Alto 6 piani, con un terrazzo panoramico a 360 gradi sulla città di Firenze (foto in allegato). Un bene costruito negli anni Sessanta, che magari necessita di manutenzione, ma che ha ospitato per decenni in ampi appartamenti 12 famiglie, alle quali da tempo è stato imposto di sloggiare perché un progetto un po’ fuori misura prevedeva di demolirlo per far posto a una stazione sotterranea da pagare a peso d’oro. Ora, quella demolizione starebbe per avvenire, anche se lì la stazione TAV subacquea (prevista accanto al subalveo del torrente Mugnone, esondato l’ultima volta nel ’92) l’Osservatorio Ambientale e il nuovo sindaco sembrano rimetterla (giustamente) in discussione, per l’impatto idrogeologico che il super sarcofago di cemento rappresenterebbe per una grande area all’intorno. Squilla il telefono, qualcuno avverte Idra allarmato: ci sono segnali che la demolizione sia imminente. Idra verifica, e ottiene conferma: l’abbattimento fa parte delle cosiddette ‘opere propedeutiche’ alla stazione Foster, approvate prima ancora che il progetto esecutivo sia dichiarato ambientalmente sostenibile. La mano destra fa una cosa, la sinistra sembra fare il contrario: da una parte ci si ferma a riflettere, a misurare, a valutare; dall’altra pare si faccia finta di nulla, si procede. Ma abbiamo letto che il nuovo sindaco di Firenze Matteo Renzi ha chiesto e ottenuto (anche se Idra non ne ha ricevuto ancora documentazione ufficiale) la sospensione del programma di abbattimento di 163 alberi in quella stessa area, un sacrificio anche questo ‘propedeutico’ a qualcosa che magari non si farà mai. E allora Idra ha ripreso carta e penna e ha scritto ancora una volta, stamani, al sindaco di Firenze, che tanta saggezza ha mostrato nel gestire la mega-bega TAV eredità delle amministrazioni precedenti: “Intervenga, per cortesia, perché venga sospeso il provvedimento di demolizione, almeno fin tanto che l’Osservatorio Ambientale non si sarà pronunciato sulla sostenibilità del progetto complessivo e dunque sulla stessa plausibilità di un cantiere in quell’area”. Basta il buon senso, infatti, a stabilire che un palazzo del genere conviene tenerselo ben stretto “finché non è certo che il suo abbattimento serve effettivamente a qualcosa di utile alla collettività”. E aggiunge, l’associazione indipendente fiorentina: “Le chiediamo di verificare inoltre che nessuna delle altre attività di demolizione in corso in queste ore, attività delle quali pure ci riferiscono allarmati i cittadini, sia tale da rischiare di pregiudicarne in alcun modo l’uso sociale e ambientale che la comunità locale auspica per il prossimo futuro. Un grande parco urbano a disposizione di una città sempre più asfittica, e di un quartiere nel quale – uno dopo l’altro – più giardini sono stati trasformati in campi base o cantieri edili, da via Mariti a viale Redi a viale Corsica, risponderebbe a nostro avviso alla esigenze più urgenti della comunità, costituendo una soluzione molto economica e molto condivisa! Si tratterebbe solo di mantenere, restaurare e manutenere”.