Associazione di volontariato Idra

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totale n. 2 pagine

Firenze, 10.4.2000

AGLI ORGANI DI INFORMAZIONE

"Se non vedremo entro Pasqua il radicale cambiamento della situazione, lo grideremo sui tetti a tutti, senza paura".

Così hanno scritto agli arcivescovi di Firenze, di Bologna e di Crotone le donne del Sud che lottano per i mariti stressati nei cantieri TAV.

Adesso anche Idra scrive a Ciampi, agli arcivescovi, ai sindaci di San Piero a Sieve e Vaglia e a CAVET per sollecitare una risposta.

Che risultati ha ottenuto l'appello (testo integrale sui siti internet di Idra, nella rubrica documenti) indirizzato agli arcivescovi di Bologna, di Firenze e di Crotone dalle mogli dei lavoratori della TAV, impegnati a San Piero a Sieve nella costruzione del lunghissimo tunnel per la linea ferroviaria ad Alta Velocità Bologna-Firenze? E' quanto si chiede l'associazione Idra, atteso che nessuna risposta sarebbe arrivata alla pressante richiesta di aiuto inviata dalle donne del Sud a metà marzo.

E' forse un altro tassello di quella "strategia del silenzio" che avvolge l'opera più costosa del secolo, l'Alta Velocità ferroviaria, partita con la promessa di finanziamenti privati e sostenuta nei fatti dall'indebitamento pubblico?

Idra ha deciso di dare un segno concreto di solidarietà attiva nei confronti di coloro che soffrono in prima persona, sulla propria pelle, le conseguenze di uno sviluppo distorto che paracaduta migliaia di miliardi pubblici su opere socialmente inutili e ambientalmente devastanti al Centro-nord e lascia in preda al sottosviluppo il Sud, ponendo le maestranze in condizione di dover emigrare a centinaia di chilometri di distanza dalle famiglie, e accettare condizioni di lavoro che pensavamo superate.

L'associazione di volontariato fiorentina scrive quindi agli stessi destinatari della lettera delle mogli dei lavoratori (Presidente della Repubblica, arcivescovi di Bologna, Firenze e Crotone, sindaci di S. Piero a Sieve e di Vaglia, CAVET) per sollecitare una risposta urgente - entro la prossima Pasqua - al loro drammatico appello.

Idra aggiunge nella sua lettera alcuni dati di fonte istituzionale che documentano le condizioni di difficoltà nelle quali i lavoratori sono costretti ad operare anche sotto il profilo della sicurezza, menzionando:

Il 23 luglio 1998 il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Firenze ha bocciato senza mezzi termini il modo in cui si sta costruendo la tratta ferroviaria ad Alta Velocità Bologna Firenze. A proposito della configurazione del progetto in cantiere, scrive il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Firenze nel Parere emesso per la Conferenza di servizi della connessione col nodo di Firenze (denominata "Variante di Firenze Castello"), "si nutrono seri dubbi sulla rapidità ed efficacia dei mezzi di soccorso".

Nella costruzione del tunnel fra Firenze e Bologna, secondo il Comando, è stata adottata la tipologia costruttiva denominata "galleria monotubo a doppio binario" con finestre intermedie poste a distanza reciproca di 6-7 km. "Nel caso di gallerie con finestre intermedie - si legge nel parere del Comando fiorentino - non è possibile avvicinare i mezzi di soccorso, inviati in appoggio al mezzo intermodale, in zone prossime all'incidente. Tali mezzi infatti potranno raggiungere il punto di innesto delle finestre con la galleria di linea, ad una distanza dal luogo dell'incidente, nella peggiore delle ipotesi, di circa 3,5 km".

I cittadini denunciano dalla lontana primavera del '96 che al momento della progettazione del lungo tunnel fra Vaglia e Bologna (60 km su 66 di tracciato) e dell'approvazione dei progetti esecutivi (il 28 luglio del '95), i Vigili del Fuoco non erano stati interpellati, né invitati alla Conferenza di Servizi.

