Associazione di volontariato Idra
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ALTA VELOCITÀ A FIRENZE. Non è uno scherzo lo
“scavalco” di Castello: almeno 3 anni e 5 mesi di lavori nel quadrante più
delicato della città, il Nord Ovest. Inerti in entrata e smarino in uscita,
tutto rigorosamente su gomma. Il sindaco non risponde a Idra, che
deposita le proprie osservazioni presso i Ministeri e la Regione.
Nella
stagione della “democrazia partecipata”, prezioso gargarismo pre-elettorale, è
passato ancora una volta sotto silenzio un progetto non leggero, non breve, non
indolore: lo “scavalco” di Castello per rifornire Santa Maria Novella di
treni TAV per tutta la fase (sarà lunga, a giudicare dai segnali) in cui i
due tunnel per i supertreni sotto Firenze non saranno arrivati a collegarsi con
il traforo TAV di Monte Morello. Un impegno temporale di tre anni e cinque
mesi in un quadrante strategico della città - il Nord Ovest - sede delle
trasformazioni urbanistiche più significative in corso negli anni presenti e in
progetto per quelli a venire. Un pesante impatto ambientale: “tutti i
materiali verranno approvvigionati al cantiere mediante trasporto su strada;
tutti i materiali di risulta verranno movimentati mediante autocarri” (così
recita testualmente il progetto). Una clamorosa contraddizione con gli
impegni solenni assunti nel marzo del ’99 nella conferenza di servizi sul nodo
ferroviario di Firenze, che prevedeva la movimentazione esclusivamente su
ferro dei materiali in entrata e in uscita dai cantieri. Impegni che hanno
costituito per anni motivo di vanto per le amministrazioni locali dopo lo
smacco del Mugello, dove la ferrovia Faentina era stata promessa allo stesso
scopo, e non un solo metro cubo di sabbia o di smarino è mai transitato su quei
binari dall’inizio dei cantieri nel ’96 a oggi! A Firenze la storia si ripete,
addirittura già in fase di progetto!
Idra ha
depositato le proprie osservazioni presso i Ministeri dell’Ambiente e dei Beni
Culturali, e presso la Regione Toscana, prima dello scadere dei risicati
termini di legge. Ma quanti cittadini hanno effettivamente saputo di questo
progetto? Quanti sono stati in grado di scrivere le proprie osservazioni
nei 30 giorni decorsi dalla pubblicazione? Idra aveva
scritto al primo cittadino di Firenze Leonardo Domenici, il 13 aprile
scorso, chiedendogli di investire in trasparenza, di garantire informazione e
assistenza tecnica ai concittadini, di proporre una proroga dei termini di
consegna delle istanze, dei pareri e delle osservazioni. Nessuna risposta,
neppure questa volta, dal sindaco candidato sindaco.
Dopo aver
rilevato che “lo Studio propone soluzioni caratterizzate comunque da un
pesante impatto ambientale, contraddittorie e divergenti rispetto ai capisaldi
delle condizioni proposte dallo Studio di Impatto Ambientale per la
penetrazione AV di Firenze approvate in Conferenza di servizi il 3.3.’99”, Idra
aggiunge - nelle sue osservazioni sullo scavalco di Castello trasmesse ai
Ministeri e alla Regione - che “la genericità di parecchie delle
indicazioni offerte dallo Studio di Impatto Ambientale” (in materia di
traffico, inquinamento atmosferico, polverosità, impatti sulla falda acquifera,
inquinamento acustico e vibrazioni) “sembra confliggere con le esigenze di
dettaglio progettuale poste dalla più recente normativa, nazionale ed europea,
in materia di Valutazione di Impatto Ambientale”. L’associazione ecologista
indipendente fiorentina teme le conseguenze che la generalizzazione di questo
approccio potrà avere sulla tutela dell’ambiente e della salute di decine di
migliaia di cittadini coinvolti a vario titolo dalla cantierizzazione,
“considerata la mole e l’impatto eccezionali dell’intervento della penetrazione
AV in un ambiente delicato, fragile e prezioso al mondo, quale la città di
Firenze”. Idra dichiara di ritenere che “lo Studio debba
essere dunque riformulato, approfondito, integrato e modificato in tutte
quelle parti che non offrono elementi di conoscenza, analisi e indicazioni
sufficienti a verificare gli effettivi impatti ambientali. Appare infatti
evidente che uno Studio accettabile in sede europea debba fornire garanzie
documentate di compatibilità con le caratteristiche del tessuto storico,
urbanistico e sociale della città di Firenze e della sua conurbazione, e
assicurare la tutela (piuttosto che l’aggravamento) delle già precarie
condizioni di salute dell’ambiente e di benessere psico-fisico della
popolazione interessati dagli impatti dell’opera”.