Associazione di volontariato Idra
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COMUNICATO STAMPA Firenze, 11.11.’05
DISASTRO TAV IN MUGELLO: IL VOLUME DI ACQUE FUORIUSCITE DALLA FALDA È
TRIPLICATO!
L’AGENZIA TOSCANA PER LA PROTEZIONE
AMBIENTALE IPOTIZZA: SI STANNO
INTACCANDO RISERVE IDRICHE PROFONDE?
MENTRE LA POPOLAZIONE PIEMONTESE
CERCA DI SALVARE LA VAL DI SUSA, L’ALTA
VELOCITÀ IN MUGELLO SI PRESENTA SEMPRE PIÙ COME UN CASO-SCUOLA DI SCEMPIO
AMBIENTALE.
Da quando è stato istruito il processo penale che si
celebra da parecchi mesi nell’aula bunker del Tribunale di Firenze a carico dei
responsabili della cantierizzazione della controversa tratta ferroviaria ad
Alta Velocità sotto l’Appennino fra Bologna e Firenze, il volume di risorse idriche sottratte alla falda è pressoché
triplicato.
Risultano rinviati a giudizio presso
il Tribunale di Firenze esponenti di un consorzio – il CAVET - che raggruppa
imprese fra le più quotate del nostro Paese (Impregilo S.p.A., CMC-Cooperativa
Muratori e Cementisti, FIAT Engineering S.p.A., CRPL-Consorzio Ravennate di
Produzione e Lavoro). Si tratta del consorzio al quale il general contractor
FIAT ha affidato la progettazione e l’esecuzione dei lavori per la costruzione
della tratta ferroviaria ad Alta Velocità fra Bologna e Firenze (una galleria
ciclopica monotubo - nella quale dunque i supertreni sono destinati a
incrociarsi nello stesso ambiente -, e tuttavia priva per 60 km del tunnel
parallelo di sicurezza!).
“Per aver drenato e
disperso dall’inizio dei lavori la somma complessiva di non meno di 44.933
milioni di metri cubi di acqua nel territorio della Comunità Montana del
Mugello”: questo uno dei primi capi
di imputazione a carico dei costruttori della linea TAV. Ebbene, secondo gli ultimi dati forniti dal prof.
Giuliano Rodolfi, ordinario di Geomorfologia all’Università di Firenze,
presidente dell’Osservatorio Ambientale Locale sulla TAV, invitato permanente
all’Osservatorio Ambientale Nazionale e consulente della Regione Toscana per
l’”Addendum” (l’Accordo procedimentale integrativo che, dopo la tempesta
idrogeologica, ha dotato di un fondo aggiuntivo - interamente pubblico – gli
interventi di mitigazione a posteriori
dei danni ambientali provocati dalla cantierizzazione TAV), il volume di acqua fuoriuscito in questi
anni dalle gallerie ha raggiunto ormai i 115 milioni di metri cubi (115
miliardi di litri), anche in ambienti individuati come Siti di Importanza
Comunitaria per effetto della Direttiva europea Habitat : quasi tre volte il volume contestato al momento
dell’apertura del procedimento penale a carico di CAVET.
Ma c’è di peggio. Mentre le gallerie continuano a perdere ancora oggi oltre 500 litri
d’acqua al secondo, si verificano ormai da anni in superficie circostanze
particolarmente preoccupanti. Dopo la scomparsa di decine di pozzi e sorgenti,
e la morte fisica e biologica di preziosi torrenti appenninici, da qualche
tempo in alcune aree non si rileva
un’evidenza di impatti in superficie corrispondenti all’entità delle perdite in
galleria. E’ il caso del territorio attraversato dalla galleria più critica, quella di Firenzuola. Una circostanza che ha
indotto l’Agenzia Toscana per la Protezione Ambientale a ipotizzare che si stiano intaccando riserve profonde,
acque “di lunga circolazione”. La prima tranche di uno studio condotto a
quattro mani da ARPAT e CNR di Pisa (intitolato “Linea ferroviaria Alta
Velocità Bologna-Firenze, Galleria Firenzuola - Progetto di caratterizzazione
geochimico-isotopica delle acque sotterranee del sistema idrogeologico di
Marzano-Osteto”) ha permesso di mappare questo scenario supplementare di scempio ambientale (vedi cartografie
allegate 1 e 2). “La porzione intermedia
della galleria, dominata dal contributo di acque di lunga circolazione
sotterranea, corrisponde in superficie ad un settore non interessato da impatti
significativi; questa evidenza è indicativa della mancanza di una connessione diretta ed efficace tra le principali fasce
fratturate riscontrate sul terreno ed i livelli di circolazione più profonda
intercettati dalla galleria”, scrivono nelle conclusioni ARPAT e CNR. Idra auspica che all’ARPAT e al CNR
vengano rinnovati gli stanziamenti necessari alla prosecuzione dell’indagine,
perché sia possibile prendere coscienza
– anche al fine di prevenire danni in altri territori interessati da analoghi
progetti faraonici, come la Val di Susa – degli enormi impatti ambientali
raggiunti e le conseguenze che è legittimo attendersi.
