Associazione di volontariato Idra

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COMUNICATO STAMPA     Firenze, 12.2.'08

 

 

A proposito di tramvie e referendum a Firenze: la riflessione di Idra

 

 

Nessuna campagna pubblicitaria di palazzo potrà nascondere gli effetti distruttivi che la cantierizzazione della prima linea tranviaria sta producendo a Firenze in ogni campo: economico, ambientale e storico-paesaggistico (a dispetto di un centro storico inserito nell’elenco dei siti UNESCO “patrimonio dell’umanità”). Per non parlare del solco sempre più profondo scavato fra cittadini disinformati e amministrazione-bulldozer, che butta giù alberi, ricordi e punti di riferimento urbani e affettivi in cambio di sventramenti dai costi e dai tempi in lievitazione permanente, e rimanda a un futuro lontano e improbabile (come quello promesso dalla ricetta barocca e costosissima tramvia-TAV) soluzioni che sarebbero invece a portata di mano con pochi interventi immediati e economici. L’ambientalismo del fare, lo chiamano! Chissà perché, invece, poco o nulla si fa per rendere efficiente e appetibile il servizio di trasporto collettivo su ferro in superficie!

 

Come mai stazioni e linee ferroviarie come la Leopolda (in pieno centro!) restano chiuse, quando potrebbero assorbire quote importanti di treni? Perché la formazione dei convogli metropolitani deve avvenire solo nel nodo di Firenze, complicandone la vita e la funzionalità, e non invece alle estremità dei percorsi metropolitani? Quanto occorrerà attendere per vedere S. Maria Novella messa in rete con Leopolda, Statuto, Castello, Rifredi, Campo di Marte, le tante altre stazioni esistenti e le fermate metropolitane che sarebbe l’ora di istituire? Cosa impedisce il recupero dei binari dismessi, l’elettrificazione di quelli diesel (come la Faentina), l’aggiunta di raccordi di superficie? Meriteremo mai materiali rotabili decenti, adeguati e sicuri, orari congrui e certi, intermodalità efficienti (e non solo virtuali, come a Castello)?

 

Adesso viene proposto ai cittadini di Firenze un referendum sulle linee 2 e 3 della nuova generazione di tramvie. Ma è noto che nelle società a democrazia delegata i grandi interessi economici e politici trasversali (non dimentichiamo chi beneficia in prima battuta dei profitti che derivano da questa cultura della cantierizzazione) influenzano in maniera determinante le scelte e i comportamenti di voto. All’azione delle lobby si somma il controllo delle conoscenze e l’orientamento delle coscienze assicurati dai mass media, spesso scandalosamente compiacenti e disinformanti. Non crediamo che un referendum possa sottrarsi a questo tipo di condizionamento, né alla strumentalizzazione politica dei suoi risultati, già ampiamente annunciata. Per questo Idra non ha firmato né sostenuto la campagna per la consultazione calendarizzata il prossimo 17 febbraio, che ha goduto del supporto economico e logistico di una parte significativa della classe politica di Palazzo Vecchio. Oggi, quando i media – anche nazionali - presentano il dibattito sulla tramvia di Firenze, protagonisti non sono ancora una volta i cittadini, ma il vecchio teatrino della politica, i referenti di quegli stessi schieramenti che da anni propongono o impongono, alternandosi o succedendo a se stessi, ricette fallimentari sul piano dei trasporti, oltre che su quello della tutela dei beni comuni, dell’ambiente e della salute. Appare ormai strettamente connessa all’eventuale bocciatura referendaria del progetto tramvia a Firenze, ad esempio, l’opzione del cosiddetto “micrometrò” sotterraneo, dipinto come un innocente giocattolo magico privo di impatti ambientali ed effetti collaterali sulla finanza pubblica!

Tutti concordi in realtà, da destra come da sinistra, nel trascurare le soluzioni più razionali, rapide ed economiche. Nessuno che metta in discussione il modello insostenibile della crescita illimitata: ad essere in conflitto appaiono soltanto alcune varianti della stessa filosofia di fondo e magari, qua e là, cordate economiche concorrenti. Firenze ha invece bisogno urgente di una inversione netta di tendenza, di una vera e propria decrescita dei tassi di cemento, asfalto e urbanizzazione violenta a cui è stata sottoposta negli ultimi anni. Da quando le amministrazioni che governano la città sono state prese da questa febbre di cantiere permanente, sono tempi duri infatti non solo per i monumenti, l’identità storica e la memoria (nel silenzio o con l’avallo esplicito degli organi di tutela dei beni culturali), ma anche per gli esseri viventi: in particolare i bambini, i ragazzi, le donne, gli anziani, i disabili. E’ diventato proibitivo camminare, è ormai impossibile passeggiare. Senza che ce ne accorgiamo, ci stiamo abituando a un paesaggio squallido fatto di percorsi obbligati che cambiano da un mese all’altro, disegnato da barriere e transenne. Stiamo subendo una mutazione antropologica strisciante?

 

 

Porta al Prato, Cantiere linea 1 della tramvia, gennaio 2008

 

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