Associazione di volontariato Idra
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COMUNICATO STAMPA Firenze, 10.10.’09
Cara Idra, ti
scrivo....
TAV, COME UN TERREMOTO
LETTERA DA BOLOGNA
Primi danni
TAV modello Bologna anche a Firenze? Dopo la segnalazione de “Il Nuovo Corriere di Firenze”, Idra pubblica una lettera ricevuta a
fine luglio da una ricercatrice universitaria del capoluogo emiliano.
DIFFICILE LA SOPRAVVIVENZA IN VIA CARRACCI
Sono una
cittadina bolognese e al momento abito in via Carracci. Da ormai 3 mesi i ritmi
di lavoro nel cantiere sono aumentati notevolmente, hanno cominciato a lavorare fino a notte inoltrata riprendendo la mattina
tra le 5 e le 6, tutto il giorno senza sosta e anche la domenica mattina a partire dalle 6,30 circa.
Questa cosa
della domenica è stato il primo shock, perché io passavo tutta la settimana ad
aspettare la domenica per avere un po' di ore di tranquillità e calma (il
traffico c'è sempre, ma il rumore di sottofondo costante e continuo dei
macchinari e delle gru del cantiere è insopportabile, quindi uno spazio
temporale di sospensione anche ridotto ha dei benefici immediati sul sistema
nervoso). Invece da tre mesi neanche la domenica mattina ci danno tregua.
Durante la settimana quando mi capita di uscire la mattina dopo le 9,30-10 esco
(o meglio: scappo da casa) con un mal di testa allucinante, mi rendo conto del
"rintronamento" cui sono sottoposta stando in casa.
La barriera fonoassorbente che dovrebbe proteggere in
qualche modo arriva fino al secondo piano circa, dal terzo in poi è come se
lavorassero in casa. Io abito al quarto piano, ho la vista completa sul
cantiere, quindi vedo e purtroppo sento tutto. L'altra sera avevo delle amiche
a cena e si faceva fatica a parlare e a sentirsi. Per non parlare delle
vibrazioni, che sono la cosa che al momento mi preoccupa di più, visto che non
c'è al momento alcun monitoraggio e alcuno studio TAV sulle vibrazioni e
sugli effetti di uno stress così persistente e continuo come quello cui sono
sottoposti gli edifici immediatamente vicini al cantiere. L'effetto che si percepisce stando in casa è quello di un terremoto,
stando sul letto si avvertono scosse continue. In certi momenti ho pensato
seriamente che forse era il caso di chiamare i pompieri.
La settimana
scorsa hanno cominciato a lavorare nel cantiere anche la notte, senza stop, a
ciclo continuo, proprio a ridosso della barriera fonoassorbente ed io, stando
coi doppi vetri, rigorosamente chiusi in tutti gli ambienti, con i tappi alle
orecchie e condizionatore acceso, ho fatto una gran fatica a prendere sonno e
ho avuto un sonno estremamente disturbato causa rumore e vibrazioni.
Tra martedì
e giovedì (settimana scorsa) ho chiamato
i vigili 3-4 volte per sentirmi dire che questi lavori sono effettuati in
deroga, come si fa quando è dichiarato uno stato di emergenza, che il
contratto della TAV è nazionale e quindi loro
non possono intervenire e fare nulla. Nel cantiere lavorano senza essere
sottoposti ad alcun controllo o monitoraggio delle autorità locali competenti.
Una vigilessa mercoledì scorso mi ha detto che per motivi personali loro sono a
conoscenza della criticità della situazione (qualche conoscente che abita lì e
che ha avuto i vetri frantumati per effetto delle vibrazioni, o che ha cambiato
a sue spese tutti gli infissi ma purtroppo con scarsi risultati) e mi ha
consigliato di rivolgermi alla procura tramite un avvocato, che questo è
l'unico modo per ottenere qualcosa purtroppo non a breve ("sono cose
lunghe..."). Mi ha detto anche di andare a parlare coi vigili del
quartiere e/i carabinieri in modo da avere qualcosa di scritto, perché loro non
possono fare nulla direttamente. Lo stesso giorno un vigile (contattato la sera
sempre al telefono) mi ha detto di fare una raccolta di firme tra i cittadini
coinvolti da presentare al presidente di quartiere, ai vigili, alle autorità
per chiedere che sia revocata la deroga che consente a TAV di effettuare i
lavori a questi ritmi. Mi sono quindi recata venerdì dai vigili del quartiere
Navile, che oltre a ripetere le stesse cose mi hanno consigliato di chiedere un
appuntamento col Presidente del quartiere Mazzanti, cosa che ho fatto
specificando l'urgenza dovuta alla situazione. Al momento, non ho ricevuto
alcuna risposta, nonostante la rassicurazione sul fatto che sarei stata
contattata al più presto.