ARPAT
- Agenzia Regionale per la Protezione
Ambientale della Toscana, Area VIA/VAS-GIM
CNR
- Consiglio Nazionale delle Ricerche
Area
della Ricerca di Pisa, Istituto di Geoscienze e Georisorse
LINEA
FERROVIARIA ALTA VELOCITÀ BOLOGNA-FIRENZE, GALLERIA FIRENZUOLA
PROGETTO DI
CARATTERIZZAZIONE GEOCHIMICO-ISOTOPICA
DELLE ACQUE SOTTERRANEE DEL SISTEMA IDROGEOLOGICO DI
MARZANO-OSTETO
REPORT FINALE
[...]
La parte toscana della tratta
Bologna-Firenze (fig. 1) si sviluppa per
circa 50 Km, e conta 6 gallerie di linea (di cui tre con lunghezza superiore ai
15 Km), oltre a 14 Km di gallerie di servizio, le cosiddette “finestre”, ed
attraversa un territorio ad un tempo geologicamente difficile e ad alta
sensibilità ambientale quale è la Catena Appenninica, caratterizzata qui da
rilievi montuosi relativamente acclivi, con quote massime intorno ai 1000/1100
metri s.l.m..
La realizzazione in sotterraneo del
tracciato per quasi il 90% del suo sviluppo, trova le sue ragioni, sia nelle
morfologia del rilievo appenninico, sia in una scelta di tipo tecnico-politico
volta a limitare gli impatti paesaggistico ed acustico in una zona di pregio
ambientale quale è la valle del Mugello, situata circa 30 km a NE di Firenze,
ed attraversata longitudinalmente, per tutta la sua estensione, dal tracciato
prescelto in fase di VIA. Tale scelta ha
comportato, di contro, il manifestarsi di impatti sulla risorsa idrica
superficiale e sotterranea.
Il presente studio è stato commissionato
dalla Regione Toscana ad ARPAT (Ente attuatore) nell’ambito dell’attuazione del
Primo programma d’interventi, previsto dall’Addendum (2002) all’Accordo
Procedimentale (1995), siglato a Roma nel Luglio del 1995, contestualmente alla
Conferenza dei Servizi tenutasi a seguito della chiusura della procedura di
VIA.
Con esso si è cercato di fornire nuovi elementi
a supporto degli approfondimenti geologici, geostrutturali ed idrogeologici
eseguiti in corso d’opera per definire i meccanismi che sono stati alla base
del manifestarsi degli impatti sopra
citati, in gran parte non previsti, per localizzazione ed entità, nello SIA e
nel PE, attraverso l’utilizzo di un approccio di tipo
geochiomico-isotopico. I risultati ottenuti, seppur da considerare non
conclusivi, ma esito di una prima fase di approfondimento, hanno consentito di
formulare ipotesi, sia sui circuiti di alimentazione dei punti d’acqua
impattati, sia sui tempi di ricarica di detti circuiti, portando così un
ulteriore contributo alla comprensione della natura delle venute idriche
manifestatisi nella galleria Firenzuola durante le operazioni di scavo nell’area
Marzano-Osteto.
Fra le note problematiche idrogeologiche
venutesi a creare nell’ambito della costruzione del quadruplicamento
ferroviario veloce Bologna-Firenze, lo
scavo della galleria Firenzuola è risultato senz’altro il principale fattore di
criticità e d’interferenza sul sistema idrogeologico della porzione
nord-orientale del Mugello. In particolare, tre sono i cantieri che, in
ordine di successione temporale, hanno fatto registrare i principali impatti
sulla risorsa idrica:
· il T13 Rovigo;
·
il T12
Osteto;
·
il T11
Marzano,
Gli scavi della galleria di linea e delle
relative finestre di servizio hanno avuto documentate ripercussioni sui regimi
delle sorgenti e dei corsi d’acqua, nonché sulla produttività di alcuni pozzi
in un’area, che possiamo sinteticamente indicare come “Marzano-Osteto”.
