Associazione di volontariato Idra
iscritta al Registro Regionale del Volontariato
della Toscana per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e
culturale
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COMUNICATO STAMPA Firenze, 1.9.’09
TAV a Firenze, all’indomani dell’incontro con Claudio Martini un nuovo
contributo da Idra al sindaco Matteo
Renzi: le osservazioni sul sottoattraversamento di sei tecnici e docenti
fiorentini trasmesse alla conferenza di servizi per il Nodo.
Diventa sempre
più alto e nutrito il dossier informativo sul progetto di
sottoattraversamento TAV di Firenze che l’associazione indipendente Idra sta mettendo a disposizione del
primo cittadino del capoluogo toscano, affinché possa trarne ulteriori buone
ragioni per cassare definitivamente il
micidiale progetto.
In merito al ruolo della Regione Toscana, Idra invia a Matteo Renzi il carteggio
da cui risulta come gli addetti alla Pianificazione territoriale abbiano dovuto
ammettere che non esiste un documento tecnico
complessivo - comprensivo di mappa e cronogramma - che descriva l’assetto
programmato per il nodo ferroviario fiorentino con il nuovo passante
sotterraneo AV, la relativa stazione, lo scavalco di Castello, i servizi
ferroviari nazionale, regionale e metropolitano, la rete di trasporto pubblico
(tramviaria e su gomma) integrata con i servizi ferroviari. Come dire che
persino il livello più alto di
pianificazione locale, quello regionale, non è in grado di assicurare la
composizione in un quadro unitario delle conseguenze attese dai diversi
interventi!
Dopo le Osservazioni al Ministero dell’Ambiente,
l’istruttoria dell’ARPAT sul Progetto Ambientale della cantierizzazione delle
cosiddette “Opere Propedeutiche” del Nodo di Firenze e il dvd sui dissesti e i
disagi provocati in questi mesi dalla TAV a Bologna (che il sindaco ha ricevuto
nelle settimane scorse), Idra fa
pervenire inoltre a Renzi le sei attualissime note tecniche con cui altrettanti
esperti e docenti universitari fiorentini hanno inteso documentare già nel ’99
ai componenti della conferenza di servizi le palesi criticità del progetto.
Le sei osservazioni sono state redatte da esponenti
di differenti ambiti disciplinari, da quello idrogeologico a quello
ingegneristico a quello sanitario: il dr. geol. Marco Spizzone, il dr. ing.
Carlo Ferrante, il dr. Alberto Bencini, il prof. ing. Silvano Grazi, il prof.
Massimo Gulisano, l'ing. Carlo Succi. Si tratta di documenti trasmessi
formalmente da Idra alla conferenza
di servizi per il Nodo TAV di Firenze il 20 febbraio 1999, in tempo utile
dunque perché fossero adeguatamente valutati (la conferenza si è chiusa –
limitatamente al passante sotterraneo - il 3 marzo 1999).
Idra ha inviato ieri a Palazzo Vecchio anche:
·
il Libro Bianco sul Nodo AV di Firenze, un poderoso dossier trasmesso a Roma il 14
settembre 2006 ai Ministri dei Trasporti (Alessandro Bianchi), delle
Infrastrutture (Antonio Di Pietro) e dell’Ambiente (Alfonso Pecoraro Scanio),
che individua le numerose lacune procedimentali che hanno caratterizzato l’iter
dell’approvazione del progetto;
·
i dati resi
pubblici dalla TAV SpA in merito al programma di trasporto merci nel Nodo AV di
Firenze, clamorosamente contraddetti dai vincoli posti dalle esigenze di
manutenzione della linea annunciati dall’AD delle Ferrovie Mauro Moretti: una incongruenza che fa vacillare lo stesso teorema dell’”Alta Capacità” (cioè
dell’utilizzo della linea anche per il trasporto merci) con cui si è cercato
fino ad oggi di giustificare un investimento così cospicuo di denaro pubblico;
·
le proposte e i quesiti ufficializzati
dall’Associazione presso l’Osservatorio Ambientale nel corso delle due audizioni del 23 dicembre 2008 e del 20
luglio 2009;
·
ben 27 articoli comparsi su carta e/o su
web dal 2006 ad oggi che descrivono le pene inflitte dalla TAV ai cittadini
bolognesi e gli altri effetti collaterali registrati nel capoluogo emiliano:
ultimo, il pezzo pubblicato proprio ieri 31 agosto su il Resto del Carlino “TAV, l’attesa senza fine di via Carracci.
