Idra non demorde e confida in un ripensamento
“Niente è irrimediabile, soprattutto quando 1064 cittadini chiedono di essere ascoltati!”. Così si conclude, opportunamente, l’ultimo pronunciamento arrivato dal Consiglio comunale di Firenze – a firma di Roberto De Blasi e Lorenzo Masi – a sostegno della domanda di trasparenza e di partecipazione sottoscritta da 677 abitanti dell’Oltrarno, da San Frediano a Porta Romana, da Santo Spirito a via Guicciardini, da Santa Felicita a San Niccolò. Un’esigenza, largamente diffusa in città, di aprire un dibattito pubblico sulla quella che è forse la più importante operazione di trasformazione urbanistica in cantiere a Firenze in area Unesco: il prospettato cambio di destinazione di un enorme complesso monasteriale finora chiuso alla fruizione pubblica, abbandonato dal 1998 dopo aver ospitato per 70 anni una Scuola di Sanità militare della Difesa, e oggi acquistato da un facoltoso privato che progetta di trasformarlo in un grande albergo di lusso da collegare – attraverso accessi dedicati, per il diletto della clientela – con beni medicei preziosi come Forte Belvedere, Palazzo Pitti e il Giardino di Boboli. La stessa tranquilla e romantica via San Leonardo (qui in un olio di Ottone Rosai, che vi ebbe studio e residenza), icona della viabilità storica collinare fiorentina, subirebbe una pressione insopportabile, sia sotto l’aspetto quantitativo sia sotto quello qualitativo, per effetto del transito quotidiano di mezzi di rifornimento merci e smaltimento rifiuti derivante dalla costituzione di una servitù di passaggio per veicoli di servizio all’albergo dall’area di Forte Belvedere.
Fuori dai confini dell’Oltrarno, anche altre centinaia di fiorentini e non – che quel quartiere conoscono o frequentano – hanno voluto ribadire convintamente, firmando coi propri dati anagrafici, la richiesta di “attivare, ai sensi della Legge regionale 46 del 2013, un percorso di conoscenza e confronto pubblico”, col dichiarato intento di “far conoscere ai cittadini e alle scuole un bene architettonico di significativo pregio storico, artistico e paesaggistico di fatto sconosciuto ai fiorentini ed analizzare, con il contributo di tutti i portatori di interessi, i possibili impatti (positivi o negativi) sull’Oltrarno in termini di vivibilità, accessibilità, fruizione sociale e culturale”. Fra le personalità di rilievo che hanno sottoscritto il progetto “Laboratorio Belvedere” ricordiamo Giovanni Pallanti, Giuseppe Cini, Massimo Listri, Adele Seniori Costantini, Olivia Turchi, Marco Geddes da Filicaja, Ubaldo Nannucci.
Ma questa volta la ‘partecipazione’ – evocata dalla giunta che governa la città come fiore all’occhiello della politica urbanistica di Palazzo Vecchio – sembra essere risultata sgradita.
Il 1 aprile, presentando su Facebook il Percorso Partecipativo sul Piano Strutturale e il Piano Operativo Comunale, l’assessore alla partecipazione e alla cittadinanza attiva Alessia Bettini affermava: “Vorrei dire, avendo la delega alla partecipazione e avendola avuta anche nello scorso mandato, che noi ci teniamo davvero alla partecipazione, ma non come esercizio di retorica!”. Ma è lo stesso assessore che ha ignorato, a partire dal 1 febbraio, cinque successive richieste di ascolto, di incontro e di sostegno inviate anche per posta certificata dai rappresentanti dei firmatari. E soltanto poche ore prima di quella diretta Facebook qualcuno a Palazzo Vecchio aveva incaricato il segretario generale, un funzionario amministrativo, di comunicare all’associazione capofila di una campagna di raccolta firme sostenuta da tante realtà civiche che questo tipo di partecipazione non s’ha da fare.
E’ ciò che ha ripetuto ieri Alessandra Innocenti, presidente della commissione Smart city, decentramento e rapporti con i quartieri, dichiarando che “la richiesta di attivare un percorso partecipativo è arrivata tardivamente”. Ma senza spiegare perché. Non aiuta infatti sapere che “Costa San Giorgio e l’ex caserma Vittorio Veneto sono state oggetto di un lungo iter amministrativo partito sei anni fa”. Si dovrebbe sapere, in quella commissione, che l’iter partecipativo è cosa diversa: è per l’appunto un valore aggiunto, messo a disposizione con apposita legge dalla Regione Toscana, e dota i cittadini di spazi per informarsi, di opportunità per discutere, di risorse per elaborare contributi non soltanto individuali e privati, come le osservazioni, ma pubblici e interattivi. Il tutto, in tempi certi: massimo sei mesi. Forse la consigliera Innocenti dovrebbe domandarsi piuttosto come mai così tanti suoi concittadini chiedono informazione e dibattito: probabilmente, di quel “lungo iter amministrativo partito sei anni fa” non si sono semplicemente accorti. E non è detto che sia solo colpa loro. Quanto all’invito a partecipare, sì, ma coniugato al futuro, “con Firenze prossima”, molto volentieri, grazie! Ma interessa anche il presente. E soprattutto interessa prevenire eventuali conseguenze nefaste di scelte passate ancora rimediabili, o di procedure non del tutto soddisfacenti, se la lettera preoccupata del direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt significa qualcosa.
Adesso però, forse, qualcosa si muove. Trasversale e solidale non è stata infatti soltanto la campagna di raccolta firme fra febbraio e metà marzo, pur nella difficile stagione Covid. Trasversale si sta rivelando sempre più anche la simpatia che nella Sala de’ Dugento sta riscuotendo l’iniziativa promossa da Idra. Prima della più recente presa di posizione pubblica, ieri, da parte dei consiglieri De Blasi e Masi, hanno manifestato più volte il proprio appoggio Alessandro Draghi, Dmitrij Palagi e Antonella Bundu, collaborando in varie circostanze anche alla raccolta delle adesioni. Lo stesso ha fatto il consigliere Andrea Asciuti. Non sembra dunque improbabile che anche in altre formazioni politiche possa aprirsi finalmente uno spazio di riflessione che spinga a riconsiderare la scelta, difficilmente difendibile, di ignorare la ragionevole domanda di interazione – già approvata nel merito e nel metodo dalla Regione Toscana! – che proviene dalla città su un tema così sensibile. Idra, democraticamente paziente, aspetta!