Parole in libertà, smentite dagli atti e dai fatti
Privi di corrispondenza con la realtà gli argomenti con cui il sindaco di Firenze Dario Nardella si difende oggi, su “La Nazione”, dal garbato e fermo j’accuse dello studioso fiorentino Franco Cardini, che sul pasticciaccio brutto del resort negli ex conventi di Costa San Giorgio ha raccolto l’appello dei cittadini suggerendo “ripensiamoci, valutiamo, discutiamo”.
Le parole del sindaco sono smentite dagli atti.
Una variante urbanistica a dir poco lasca ha accordato al privato, a ridosso di Boboli, una monocultura alberghiera (86% turistico-ricettivo + 5% direzionale), mentre la stessa procedura concorsuale preliminare alla definizione delle nuove destinazioni d’uso, come previsto dal Regolamento urbanistico, esigeva la formulazione di un concept “caratterizzato da un adeguato mix funzionale”. Può mai un turistico-ricettivo-direzionale al 91% definirsi “un adeguato mix funzionale”?
Quel concorso internazionale, peraltro, è stato lasciato al 100% nelle mani del privato, dalla formulazione del bando alla valutazione degli elaborati prodotti. Ed è stato così trasparente che la stessa direzione urbanistica risponde a Idra di non disporre di tutti i sedici concept prodotti, ma solo dei tre vincitori (ottenuti dall’associazione – che li sta analizzando – dopo mesi di solleciti, e solo grazie all’intervento del Difensore civico della Toscana). E dire che la stessa arch. Silvia Viviani, intervenuta a novembre per conto della proprietà del complesso della ex caserma nel corso di un’audizione in Commissione consiliare Urbanistica, aveva dichiarato: “Una volta che noi abbiamo finito quel lungo percorso che ci ha portato per tre anni a lavorare e a produrre moltissimi tipi diversi di approfondimenti, di elaborati, di studi, di analisi, e di componenti progettuali, alla fine (…) abbiamo lasciato correttamente nelle mani dell’Amministrazione tutte queste elaborazioni e l’Amministrazione (…) ha fatto proprio tutto questo materiale”. Secondo i rappresentanti della proprietà quel materiale non solo è “di piena titolarità dell’Amministrazione comunale”, ma addirittura meritevole di un palcoscenico pubblico. “Io avevo proposto – ha spiegato in Commissione l’arch. Viviani - che in realtà a un certo punto nella raccolta degli esiti delle procedure concorsuali via via per questi patrimoni in città forse l’Amministrazione aprisse, come dire, uno spazio-archivio anche consultabile, perché i contributi che hanno dato i tanti professionisti che si sono misurati via via con queste procedure concorsuali sono contributi che sono piuttosto interessanti”.
Che fine hanno fatto quegli elaborati?
Quanto alla cremagliera, si badi bene, non è assolutamente scomparsa dall’orizzonte, perché la scheda della variante adottata rimanda semplicemente ad “apposito separato atto” la soluzione per i percorsi di collegamento del complesso alberghiero con la città limitrofa, in particolare con il Giardino di Boboli e con il Forte Belvedere. Percorsi che sono programmati come condizioni caratterizzanti il progetto di intervento. Potrebbe trattarsi dunque di una cremagliera, di una funicolare, di un tunnel, di una funivia…
Più che mettere paletti pubblici, Palazzo Vecchio sembra aver spalancato pertanto porte e finestre. E non è detto che sia la soluzione migliore. In ogni caso, perché non discuterne, visto che la popolazione – con buona pace delle ottimistiche convinzioni del sindaco – è ignara di tutti i dettagli della variante?
E qui veniamo all’altro punto, ai fatti. Il sindaco Nardella dovrebbe considerare con senso di responsabilità politica il peso e il valore delle oltre 1000 firme (677 delle quali nell’Oltrarno, tutte corredate dai dati di un documento di identità) raccolte per richiedere un percorso di trasparenza e di dibattito pubblico. Queste centinaia di cittadini non si sono evidentemente accorti dei contenuti di una ipotesi di intervento che, come lo stesso sindaco ammette, ha visto ‘sei anni di pensieri, valutazioni e discussioni’, e più cambi di scenari. E forse non è solo colpa loro se l’informazione manca. Dei trenta giorni concessi a luglio dell’anno scorso (in pandemia) per le osservazioni sulla variante, Palazzo Vecchio non ha dato notizia neppure con un comunicato stampa. Nel frattempo, la Giunta aveva ben provveduto a sottrarre il procedimento a quella elementare valutazione ambientale che – come il direttore degli Uffizi ha evidenziato – sarebbe stata quanto meno opportuna.
Sei mesi massimi di trasparenza, dunque, non guasterebbero: si tratta di un percorso normato da una legge regionale sulla partecipazione, la 46 del 2013, fiore all’occhiello di Palazzo Strozzi Sacrati in tutta Italia. E il progetto presentato da Idra è già pronto per partire: è stato ammesso e pre-finanziato l’11 febbraio dall’Autorità regionale per la garanzia e la promozione della partecipazione “in ragione della rilevanza dei temi affrontati e della loro corretta impostazione metodologica”.
A ben pensarci forse, allora, una sola posizione dignitosa ha espresso negli ultimi mesi in questa vicenda la giunta di Palazzo Vecchio (che vanamente i cittadini hanno cercato di contattare con lettere, Pec e telefonate per un incontro, un dialogo, una collaborazione…): il silenzio. Delegando a un amministrativo - come ha fatto un evanescente assessore alla partecipazione e alla cittadinanza attiva – di rappresentare ai cittadini il diniego politico alla partecipazione. Dal Segretario generale del Comune Idra attende peraltro una risposta alla lettera con cui ha chiesto graditi chiarimenti nel merito degli argomenti portati a motivazione del respingimento.