Soddisfazione di Idra dopo il primo incontro con l’Osservatorio Ambientale di S. Barbara: presto una visita al cantiere nella ex miniera
Prosegue l’azione di monitoraggio che dal 1998 l’associazione ecologista di volontariato Idra svolge sul progetto di nodo ferroviario Alta Velocità di Firenze. Questa volta aggiungendo tasselli di curiosità e di informazione attorno al programma di smaltimento delle terre da scavare per tredici chilometri dal sottosuolo della città d’arte e cultura cara al mondo, e ai signori del tondino e dell’acciaio.
Dopo l’appuntamento col sindaco del Comune aretino, Cavriglia, che la Regione Toscana e i Ministeri competenti hanno chiamato a ospitare 1.350.000 metri cubi di smarino senza convocarlo alle conferenze di servizi che dal 1999 hanno provveduto ad approvare, bocciare, correggere e riformulare l’intervento in corso fra Campo di Marte e Rifredi, Idra ha chiesto e ottenuto con gradita tempestività un incontro con l’Osservatorio Ambientale istituito il 20 gennaio 2022 per seguire le operazioni di messa a dimora delle terre nella ex miniera di lignite di Santa Barbara, di proprietà Enel. Lo scorso 7 novembre una delegazione dell’associazione ha incontrato in rete la presidente dott.ssa Chiara Pennino, il dott. Roberto Giangreco rappresentante del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, il dott. Marcello Bessi rappresentante della Regione Toscana e il dott. Federico Brega del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, con funzioni di Segretario. Ad accompagnare, per Idra, Marco Mordini e Girolamo Dell’Olio il dottore forestale Enrico Cenni in qualità di consulente.
E’ stato possibile fare alcuni importanti punti fermi su aspetti che l’Osservatorio ha mostrato di voler sorvegliare con la massima attenzione e intransigenza. In primo luogo, credibilità progettuale e qualità ambientale del parco a verde pubblico che dovrebbe risultare dal deposito delle terre del ventre di Firenze, sia di quelle ricavate ‘in tradizionale’ con escavatori e benne nell’area della nuova stazione impropriamente denominata Belfiore, sia di quelle estratte con la fresa TBM (Tunnel Boring Machine) addizionate di tensioattivi.
Il primo dato che Idra ha desiderato verificare riguarda uno dei tanti ‘cambi in corsa’ che l’incerta attuazione del piano di sottoattraversamento TAV di Firenze sta presentando, dopo aver languito per 24 anni fra false partenze, nuovi incarichi, inchieste giudiziarie, fallimenti di imprese e revisioni progettuali: l’annunciata aggiunta di calce alle terre conferite in miniera ma incapaci di ‘star ritte’ nella collina destinata a parco per l’eccesso di liquidità che accusano. Netto il responso del dott. Bessi: “La calce attualmente non esiste, non è prevista nel progetto. Se intendono introdurla dovranno avviare le procedure necessarie a una modifica al progetto. Qualche problema di terre probabilmente eccessivamente liquide c’è, è inutile nasconderlo, ed è ovvio che l’ipotesi di calce ci sia. Però, qualora dovesse diventare realtà, c’è tutta una serie di passaggi istituzionali di procedimento che vanno eseguiti, e che però non competono a noi, ma al Ministero e all’Arpat”.
Altrettanto chiara la posizione del Ministero, espressa dal dott. Giangreco: “Noi ragioniamo per atti. Allo stato, gli atti che sono in nostro possesso dicono che la calce non è prevista. Dal momento in cui vi sarà una richiesta formale di utilizzala, dovrà essere sottoposta alle procedure di verifica e controllo, e alla modifica formale del PUT, il Piano di Utilizzo delle Terre”. Già, perché il PUT aggiornato non più tardi dello scorso marzo con l’introduzione di un nuovo additivo a decomposizione accelerata recita testualmente: “Le indagini eseguite e di cui si da conto in motivazione confermano l’utilizzabilità geotecnica dei materiali provenienti dagli scavi per la realizzazione della Collina Schermo, previa esecuzione in corso d’opera del monitoraggio sotto controllo di ARPAT Toscana, non risultando peraltro necessario il trattamento a calce”. Una previsione smentita dall’esperienza, se è vero che , come ha chiarito la presidente Pennino, “attualmente la gestione delle terre si limita al conferimento e alle analisi per la verifica della conformità alle prescrizioni ambientali, perché la realizzazione della collina non si è ancora avviata. Ad oggi, le terre sono stese in orizzontale e arrivano a uno spessore di 80 cm nelle piazzole per la caratterizzazione. Successivamente vengono collocate in area contigua alle piazzole”. E il rappresentante della Regione ha precisato: “I viaggi delle terre verso Cavriglia sono iniziati a febbraio, e hanno riempito in tutto 34 piazzole, di cui 4 non avevano all’analisi le caratteristiche corrette (e quindi sono state mandate in discarica a rifiuto), una è andata a Cava Bruni a Serravalle Pistoiese (dove vengono recapitate le terre che rispettano solo alcuni dei requisiti per destinazione a parco), e 29 sono state stese per un totale di circa 100.000 mc. Quindi non stiamo parlando propriamente nemmeno della base della collina da realizzare: siamo solo all’inizio. Al momento sono state semplicemente ubicate nell’area della base della collina in attesa di sistemazione definitiva”.
