Oggi, sabato 25 febbraio, il popolo della Val di Susa si mobilita compatto per l’ennesima volta – cittadini, istituzioni, realtà associative, intellettuali – in difesa della sua terra e del futuro dei suoi figli dall’assalto alla diligenza dell’erario e del territorio che il progetto TAV/TAC Torino-Lione plasticamente rappresenta.
Nel Paese e in Europa si manifestano le evidenze di una crisi che, prima che economica, è di sistema: il modello di ‘sviluppo’ perseguito negli ultimi decenni è alle corde. Anche a questo si deve certamente la circostanza che il traffico merci con la Francia – che la nuova, costosissima linea a carico dell’erario dovrebbe servire, a detta dei suoi fautori – abbia avuto un vero e proprio tracollo, e da più tempo ancora manifesti un trend discendente: la linea ferroviaria storica risulta oggi utilizzata ad appena il 20% della propria capacità.
Ai valsusini va dunque tutta la solidarietà dell’associazione ecologista fiorentina Idra, parte civile nel processo penale celebrato presso il Tribunale di Firenze per i danni ambientali nella tratta TAV appenninica, e promotrice di un intervento ad adiuvandum presso la Sezione Giurisdizionale per la Toscana della Corte dei conti nel giudizio di responsabilità promosso dal Procuratore della Regione Toscana contro gli amministratori che quel progetto appenninico TAV hanno avallato.
Un’esperienza ormai quasi ventennale nel monitoraggio della TAV ha dimostrato che “grandi opere” di questo calibro non si realizzano perché rivestano un ruolo positivo nel sistema dei trasporti, o giovino in qualche modo all’economia nazionale nel suo complesso, ma solo per i benefìci che ne traggono taluni oligopoli in grado di imporre la propria volontà alla politica, a spese dell’universo dei contribuenti. Lo Stato va in bancarotta per questo? Poco importa. E poco sembra continuare a importare, nonostante il nuovo approccio che il governo Monti sembra voler inaugurare. Non è difficile prevedere infatti come Firenze, molto più di Bologna, sarà vulnerata dal doppio tunnel TAV e dalla faraonica stazione sotterranea in fregio al subalveo del torrente Mugnone, che ancora una volta i contribuenti (e i loro figli e nipoti) verranno chiamati a pagare.
In questa pausa di astinenza di idee della politica in cui, come le vacche nere nella notte di Hegel, tutti i partiti sono diventati dello stesso colore, nessuno osa assumere il principio di razionalità – che Monti e ministri invocano a ogni piè sospinto – contro le code nefaste di politica keynesiana che le ‘grandi opere’ in salsa italiana incarnano. E questo proprio mentre, con asimmetrico coraggio e saggezza, il governo ripudia l’annunciato crack delle Olimpiadi!