Dopo un anno e mezzo sedi e abitazioni ancora inagibili. E le scosse
continuano”.
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Ma vediamo in sintesi cosa riportano
le note degli esperti proposte da Idra
alla valutazione della conferenza di servizi del ’99, dopo le osservazioni già
presentate dall’Associazione a luglio del ’98.
Secondo il geologo Marco Spizzone, il rischio ingegneristico associato ai
170 edifici e alla Fortezza da Basso nello Studio dei proponenti dell'opera non
è trascurabile, vista anche "l'estrema variabilità delle caratteristiche
litologiche e di resistenza meccanica delle terre" interessate, e "l'uniforme disomogeneità dei depositi
alluvionali della piana fiorentina", da cui può derivare "una diversa
risposta in termine di cedimenti e subsidenze della superficie topografica,
fino addirittura a non poter escludere il rischio di sfornellamenti superficiali, cioè di crolli del terreno di calotta,
con interessamento quindi degli edifici soprastanti".
L'ing. Carlo Ferrante descrive i rischi paventati "in relazione sia alla
tipologia degli scavi per la costruzione delle gallerie a foro cieco sia alle modifiche
indotte da queste ultime sul quadro idrogeologico della falda
sotterranea". I due sistemi di scavo ipotizzati da Italferr sono
"entrambi di recente applicazione, in special modo il sistema EPBS (Earth
Pressure Balance System) utilizzato per la prima volta in Giappone dalla Daiho
Construction Co. nel 1976. A tuttora in Italia non risultano applicazioni
significative di tale sistema", che "richiede un continuo adeguamento
dei parametri di scavo in funzione delle variazioni delle caratteristiche reologiche
del terreno in sito da scavare con notevoli difficoltà tecnico operative",
e "la notevole eterogeneità dei terreni interessati dall'attraversamento
in sotterraneo mal si adatta ad un sistema di scavo che ha il suo punto debole
proprio nella sensibilità nei confronti di variazioni delle caratteristiche
reologiche dei terreni". È legittimo quindi temere "possibili
fenomeni di subsidenza con conseguenti danneggiamenti di varia entità sugli
edifici e sui sottoservizi presenti in una ampia fascia adiacente all'asse
delle gallerie". Inoltre il tracciato del sottoattraversamento urbano
interseca quasi perpendicolarmente la superficie di falda. "L'effetto diga
che le gallerie e le paratie da realizzarsi in corrispondenza della stazione di
Belfiore-Macelli e dei due imbocchi di Campo di Marte e di Rifredi producono
sulla superficie della falda, inducono variazioni altimetriche della falda
stessa, ipotizzate dalla stessa Italferr in abbassamenti di circa 2 mt a valle
ed innalzamenti di circa 3 mt a monte. Se a monte tali fenomeni possono
provocare allagamenti di scantinati e garage, a valle possono produrre fenomeni
di subsidenza anche di rilevante entità a carico di manufatti anche a notevole
distanza dell'asse delle gallerie. Tali fenomeni, al contrario di quelli
indotti dalle sole perdite di volume dovute agli scavi, sono difficilmente
quantificabili anche in sola via teorica e sono da temersi anche a distanze di
tempo notevoli in quanto il riequilibrio naturale della superficie di falda
avviene in tempi abbastanza lunghi e con una dinamica difficilmente
individuabile".