Il leit
motiv degli ultimi 3 mesi è quindi sempre lo stesso, se lavorano così è perché
sono autorizzati e non c'è alcun modo per intervenire direttamente. Un mese fa
circa anche la Polfer mi aveva ripetuto le stesse cose.
Come può
sentire dal tono della mia mail, al momento sono parecchio esasperata, sono stata costretta ad andare a dormire a
casa dei miei genitori perché cominciavo a sentirmi poco bene (ansia e
tachicardia, oltre che grande stanchezza fisica e mentale, premetto che
sono in buonissima salute e non ho mai sofferto di cose simili). Ovviamente
anche lavorare di giorno in queste condizioni diventa difficile. Ho un assegno
di ricerca all'università, lavoro con databases e programmi econometrici,
nell'ultimo periodo ho risentito molto della stanchezza e soprattutto calo di
attenzione dovuto alla mancanza di riposo. I
miei vicini di casa che abitano sotto di me se ne stanno andando proprio in
questi giorni, dopo avere protestato e cercato un ascolto da diverse parti
e per diversi mesi. Anche loro sono esasperati da questa situazione, aggravata
dal fatto che la signora aspetta un bimbo e vivendo in casa buona parte della
giornata ha subito un disagio enorme, nonché rischi per la sua salute e quella
del bambino.
Ora per
fortuna sto per andare in vacanza, ma a breve sentirò un avvocato per vedere cosa
fare perché ho una gran paura di trovare una situazione analoga a metà agosto.
Personalmente per me è impensabile restare in una situazione di stress così
elevato.
Simona Valmori
Il Nuovo Corriere di Firenze
9.10.’09
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Tav e scavi - A cinquanta metri dai cantieri i residenti hanno scoperto che le loro abitazioni stanno subendo danni. Sopralluogo di geologi e geometri privati
Alta velocità, nelle case spuntano le crepe
A Castello,
dove i lavori sono già partiti, i pavimenti si spaccano e nelle mura si aprono
fessure. E i pozzi si sono seccati
Duccio Tronci
La Tav scricchiola. A mostrare le crepe sono le case dei cittadini di Castello: ampie fessure nei muri, spaccature nei pavimenti, presenti sia all'interno che all'esterno delle abitazioni. Succede in via Fanfani, la “prima linea” degli effetti collaterali degli scavi per l'alta velocità ferroviaria. Qui vicino sono in corso dall'inizio dell'anno le attività per il lotto 1, che prevedono la costruzione dello scavalco di Castello e i lavori propedeutici al sottoattraversamento di Firenze. “Inizialmente non ci avevamo fatto caso – racconta la famiglia residente in una delle abitazioni interessate, che ci ha aperto le porte di casa per mostrarci la situazione – ma una volta notata una crepa ci siamo messi a controllare e ne abbiamo trovate decine. Col tempo, poi, le abbiamo viste crescere in numero e grandezza. Il geologo che ha accompagnato il nostro geometra ce l'ha confermato: le fessure sono causate dagli scavi della Tav”. Sono almeno tre gli edifici di via Fanfani interessati da problemi di questo tipo. A dividere le case dai lavori ci sono solo la strada e i binari della ferrovia. Poco più di 50 metri la distanza con la trincea che si sta scavando per aprire al tunnel che passerà sotto Firenze, e che partirà proprio da qui per sfociare a Campo di Marte. Una fossa enorme che, ad occhio, è profonda circa 15 metri. I lavori sono già intervenuti anche sulla falda: una pompa a motore viene utilizzata appositamente per estrarre dalla trincea l'acqua. Il liquido, almeno per ora, verrà probabilmente disperduto. Sbarca dunque anche a Firenze l'incubo che hanno già vissuto i cittadini di via de' Carracci a Bologna, coinvolti dai lavori per la realizzazione della stazione sotterranea: una storia che racconta di vite angosciate