Tale zona è posta a cavallo dello
spartiacque appenninico, ed è delimitabile indicativamente, a Sud dalla
località Marzano, sul versante idrografico della Sieve, e a Nord dalle località
di Osteto e Moscheta, sul versante idrografico del Santerno. Ad Ovest la zona
trova un suo possibile limite
d’interferenza nel tracciato della S.S. del Giogo di Scarperia, mentre ad Est
non è stato ancora univocamente tracciato e si può attualmente assumere, con
buona approssimazione, immediatamente oltre il Torrente Ensa.
Gli studi idrogeologici prodotti in sede di
SIA e di progettazione esecutiva della tratta appenninica AV, all’atto pratico,
hanno evidenziato la necessità di
sostanziali integrazioni ed approfondimenti per la effettiva caratterizzazione
delle problematiche idrogeologiche. Il Consorzio costruttore (CAVET) ha dovuto,
via via, aggiornare e migliorare tali studi anche sulla base delle richieste
pervenute dall’Osservatorio Ambientale appositamente costituito per la verifica
dell’ “inserimento ambientale” dell’opera in corso di realizzazione, sulla base
di quanto contenuto nell’Accordo Procedimentale siglato nel Luglio del 1995.
L’integrazione degli studi idrogeologici ha visto l’applicazione di diverse
metodologie di lavoro che hanno consentito di affinare, in primo luogo, la
comprensione dei principali flussi e dinamiche
idrogeologiche dell’area, influenzate dagli elementi geostrutturali molto più
di quanto previsto negli studi preliminari alla realizzazione dell’opera,
e, successivamente, di iniziare a comprendere le connessioni fra galleria e
punti d’acqua superficiali (pozzi, sorgenti, corsi d’acqua).
Tuttavia,
tali approfondimenti lasciavano ancora aperte alcune problematiche relative
alle interconnessioni fra punti d’acqua superficiali e venute in galleria, in particolare per la galleria Firenzuola:
nel tratto di galleria scavato dal cantiere Rovigo T13 verso Sud, sono state riscontrate venute d’acqua consistenti, con portate per lungo tempo nell’ordine di 200l/s, con impatti evidenti in superficie solo sulle modeste sorgenti Veccione 1 e 3 e sulla “storica” sorgente Badia di Moscheta, caratterizzata da portata significativa. E' stata, inoltre, verificata una perdita di portata del torrente Veccione, fra monte e valle della "Valle dell'inferno", valutabile in almeno 10 l/s.
nel cantiere Osteto T12, sia durante lo scavo della finestra che durante lo scavo della galleria di linea, si sono avute venute concentrate fino a 250 l/s. Ancora oggi manca, però, evidenza di corrispondenti impatti in superficie, eccezion fatta per una piccola sorgente ed una limitata perdita di portata in un tratto del Torrente Veccione.
situazione analoga si è verificata anche presso il tratto di galleria in scavo dal cantiere Marzano T11 verso Nord: successivamente alle venute ed ai correlati impatti registrati su diversi punti d’acqua fra il marzo 2000 ed il giugno 2001, a partire dalla fine del giugno 2002, con l’ulteriore avanzare dello scavo, sono state riscontrate nuove venute d’acqua con portate complessive di circa 400 l/s, delle quali solo una parte ha causato ulteriori evidenti interferenze con il sistema idrogeologico più superficiale.
Come già ricordato, gli approfondimenti
operati prevalentemente attraverso gli strumenti classici dell’indagine
geologica, geologico-strutturale ed idrogeologica, hanno consentito di
acquisire fondamentali conoscenze per la caratterizzazione dei meccanismi
d’interferenza operati dallo scavo della galleria. Però, questi si sono
dimostrati non sufficienti a fornire
informazioni complete riguardo l’alimentazione complessiva del sistema
idrogeologico della dorsale appenninica mugellana, e, quindi, a dare
indicazioni sugli impatti a medio e lungo termine, oltreché sulla diversa
risposta, in fatto di impatti sul sistema idrogeologico più superficiale, alle
consistenti venute in galleria.
Lo stato attuale delle conoscenze ha
suggerito, perciò, la necessità di
approfondire ulteriormente il livello di definizione del sistema idrogeologico
indagato, attraverso il ricorso a metodologie diverse da quelle finora
impiegate, specificatamente calibrate per un’interpretazione quantitativa dei
problemi idrogeologici, e quindi in grado di fornire elementi aggiuntivi, utili
alla definizione di un modello più completo del sistema idrogeologico di questo
tratto della dorsale appenninica mugellana e del suo meccanismo di
alimentazione. Una vasta letteratura internazionale attesta che l’approccio
geochimico-isotopico rappresenta oggi uno degli strumenti più efficaci per
affrontare le problematiche precedentemente illustrate.