Il dr. Alberto Bencini, agronomo, riporta i cambiamenti avvenuti a livello
idrogeologico e i danni registrati lungo le tratte della Direttissima
Roma-Firenze, in territori della Valdichiana e del Valdarno Superiore adiacenti
ai viadotti ed in prossimità di gallerie. "È utile ricordare che in
Toscana i dati pluviometrici ci confermano per le acque un regime torrentizio,
cioè di acque di forte intensità spesso su colline a forte declivio come le colline
di Fiesole e limitrofe. A seguito di ciò improvvisamente s'ingrossano i
torrenti come il Mugnone, ma altresì s'innalzano improvvisamente anche le falde
freatiche, particolarmente se queste sono ostacolate da manufatti come potrebbe
essere la galleria TAV".
Il prof. Silvano Grazi, docente di sistemazioni idrauliche forestali
all'Università di Firenze, ricorda i danni prodotti "dalla costruzione
delle due metropolitane italiane (Roma e Milano) per le quali pur dopo tanti
anni sono ancora numerosissimi i contenziosi non risolti con i cittadini le cui
abitazioni sono state danneggiate nel corso dei lavori", e quelli causati
dalle due gallerie sulla Firenze-Roma (S. Donato) e sulla Firenze-Pisa (Lastra
a Signa-Montelupo). Quanto agli interventi di mitigazione costituiti da by-pass
di collegamento tra monte e valle delle gallerie, "opere del genere nel
caso specifico sono di difficile se non impossibile realizzazione dovendosi
intervenire con sistemi puntuali in un ammasso continuo filtrante, nemmeno omogeneo
e non rappresentabile, almeno sulla base delle conoscenze attuali, nel suo vero
stato, distribuzione areale dei materiali, loro costituzione e caratteristiche
idrauliche di permeabilità e di portata".
Secondo l'ing. Carlo Succi, strutturista, la conferma delle difficoltà di
progettazione e di esecuzione di interventi di questo tipo "deriva dalla
alta percentuale di imprevisti verificatisi anche recentemente durante il corso
dei lavori e dalle modifiche di intervento e di procedura che pressoché continuamente
si rendono necessarie per adeguare i programmi e i procedimenti esecutivi alla
reale natura del sottosuolo".
Il prof. Massimo Gulisano, ordinario al Dipartimento di Anatomia umana e Istologia
del Policlinico di Careggi, rileva che una cantierizzazione di così vaste
proporzioni "porterà senza dubbio ad uno stato critico la viabilità
cittadina, già al presente non certamente felice. In particolare, oltre
all'aggravio del traffico dovuto alle deviazioni ed alle strettoie, si
sottolinea il ruolo che giocherà l'impiego di decine di camion ed
autoarticolati ogni giorno per lo smaltimento dei materiali. Ciò comporterà,
specialmente in alcune ore del giorno, un aumento delle emissioni tossiche da
combustione e motoveicolari specifiche (ad es. aghi di asbesto liberati dal
materiale frenante dei mezzi, idrocarburi aromatici da evaporazione di
carburanti, ecc.), in zone ristrette, vicino ad abitazioni, uffici e
scuole". In relazione alla "immissione nell'atmosfera di polveri, che
sarà assai rilevante", si fa notare che "la misura preventiva
prospettata (irrorazione continua dei cantieri con acqua) appare difficilmente
praticabile alla luce delle ricorrenti emergenze idriche che caratterizzano la
nostra città". Il prof. Gulisano si domanda: "Poiché è stato
dimostrato che l'atmosfera fiorentina possiede già una capacità lesiva tale da
dare origine a vere patologie da inquinamento atmosferico, intese sia come
aggravamento di patologie preesistenti sia come insorgenza di patologie
irritative croniche ad andamento displasizzante, è stata valutata a sufficienza
la portata del danno sanitario che verrà recato alla popolazione (in
particolare anziani, cardiopatici, broncopneumopatici cronici, bambini)? E come
verrà valutata una patologia insorta ex novo proprio in conseguenza
dell'esposizione ad elevata carica inquinante, ad esempio in uno studente che
frequenta una scuola posta in zona interessata? E chi dovrà essere
eventualmente considerato responsabile civilmente e penalmente del danno
stesso?".