da crepe ed evacuazioni degli edifici, oltre che polveri, allagamenti, vibrazioni e rumori. La famiglia che ci ospita dimostra di essere informata: conosce bene la loro vicenda. “Gli scavi per la trincea sono appena iniziati – dicono – chissà cosa succederà con la loro prosecuzione. E non vogliamo immaginare quello che accadrà sotto Firenze, dove il tunnel passerà anche sotto abitazioni ed edifici storici”. A preoccuparli c'è anche un'altro problema: il pozzo, che utilizzavano normalmente per innaffiare un piccolo campo di ulivi e viti attiguo alla casa, è ora quasi completamente seccato. E come il loro anche tutti gli altri che sorgono nella zona. “Il livello dell'acqua è sceso di quattro-cinque metri in pochi mesi – spiegano – e questo non ci consente più di irrigare il campo. Quest'anno uva e olive sono cresciute molto poco, alcune delle piante stanno già seccando. Non possiamo neppure lavare la veranda, che spesso viene invasa dalle polveri dei cantieri”. Lamentano anche l'aumento delle vibrazioni col passaggio dei treni: “Prima degli scavi neanche ci accorgevamo del passaggio dei convogli – aggiungono – adesso evidentemente il terreno si è indebolito e quando i treni passano velocemente la casa trema molto”. I lavori viaggiano spediti e dei testimoniali di stato – strumenti di verifica delle condizioni di alcuni stabili prima dell'inizio dei lavori, per consentire di riconoscere i danni agli abitanti – poco importa. A realizzarli sono spesso gli stessi tecnici delle Ferrovie, non monitorati dagli enti locali: sono così poche le garanzie di indipendenza. “Li abbiamo dovuti chiamare noi – concludono i residenti di via Fanfani – altrimenti nessuno sarebbe venuto a verificare qui. Sono passati solo a maggio, quando le crepe già c'erano”.
L'esperto - Ecco cosa potrebbe accadere a Firenze
"L'abbbassamento della falda provoca i cedimenti
alle costruzioni"
Duccio Tronci
“I cedimenti delle costruzioni sono causati principalmente dalla modifica nella circolazione dell'acqua nella falda”. Sono le parole della Prof.ssa Teresa Crespellani, docente di Ingegneria Geotecnica dell'Università di Firenze, che identifica così i rischi geotecnici a cui sono soggetti gli edifici con i lavori di scavo. “Ogni abbassamento della falda – spiega – comporta deformazioni o ruotazioni degli edifici, che variano in base ai vari tipi di suolo. La zona di Castello – aggiunge Crespellani – è caratterizzata prevalentemente da sabbie pulite e limi argillosi, che sono terreni molto delicati. I cedimenti avvengono poi in tempi diversi in base al tipo di suolo: più immediati in caso di sabbie, nel giro di mesi o anche anni, se parliamo di argille”. “Uno scavo – prosegue la docente – comporta un allentamento della tensione e comporta deformazioni: in questo contesto è così anche possibile un maggior aumento delle vibrazioni causate dai cantieri, o dal passaggio dei treni”. Teresa Crespellani spiega anche quali danni potrebbero provocare gli scavi per il tunnel sotto Firenze, sui quali ha effettuato un apposito studio: “Gli imprevisti di quest'opera potrebbero essere molti, come in tutti i casi di opere di sottoattraversamento in città ad elevata densità urbana. Si tratta di una realizzazione complessa perché il terreno è molto vario – prosegue – ed è quindi impossibile agire in maniera scientifica. Questo significa che i lavori potranno essere più volte rallentati, sia da inconvenienti relativa al tunnel stesso, sia dai possibili danni collaterali. Conseguentemente ci potranno essere allungamenti dei tempi ed aumenti dei costi. E' quello che accade normalmente nella realizzazione di queste grandi opere, che sono divenute oggi un vero e proprio rischio sociale”.