La possibilità di applicare queste
metodologie si è concretizzata con i più recenti sviluppi degli accordi
istituzionali riguardanti la Tratta Appenninica del TAV. Difatti nel 1995, a
seguito della conclusione della Conferenza dei Servizi che ha dato l’avvio alla
realizzazione dell’opera, fu firmato un “Accordo Procedimentale” fra i
Ministeri coinvolti, leRegioni, TAV e Italferr, che prevedeva una serie di
norme e prescrizioni per il monitoraggio e l’inserimento ambientale dell’opera
stessa, la cui verifica era demandata all’Osservatorio Ambientale appositamente
istituito. Successivamente è stata verificata la necessità di integrare i contenuti
dell’Accordo Procedimentale, in particolare per quanto riguarda gli interventi
di analisi, mitigazione e tutela ambientale. Pertanto, nel 2002 è stato siglato
il cosiddetto “Addendum” che ha modificato e soprattutto integrato l’originario
Accordo Procedimentale. Nell’ambito di tale atto, alcuni interventi sono stati
individuati di competenza della Regione Toscana, che ha, quindi, dato l’avvio
al “Primo programma di interventi”.
Questa Agenzia, sulla base dell’esperienza maturata
come Supporto Tecnico dell’Osservatorio Ambientale della Tratta Appenninica
della TAV e per le finalità sopra esposte, ha proposto, nell’ambito degli
interventi previsti dal ricordato “Addendum”, la realizzazione del presente
“Progetto di caratterizzazione geochimico-isotopica delle acque sotterranee del
sistema idrogeologico di Marzano-Osteto”, attivando una collaborazione
qualificata con esperti di settore dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del
CNR di Pisa in un rapporto di collaborazione diretta e di supervisione
tecnico-scientifica. Il rapporto di collaborazione tra ARPAT ed Area della
Ricerca di Pisa del CNR si è concretizzato tramite stipula di una convenzione
sottoscritta dai rispettivi Direttori.
Il progetto ha visto la partecipazione del
personale sotto riportato.
·
CNR -
Consiglio Nazionale delle Ricerche, Area della Ricerca di Pisa, Istituto di
Geoscienze e Georisorse:
-
Dott.
Costanzo Panichi (coordinatore);
-
Dott.
Fabrizio Gherardi (raccolta, elaborazione e valutazione dei dati isotopici,
analisi incrociata con i dati idrogelogici)
-
Laboratorio
del CNR (analisi isotopiche)
·
ARPAT -
Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana:
-
Dott. Stefano
Rossi (coordinatore);
-
Dott. Luca
Ranfagni (implementazione e gestione database e GIS, prelievo campioni, analisi
geologica e idrogeologica dell'area, analisi incrociata con i dati chimici ed
isotopici)
-
Dott.
Fabrizio Franceschini (implementazione del progetto)
-
P.I.
Donatello Montanari (prelievo campioni, analisi di laboratorio)
-
Laboratorio
Chimico Dipartimento ARPAT di Firenze (Responsabile Dott.ssa S. Bucci, esperti
di settore Dott.ssa E. Pezzatini, Dott.
F. Mantelli): analisi chimiche
-
Dott.ssa
Mariacarmela Andò (stagista) elaborazione dati prima fase, inquadramento
geologico-idrogeologico dell'area
-
Personale
Area VIA/VAS-GIM: supporto ai campionamenti, supporto amministrativo.
Le attività di campionamento si sono svolte
nei tempi previsti dal cronoprogramma (v.oltre). Le attività di analisi e
redazione del report finale sono invece slittate nel tempo. Da un lato, ciò è
dovuto ad una maggiore complessità di alcune analisi rispetto a quanto
inizialmente previsto: nello sviluppo del progetto si è, infatti, rilevata la
necessità di ricorrere ad un maggior numero di analisi di Tritio, che hanno
richiesto tempi più lunghi di quelle di Deuterio. Dall’altro lato, la
valutazione ed analisi dei dati analitici, da incrociare con tutte le pregresse
conoscenze geologico-idrogeologiche, si è rivelata più complessa di quanto
inizialmente preventivato.
[...]
|
Figura
1, ARPAT, CNR, PROGETTO DI CARATTERIZZAZIONE GEOCHIMICO-ISOTOPICA DELLE ACQUE
SOTTERRANEE DEL SISTEMA IDROGEOLOGICO DI MARZANO-OSTETO (agosto 2005) , Schema
geologico
|
Figura 2, ARPAT, CNR, PROGETTO DI CARATTERIZZAZIONE
GEOCHIMICO-ISOTOPICA DELLE ACQUE SOTTERRANEE DEL SISTEMA IDROGEOLOGICO DI
MARZANO-OSTETO (agosto 2005), Risultati chimici ed isotopici