Se e quando la richiesta di addizione della calce sarà formalizzata da RFI (circostanza finora non verificata), al netto della modifica del PUT saranno dunque necessari due tipi di adeguamento, è stato confermato a Idra: il progetto di collina e relativa piantagione, come ha opportunamente osservato Enrico Cenni, e il piano di cantierizzazione, su cui veglierà l’Osservatorio, titolare di questa specifica competenza.
E’ vero infatti che – come prevede il decreto ministeriale 161 – le “normali pratiche industriali” ammettono «la stabilizzazione a calce, a cemento o altra forma idoneamente sperimentata per conferire ai materiali da scavo le caratteristiche geotecniche necessarie per il loro utilizzo, anche in termini di umidità». Ma è evidente che la destinazione finale di questi materiali non è un piazzale asfaltato o un parcheggio, bensì un parco pubblico in un contesto di riambientalizzazione: occorrerà dunque valutarne attentamente condizioni e modalità realizzative. “Sarà necessario certificarne la coltivabilità – ha osservato Cenni – da parte di alberi ed erbe, tenendo conto della catena trofica che viene a insediarsi. Il controllo, oltre che sull’assenza di inquinanti, dovrà curare quindi la caratterizzazione anche dal punto di vista dell’inserimento nella catena trofica”. In ogni caso, per favorire l’attecchimento vegetale desiderato, “gli ultimi strati di terra – è stato ipotizzato dall’esponente della Regione – non verrebbero trattati a calce”. Non sarà allora un banale dettaglio stabilire lo spessore necessario a questo strato apicale perché – a livello chimico-fisico – risulti accessibile all’apparato radicale delle piante, che crescano in modo adeguato. E’ fondamentale che lo spessore sia sufficiente allo sviluppo radicale soprattutto degli alberi, che in caso di spessore inadeguato troverebbero una “soletta” compattata dalla calce che ne impedirebbe il normale sviluppo, con conseguenze sulla vigoria vegetativa e sulla stabilità delle alberature.
Infine, da Idra, due richieste, un suggerimento e una proposta.
Una visita guidata al cantiere di Santa Barbara , promessa sia da Rfi sia dal sindaco di Cavriglia ma mai concretizzatasi, potrà aver luogo a breve, prima delle festività natalizie, in occasione del sopralluogo che l’Osservatorio ha in programma.
Idra ha chiesto anche di poter essere tenuta informata sugli sviluppi dell’ipotesi-calce e sugli altri aggiornamenti progettuali. E’ stato chiesto al riguardo di poter conoscere identità e composizione chimica del nuovo additivo adottato dalla fresa sotto Firenze, di cui anche l’amministrazione comunale di Cavriglia è risultata essere ignara.
Il dott. Cenni si è chiesto inoltre se non esista un altro sistema di consolidamento delle terre troppo liquide, per esempio a livello di ingegneria naturalistica: l’Osservatorio potrebbe farsene promotore?
Sulla scorta dell’esperienza maturata in quattordici anni di monitoraggio della cantierizzazione TAV in Mugello, poi, il presidente di Idra ha suggerito che anche in Valdarno si organizzi a una giornata di presentazione del progetto e di ascolto e interlocuzione con la cittadinanza, come quella che l’Osservatori ambientale per la tratta appenninica TAV presieduto dall’ing. Fabio Trezzini meritoriamente promosse a Borgo San Lorenzo il 4 novembre del 1999, che viceversa l’Osservatorio ambientale del nodo di Firenze si rifiuta categoricamente di accordare nella città bersaglio della pesante cantierizzazione TAV.
Infine, come è ormai prassi dell’associazione dopo gli incontri con rappresentanti delle istituzioni, è stato chiesto che questo resoconto pubblico fosse revisionato, integrato e corretto – per la parte riguardante le informazioni fornite dall’Osservatorio – dalla sua cortese presidente, come è felicemente avvenuto.