Dopo quasi due anni di relazioni umane interrotte, urge “una normalità eticamente e intellettualmente più valida”
Un nuovo messaggio proveniente dal folto gruppo di intellettuali firmatari del Manifesto Boboli-Belvedere. A inviarlo, un personaggio particolarmente sensibile al tema della salvaguardia del patrimonio architettonico e culturale che fa celebre la nostra città in Europa e nel mondo. Il poeta, scrittore e regista Abner Rossi ha infatti conoscenza diretta della vicenda dell’ex Complesso monastico di Monte Oliveto, situato in una posizione panoramica invidiabile accanto a Villa Strozzi, sopra al Viale Raffaello Sanzio e a Via Pisana, sul lato occidentale della città. Dalla finestra del refettorio dell’annessa Chiesa di San Bartolomeo si vuole che sia stata colta addirittura l’inquadratura della celeberrima ‘Veduta della Catena” di fine Quattrocento esposta in Palazzo Vecchio. Ed è proprio al “michelozziano” Monastero Benedettino Olivetano, tale fino al 1870, poi trasformato in Ospedale militare di Monte Oliveto, che Abner Rossi teme tocchi sorte analoga a quelle occorsa – con l’alienazione – ai due ex Conventi di Costa San Giorgio.
Prende le mosse, il ragionamento del nostro, dai “due anni di interruzione dei rapporti sociali, singole e collettive relazioni umane, come anche economiche e culturali”. Se ne deduce che “dovremmo avere la capacità di guardare davanti a noi non per ripristinare la “normalità” del disprezzo e dell’interesse, ma per inventare una normalità eticamente e intellettualmente più valida”. E paventa, Abner Rossi, le conseguenze distruttive che possono scaturire da una politica fatta di semplici discorsi e vane promesse: “In una Città d’arte dov’è museo quasi ad ogni passo”, infatti, esse “giustificano la disattenzione verso luoghi che sono fragili e quindi da proteggere, salvaguardare, mantenere e da lasciare in eredità. Inoltre il vaniloquio promissorio promuove l’ignoranza, l’uso sconsiderato dei beni, la manomissione per fini spacciati prima per nobili e subito dopo come necessari per la modernità”.
Di qui, il suggerimento su come amministrare oculatamente la delicata variante “Ex Caserma Vittorio Veneto”: “Serve che in Costa San Giorgio (dopo tutto ciò che è accaduto con le soppressioni post unitarie), gli eventuali interventi tengano conto della storia del luogo e che si coltivino le compatibilità necessarie e i controlli. Occorre una mano leggera come deve necessariamente essere se essa è guidata da un amore per quella meravigliosa area di Firenze. Certo non può essere la fretta di disfarsene e superare il problema (per poterlo dimenticare prima possibile) a guidare gli atti del Governo del territorio”.
Seguiranno gli interventi di Angelo Baracca. fisico, e Moreno Biagioni, Rete Antirazzista.
Il contributo di Abner ROSSI
Dopo quasi due anni di interruzione dei rapporti sociali, singole e collettive relazioni umane, come anche economiche e culturali, dovremmo avere la capacità di guardare davanti a noi non per ripristinare la “normalità” del disprezzo e dell’interesse, ma per inventare una normalità eticamente e intellettualmente più valida. Insomma le nostre fronti dovrebbero essere tenute così alte da permettere ai nostri occhi non di offrirsi ai selfie o a qualsiasi altra forma di pubblicità istituzionale e politica finalizzata ad una delle tante competizioni elettorali. Sono da sempre le idee degli individui a qualificarli e a renderli decisivi per il futuro di una famiglia, di una Città e di un Paese. Noi tutti abbiamo la complessa fortuna di vivere in una Città d’arte dov’è museo quasi ad ogni passo. I discorsi e le promesse non solo “lasciano il tempo che trovano” ma sono una delle peggiori forme di distruttività perché giustificano la disattenzione verso luoghi che sono fragili e quindi da proteggere, salvaguardare, mantenere e da lasciare in eredità. Inoltre il vaniloquio promissorio promuove l’ignoranza, l’uso sconsiderato dei beni, la manomissione per fini spacciati prima per nobili e subito dopo come necessari per la modernità.
Anche la modernità necessita di fondamenta, se esse vengono abbattute (e il disprezzo può farlo) ogni blasone di nobiltà decade. Basta aprire un quotidiano in un giorno qualsiasi per leggere pessimi esempi di quanto male si può fare ai beni di una Città d’arte in nome di un futuro dove il compromesso al ribasso diventa la regola.
Serve che in Costa San Giorgio (dopo tutto ciò che è accaduto con le soppressioni post unitarie), gli eventuali interventi tengano conto della storia del luogo e che si coltivino le compatibilità necessarie e i controlli. Occorre una mano leggera come deve necessariamente essere se essa è guidata da un amore per quella meravigliosa area di Firenze. Certo non può essere la fretta di disfarsene e superare il problema (per poterlo dimenticare prima possibile) a guidare gli atti del Governo del territorio.
Altro luogo che voglio sottoporre all’attenzione pubblica è il “michelozziano” Ospedale militare di Monte Oliveto, già Monastero Benedettino Olivetano fino al 1870 che, dietro un incomprensibile silenzio del Governo cittadino, sarà presto riconvertito in lussuosi appartamenti.
Abner ROSSI
poeta, scrittore, regista