“Abitata ancora da Fiorentini, immune dagli sviluppi che hanno trasformato altre parti della città”: zona da tutelare!
Prosegue oggi col contributo di Richard Hall, consorte dell’autrice dell’appello proveniente da Sydney trasmesso alla giunta di Palazzo Vecchio la scorsa settimana, la presentazione di testi prodotti in àmbito anche internazionale a sostegno dell’invito a una riflessione approfondita sui contenuti e sull’iter della Variante semplificata che prospetta un poderoso albergo di lusso sulla collina fra Villa Bardini, Via San Leonardo, Forte Belvedere e il Giardino di Boboli.
Segnala, l’affezionato visitatore australiano, l’importanza di un rapporto pericolosamente in via di estinzione, quello fra fiorentinità ed eredità storica: un nesso, commenta Idra, “fortemente compromesso in città per effetto di trasformazioni urbanistiche che ne hanno sovente alterato l’identità fisica e antropologica”. Scrive Hall, a proposito di questa enclave “incontaminata” a ridosso del Giardino di Boboli: “E’ una zona abitata ancora da Fiorentini e, ad oggi, è immune dagli sviluppi che hanno trasformato altre parti della città. Per i residenti attuali, e per coloro che abitano il territorio fiorentino, essa rappresenta un continuum col loro ‘patrimonio storico e culturale’”.
Un continuum che rischia però di spezzarsi: “L’indotto delle trasformazioni urbanistiche proposte in quest’area ne cambierà per sempre i connotati, aprendo un varco a quelle condizioni che hanno modificato altre parti di Firenze”. Aggiunge, l’associazione che da maggio recapita nella cassetta della posta del sindaco e degli assessori, nel fragoroso silenzio di pressoché tutti i media locali, messaggi provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo: “Il processo di perdita dei caratteri qualificanti dei luoghi, che tanta parte del centro storico ha già desertificato sostituendo attività produttive e residenza con una monocultura turistico-speculativa, snaturerebbe cioè anche la preziosa e delicatissima collina di Belvedere, e non soltanto sotto il profilo fisico, ma anche culturale e identitario”. Ed evidenzia il pronostico che da Sydney formula Richard Hall: “L’accesso pubblico ai beni restaurati non è in grado di controbilanciare le conseguenze negative dello scollamento dal patrimonio culturale che un processo del genere determinerebbe”. Un’intuizione sufficientemente allarmante, secondo Idra, che suggerisce alla Giunta di prenderla in “seria considerazione”.
L’intervento turistico-ricettivo previsto in Costa San Giorgio risulta di fatto non lieve. Questi i dati della scheda urbanistica contenuta nel documento preliminare di VAS, su carta intestata del Comune di Firenze, redatto dal Gruppo di lavoro interdisciplinare della Proprietà:
- Turistico-ricettivo (accoglienza in alberghi, pensioni, motel, locande, residenze turistiche alberghiere, case per ferie, ostelli (….), albergo diffuso ai sensi della normativa regionale): 86%;
- Commerciale (esercizi di somministrazione di alimenti e bevande: ristoranti, trattorie, pizzerie, enoteche e locali consimili, bar, birrerie, pub e locali consimili): 8%; (commercio in esercizio di vicinato): 1%;
- Direzionale comprensivo delle attività private di servizio: (attività di piccole dimensioni di servizio alla persona e alla residenza): 5%.
Non manca di preoccupare anche sul piano sociale, “come continuano del resto ad attestare – sottolinea Idra – tante ‘trasformazioni’ orientate al segmento del lusso attualmente in corso o in progetto a Firenze”. Non ne verrebbe un vantaggio per la collettività, scrive Richard Hall: “Sono certamente d’accordo col riutilizzo di questi siti storici che da tempo non sono più fruiti. Ma – come avviene con successo in molte altre città – il recupero di questi luoghi dovrebbe salvaguardare il patrimonio e la storia. E a beneficiarne dovrebbero essere quanti più cittadini possibile piuttosto che uno sparuto numero di visitatori facoltosi”.
Seguirà l’intervento di Paolo CELEBRE, architetto.
Il contributo di Richard HALL
Da prima della pandemia di Covid 19, a partire dal 2006, vengo in viaggio a Firenze quasi ogni anno, per restarci ogni volta da uno a tre mesi. Per me l’Oltrarno è un posto molto speciale. In un caso ho abitato con mia moglie per tre mesi in Piazza Santa Felicita.
Una delle mie passeggiate predilette, che ho fatto tante volte, parte da Viale Galileo, prosegue per Via San Leonardo fino a Forte Belvedere e a Porta San Giorgio, e raggiunge Piazza Santa Felicita scendendo lungo Costa San Giorgio accanto a Villa Bardini, alla Casa di Galileo Galilei e alla Chiesa di San Giorgio alla Costa. Molte ore ho trascorso nel Giardino di Boboli e nel Giardino Bardini, e più mostre ho visitato dentro Villa Bardini.
E’ una parte unica, questa, e incontaminata, della città di Firenze. Le strade strette e ripide sono la materializzazione della Firenze medievale e rinascimentale, e raccontano le tante storie di quei tempi e di quella cittadinanza. E’ una zona abitata ancora da Fiorentini e, ad oggi, è immune dagli sviluppi che hanno trasformato altre parti della città. Per i residenti attuali, e per coloro che abitano il territorio fiorentino, essa rappresenta un continuum col loro “patrimonio storico e culturale”.
L’indotto delle trasformazioni urbanistiche proposte in quest’area ne cambierà per sempre i connotati, aprendo un varco a quelle condizioni che hanno modificato altre parti di Firenze. L’accesso pubblico ai beni restaurati non è in grado di controbilanciare le conseguenze negative dello scollamento dal patrimonio culturale che un processo del genere determinerebbe.
Sono certamente d’accordo col riutilizzo di questi siti storici che da tempo non sono più fruiti. Ma – come avviene con successo in molte altre città – il recupero di questi luoghi dovrebbe salvaguardare il patrimonio e la storia. E a beneficiarne dovrebbero essere quanti più cittadini possibile piuttosto che uno sparuto numero di visitatori facoltosi.
Richard HALL
Ingegnere Consulente, Sydney, Australia