetti in tutto e per tutto “terzi” rispetto all’opera”. Ebbene, non
solo il ministro Pecoraro Scanio non ha mai risposto a Idra: l’Osservatorio – per quanto risulta all’associazione
fiorentina, che invano ne ha chiesto notizia un mese fa al nuovo assessore alla
Tutela ambientale della Regione Toscana – non è stato neppure rinnovato!
Ma sulla TAV, in Italia e non solo, si addensano nubi
sempre più minacciose.
Se nella Bologna di
Sergio Cofferati la popolazione insorge esasperata - con la solidarietà del
Quartiere - dopo 8 anni di rumori, vibrazioni e polveri del cantiere TAV,
minacciata da un assetto definitivo della viabilità destinato a lasciare un
impatto permanente (proprio oggi le 110 famiglie che vivono nei palazzi più
esposti bloccheranno i camion con una barriera umana in Via Corelli, nel
quartiere Savena), a Strasburgo il 25 settembre una folta delegazione
popolare della Val di Susa, della Val Sangone, di Torino e
cintura depositerà almeno 27.000 “lettere di contrarietà”
a “qualsiasi tracciato TAV-TAC” e ad “ogni ipotesi di qualunque nuovo tunnel, sia
ferroviario sia autostradale”, rafforzate dalle
deliberazioni di 31 Consigli comunali e della Comunità Montana, e a
Bruxelles le cose non vanno meglio: la questione del
finanziamento per oltre 40 miliardi di euro, riferiscono le agenzie, “resta senza dubbio la più delicata e non
ancora risolta”,
come si legge nel secondo rapporto sulle reti transeuropee nella parte dedicata
alla Lione-Torino-Budapest; “incertezze
significative” persistono anche sul calendario di realizzazione delle
sezioni Treviglio-Padova e sulle sezioni slovene ad est di Divaccia “per le quali la questione del finanziamento
è ugualmente problematica”; per quanto riguarda nello specifico i
finanziamenti, la decisione di attribuzione dei fondi ai progetti Ten “non sarà nota che alla fine del 2007”.
Si
apre forse uno spazio, dunque, per un uso finalmente più ragionato e oculato
delle risorse - scarse e preziose - di cui ancora dispone il nostro pianeta....
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Figura 1: lo spartiacque
sotterraneo artificiale prodotto dalla Galleria di Vaglia (fonte OAL)
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Figura 2: l’area del
Museo della Civiltà Contadina di Case d’Erci