Associazione di volontariato Idra
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Firenze, 10.10.’04
All’attenzione del Direttore
Cristiano DRAGHI
Il Corriere di Firenze
La
metropolitana a Firenze c’è già: basta farla partire.
Idra lancia il
sasso nello stagno.
Diciamolo:
parlare di trasporto collettivo su ferro oggi è una bestemmia. Il secondo dopoguerra
non è finito: siamo ancora dentro al tunnel dell’economia (e delle guerre) del
petrolio. Scatenàti a spalmare a ridosso del centro storico di Firenze ettari
di asfalto: strade, sottopassi, rampe, sovrappassi e parcheggi. Nel 2010-2015
però – ci promettono i cementificatori – la mobilità diventerà d’incanto
sostenibile, al posto di quelli abbattuti altri alberi cresceranno vigorosi e i
bambini saranno di nuovo felici... Possibile crederci? Chi semina catrame e
calcestruzzo potrà raccogliere treni? Se la mobilità su gomma è la madre di
tutti gli inquinamenti, e se questi non sono tempi di vacche grasse ma di flop
finanziari spettacolari, allora sarà bene affrontare piuttosto i problemi alla
radice, in economia e alla svelta. La cura del ferro va praticata, non solo
predicata. Perché stazioni come la Leopolda (in centro!) restano chiuse quando
possono assorbire quote importanti di trasporto? Perché la formazione dei
convogli deve avvenire solo nel nodo di Firenze, complicandone vita e
funzionalità, e non anche alle estremità dei percorsi metropolitani? Quanto
occorrerà attendere per vedere S. Maria Novella messa in rete con Leopolda,
Statuto, Castello, Rifredi, Campo di Marte, le tante altre stazioni esistenti e
le fermate metropolitane da istituire? Cosa impedisce il recupero dei binari
dismessi, l’elettrificazione di quelli diesel (come la Faentina), l’aggiunta di
raccordi di superficie? Meriteremo mai materiali rotabili decenti, adeguati e
sicuri, orari congrui e certi, intermodalità efficienti (e non solo virtuali,
come a Castello)?
Se i dati
sanitari dell’ASL allarmano davvero Palazzo Vecchio, allora è arrivato il
momento di una prevenzione efficace e sistemica. È curioso che associazioni
sedicenti ambientaliste propongano - piuttosto che treni per tutti - gabelle di
accesso alla città, quando a chi non potrà sostenerle non si offrono
alternative serie e concrete all’automobile. Noi la vediamo in modo
diametralmente opposto. L’ingresso a Firenze non va monetizzato: deve avvenire
in modo corretto. È doveroso rendere disponibili accessi collettivi su rotaia,
lungo direttrici e una rete di superficie che già esistono. Per nostra fortuna
questa evoluzione del sistema può avvenire in tempi brevi e con finanziamenti
non esosi, comunque irrisori se paragonati a quelli ciclopici (e incerti)
dell’Alta Velocità. L’urgenza delle urgenze a Firenze non è certo lo
sventramento del sottosuolo (decennale a essere ottimisti) per un tracciato AV
tortuoso e una stazione sotto il letto del Mugnone faraonica quanto avventurosa,
ma la realizzazione di una metropolitana leggera efficiente. Urge chiamare a
raccolta competenze tecniche e scientifiche indipendenti. Primo atto, un
dibattito aperto in città. E una conferenza pubblica - da organizzare insieme
ai ferrovieri, alle associazioni, agli ordini professionali e all’Università -
sulle potenzialità effettive del trasporto su rotaia nell’area metropolitana.
Momenti di confronto i cui esiti permettano e legittimino un’inversione di
rotta autentica nella politica della mobilità.
Girolamo Dell’Olio
portavoce