“E meno male!”, commenta Idra, l’associazione di cittadini semplici, parte civile nel processo TAV per i danni in Mugello e a Monte Morello, che dal 1994 contesta la “grande opera” mangia-legalità, la sua massacrante architettura finanziaria, la spavalda disinvoltura con cui una classe politica trasversale ancora oggi fortissimamente vuole imporla al Paese.
Meno male! Ma ancora male, appunto, se si pensa a un sistema-giustizia-carrozzone che, a distanza di 15 anni dai primi danni conclamati causati dalla TAV all’ambiente dell’ecosistema appenninico, che non ha risparmiato Siti di Importanza Comunitaria tutelati (a parole) dall’Europa, non si mostra in grado di emettere un giudizio definitivo.
Idra accoglie comunque con soddisfazione e gratitudine il pronunciamento della suprema Corte, che serva da monito quanto meno ai patron delle altre TAV d’Italia, a partire da quella progettata sotto la città UNESCO chiamata Firenze. Una TAV solo apparentemente avversata dal sindaco Matteo Renzi, che il 3 agosto 2011 ha pensato bene di chiedere in contropartita al sottoattraversamento di Firenze e alla faraonica stazione Foster – secondo una logica compensativa rivelatasi perdente dappertutto! – 80 milioni di euro cash (mai ricevuti?).
Questa classe politica (di cui il sindaco di Firenze Matteo Renzi appare membro a tutto tondo) ha portato Firenze sull’orlo di uno scavo ciclopico che da tempo paventiamo sia destinato a rimanere incompiuto. Sulle procedure di attuazione del progetto, la magistratura inquirente ha ipotizzato – secondo quanto è comparso sugli organi di informazione – la presenza di reati inquietanti (materiali pericolosi e di scarsa qualità, macchinari inadeguati, truffa allo Stato, frode, corruzione, con l’ombra della camorra sullo smaltimento dei rifiuti e il sospetto di favori negli appalti alle Coop rosse). Questo, prima ancora che lo scavo cominci!
Questa stessa classe politica insiste a volere decine di km di tunnel, valichi e corridoi di dubbia utilità in Val di Susa, fra Milano e Genova, fra Verona e Monaco, fra Venezia, Trieste e Lubiana. Ma non è così che si mettono a posto i conti, ribadiamo! L’Italia ha bisogno di treni per milioni di pendolari, risanamento idrogeologico, tutela e valorizzazione dei beni culturali e ambientali, sistema formativo e sanitario all’altezza dei bisogni e della dignità di un paese civile!