Associazione di volontariato Idra
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Firenze, 11.4.2000
AGLI ORGANI DI INFORMAZIONE
"Perché non è mai stato realizzato,
quattro anni dopo essere stato deciso,
l'Osservatorio sociale sulla TAV?"
Lo chiede Idra in una lettera indirizzata ai sindaci di Sesto Fiorentino, del Mugello e dell'Alto Mugello, al presidente della Comunità Montana, ai presidenti della Provincia di Firenze e della Regione Toscana. Tutti inadempienti?
Mentre i lavoratori dei cantieri CAVET protestano per le durissime condizioni di impiego nel tunnel TAV fra Bologna e Firenze, dove il 31 gennaio ha trovato la morte un loro compagno di 22 anni, Idra verifica un altro impegno disatteso dagli Enti che hanno approvato - il 28 luglio del '95 - il progetto TAV.
Consta di 30 pagine, e porta le firme di Vannino Chiti, di Giuseppe Notaro e dei sindaci (o loro rappresentanti) di Sesto Fiorentino, Borgo San Lorenzo, Firenzuola, Scarperia, San Piero a Sieve e Vaglia il "Protocollo di intesa" sottoscritto il 21 dicembre 1995 "per l'individuazione di politiche di intervento nell'area e nei Comuni interessati dal quadruplicamento veloce della linea ferroviaria Firenze-Bologna".
Le parti firmatarie "ritengono che il quadro strategico di riferimento entro il quale collocare il presente protocollo d'intesa debba essere costituito dai seguenti elementi:
Stendiamo pure un pietosissimo velo sui primi due obiettivi: gli effetti devastanti della cantierizzazione TAV e lo smacco annunciato della Faentina parlano da soli.
Risulta tuttavia che uno degli strumenti ritenuti necessari per raggiungere quegli "obiettivi strategici", il cosiddetto Osservatorio sociale, manca clamorosamente all'appello. E sono passati più di 4 anni!
All'Osservatorio sociale il Protocollo d'intesa del '95 prevedeva che partecipassero "oltre ai funzionari degli Enti firmatari e dell'USL, aventi una specifica professionalità, rappresentanti dell'associazionismo, del volontariato, nonché le parti sociali". E invece l'impegno ad "individuare e sviluppare studi e iniziative, finalizzati ad una corretta ed efficace integrazione socio-culturale dei lavoratori esterni che si insedieranno nell'area" è rimasto una promessa di carta.
Ancora una volta la società civile è stata tenuta fuori dalla porta.
I lavoratori di Firenzuola scesi in sciopero l'anno scorso, così come quelli di San Piero a Sieve, al cui fianco scendono le compagne rimaste sole a centinaia di chilometri di distanza, continuano ad essere sostanzialmente soli.