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Il sindaco di Piombino difende la democrazia con le unghie e con i denti

Se il Tribunale Amministrativo del Lazio non accoglierà la richiesta di sospensiva dei lavori per lo sciagurato rigassificatore nel porto accanto alle abitazioni, cosa vorrà dire?

Manifestazione a Piombino, coreografia, 17 dicembre 2022

Manifestazione a Piombino, coreografia, 17 dicembre 2022

Là dove la cittadinanza non viene minimamente ascoltata, là dove le istituzioni ‘minori’ (se minori si possono definire i Comuni) sono oggetto di offesa e di disprezzo, là dove l’azione di controllo degli organi legislativi è fortemente limitata dalle procedure di ‘emergenza’ e di ‘necessità e urgenza’, quel che rimane della democrazia in Italia viene affidato al giudizio – auspicabilmente indipendente – della magistratura.

Oggi tocca al tema del rigassificatore imposto senza troppi riguardi alla città di Piombino e al territorio che le gravita intorno: l’isola d’Elba, la val di Cornia, Follonica.

Senza bisogno di andare a scuola o di acquisire una laurea in giurisprudenza, anche un bambino saprebbe indicare cosa è opportuno fare e non fare in un porto piccolo e frequentatissimo, accanto a una comunità che si sta faticosamente risollevando da una profonda crisi industriale e da una perniciosa contaminazione ambientale, davanti a un mare prezioso per la qualità delle acque, della pesca e delle mitilicoltura, su una costa fra le più amate e le più ricche di testimonianze storiche e archeologiche della Toscana.

Proviamo allora a fare il percorso inverso: cosa significherebbe, sul piano della tutela giuridica dei diritti delle popolazioni e dei doveri delle amministrazioni pubbliche, un respingimento da parte  del Tar del Lazio della richiesta di sospendere le operazioni di attrezzaggio che temerariamente la struttura commissariale governative ha autorizzato perché una supernave metaniera modificata in rigassificatrice possa e debba ancorarsi a Piombino, e ospitare ogni 5-7 giorni una vera e proprie metaniera gemella proveniente dal Mediterraneo o dagli Oceani col suo delicatissimo carico di gas liquefatto a -162° Celsius?

Vorrebbe dire che chi abita un luogo non merita di essere incontrato, ascoltato, considerato.

Vorrebbe dire che chi è stato designato per amministrare un territorio non ha diritto di rappresentarlo.

Vorrebbe dire che la legislazione ambientale e sulla sicurezza vigente da decenni può essere tranquillamente ignorata.

Vorrebbe dire che persino le prescrizioni poste in condizioni di affannosa urgenza dai soggetti tecnici interpellati possono essere allegramente trascurate.

Vorrebbe dire che un progetto come questo può essere approvato anche se è definito solo al 12%.

Vorrebbe dire che è lecito spendere denaro pubblico anche a concreto rischio fallimento.

Vorrebbe dire che chi riceve poteri commissariali può liberamente impegnarsi e smentirsi a ripetizione.

Vorrebbe dire che è legittimo criminalizzare una comunità divulgando nel Paese informazione non veritiera.

Vorrebbe dire che è corretto pronosticare scenari fantasiosi che i dati obiettivi definiscono impossibili da raggiungere nei tempi annunciati.

Vorrebbe dire che è ammesso scambiare salute, sicurezza e lavoro con promesse di compensazioni inappropriate scritte peraltro sulla sabbia.

Vorrebbe dire che la transizione ecologica verso le rinnovabili si fa sottoponendo fonti fossili a processi doppiamente inquinanti, a trasporti rischiosi, a trasformazioni e ubicazioni pericolose.

Vorrebbe dire che un nuovo ordine mondiale deve fondarsi sulla fine della convivenza pacifica sul pianeta.

Noi amiamo pensare che il TAR del Lazio dovrà tener conto di tutto ciò!



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