Ma solo il 23 luglio del '98 il Comando Provinciale di Firenze ha premesso alle osservazioni sul progetto della "Variante di Firenze Castello" che "agli atti di questo Comando non esiste alcun parere relativo all'intera tratta Firenze-Bologna, ma unicamente il progetto di variante in argomento".

Ecco alcuni estratti della relazione, datata 10 novembre 1992.

"Dati frammentari, scarsamente confrontabili", "soggettiva la sintesi dei dati e la conseguente valutazione ai fini della stabilità dei versanti". Uno studio ricco di "discrepanze", "lacune o non corrispondenze dei dati" nella cartografia. Mancanza di "riferimenti toponomastici e tettonici" nel profilo geologico della tratta, "suggerimenti geologico-tecnici generici e vaghi". Trascurate "le qualità geo-meccaniche dei terreni" nonostante esse siano "cause che predispongono alla instabilità degli stessi". Sottostimate "le modifiche geo-ambientali apportate dall'intervento sul territorio"; "non individuate le evoluzioni geodinamiche esogene e endogene". "Notevole frammentarietà delle informazioni territoriali cartografate" e "diversità delle scale di rappresentazione". Non tenuto "in debita considerazione quanto disposto dal D.P.C.M. 27.12.1988 specie per quanto concerne le informazioni di carattere geognostico e geotecnico". Assente "la considerazione dei geotopi e dei beni culturali a carattere geologico meritevoli di protezione". "Estrema genericità sia nella previsione degli impatti che nelle proposte di misure di mitigazione, per quanto riguarda sia la fase di cantiere che quella di esercizio dell'opera".

Dopo quel parere, nessun nuovo parere - per quanto risulta a Idra - è stato richiesto al Servizio geologico della Presidenza del Consiglio dei Ministri sul progetto esecutivo poi approvato nella Conferenza dei servizi del 28 luglio 1995. Nonostante o forse proprio a causa del tenore delle accuse prodotte. Nonostante o forse proprio a causa dell'ulteriore aggravamento del rischio idrogeologico derivante dal nuovo tracciato approvato.

 

Non appare certo civile né europeo un ingaggio che, come denunciano le mogli degli operai, non rispetta "la dignità umana e l'identità cristiana dei mariti e di tutte le nostre famiglie". Disumano appare il "ciclo continuo di lavoro senza interruzione", previsto da "un contratto capestro che tratta i nostri uomini del Sud 'nemmeno come animali o macchine' per i quali si ha cura e rispetto. Un contratto che minaccia il licenziamento se non accettato con norme anticostituzionali: Costituzione italiana che garantisce la dignità, il rispetto e l'eguaglianza di tutti". Secondo le mogli dei giovani lavoratori costretti a turni massacranti chilometri sotto terra, il diritto al riposo è sacro perché i mariti "possano essere nelle nostre famiglie come reale presenza e non saltuaria apparizione e sparizione a causa di un lavoro che li schiavizza". Non è accettabile che questi giovani uomini del Sud siano costretti a lavorare emarginati e disumanizzati, "ridotti a vivere in baracche come animali per i quali esiste solo lavoro, mensa e sonno anche se nelle ore più assurde e disparate".

 

Idra considera scandaloso in un Paese che si pretende "europeo" il comportamento di chi ha autorizzato, e ogni giorno continua a permettere e a richiedere, condizioni di vita e di lavoro come quelle descritte, così lontane dai diritti più elementari sanciti dalla nostra Costituzione. Se un "contratto" del genere è stato firmato, forse ancora una volta qualcuno ha fatto i conti senza i diretti interessati. Quali "rappresentanze sindacali" hanno mai potuto 'contrattare' condizioni del genere? Le mogli lo hanno già annunciato: se non vedremo entro Pasqua il radicale cambiamento della situazione "lo grideremo sui tetti a tutti, senza paura". Ma queste dignitosissime donne del Sud fanno sapere anche che non si accontenteranno di risposte "prefabbricate": "VOGLIAMO RISPOSTE POSITIVE, CONCRETE E VOGLIAMO VEDERVI SU QUEI POSTI DI LAVORO A RIPRISTINARE L'ORDINE, LA GIUSTIZIA E LA DIGNITA' UMANA".

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