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Cantieri svelti? Idra replica a Cancelleri

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La sospensione in atto di diritti costituzionali fondamentali come le libertà di circolazione e di riunione non può legittimare il varo di provvedimenti non condivisi

In un’intervista al Fatto Quotidiano, il viceministro ai Trasporti Giancarlo Cancelleri, del Movimento 5 Stelle, ha annunciato stamani una proposta, già consegnata al presidente del Consiglio e al Ministro dell’Economia. Cancelleri sostiene di voler “velocizzare i lavori per opere che sono già interamente finanziate e inserite nei contratti di programma dell’Anas e della Rete ferroviaria, per un valore complessivo di 109 miliardi”. E aggiunge, in relazione alle normative sugli appalti: “Vogliamo semplificare tempistica e modalità, nominando come commissari straordinari per l’affidamento e l’esecuzione delle opere l’amministratore delegato di Anas e quello di Rfi. Staranno in carica tre anni, rinnovabili per altri due in base ai risultati”.

Questa la risposta che dalla Toscana ha indirizzato anche per Pec al viceministro l’associazione fiorentina Idra, che monitora da oltre 20 anni le condizioni di attuazione delle ‘grandi opere’ ferroviarie in Mugello, a Sesto Fiorentino e a Firenze.

«Se il Suo obiettivo, gentile Viceministro Cancelleri, è – come leggiamo nell’intervista pubblicata oggi su “Il Fatto Quotidiano” sotto il titolo “Ora lo sblocca-cantieri, così nel giro di due mesi partiranno tutti i lavori” – quello di “velocizzare i lavori per opere che sono già interamente finanziate e inserite nei contratti di programma dell’Anas e della Rete ferroviaria”, quale sarebbe allora la differenza fra la Sua proposta e le ambizioni delle cordate di uomini d’affari che in tanti casi negli ultimi decenni hanno forzato l’approvazione di opere infrastrutturali labour saving, capital intensive, devastanti per l’ambiente e per il clima, sgradite alle popolazioni che abitano quotidianamente i territori, oltre che largamente discutibili anche sul piano dell’utilità trasportistica? D’accordo che sia necessario, appena finita l’emergenza sanitaria, intervenire con misure eccezionali. Ma occorre guardare bene (e rapidamente, questo sì!) dentro i progetti. Non si possono ripetere al buio gli errori e gli orrori del passato, addebitando alle generazioni future – col pretesto dell’urgenza – nuovi debiti fuori controllo, persistendo in scelte socialmente inutili o deleterie come quelle che hanno originato i noti gravi disinvestimenti nel servizio sanitario nazionale, nella difesa idrogeologica, nella manutenzione e nella sicurezza delle infrastrutture, nella ricostruzione delle regioni colpite dai sismi, nella scuola, nell’Università e nella ricerca!

Prima di consegnare la Sua proposta al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, Le chiediamo, si è premurato di consultare la cittadinanza portatrice di interessi su questi temi, o di visitare i luoghi che beneficerebbero della ricetta da Lei suggerita? Qui e ora, sarebbe disponibile a venire a Firenze, ad esempio, per verificare ciò che ha provocato la TAV nelle valli e nelle comunità dell’Appennino, e per constatare ciò che tuttora provoca nella città patrimonio mondiale dell’Unesco un disegno di doppio sotto-attraversamento privo di costrutto, arenato da più di 20 anni? Noi La invitiamo, ci contatti: negli anni passati abbiamo accompagnato senatori e deputati del Suo Movimento in visita ai cantieri fiorentini, assieme ad Alfonso Bonafede, oggi Ministro della Giustizia e Capo delegazione del Movimento 5 Stelle, e abbiamo ricevuto impegni formali a sostenere questa nostra battaglia dallo stesso Luigi Di Maio, allora vicepresidente della Camera e oggi Ministro degli Esteri.

Invitiamo in ogni caso Lei e l’esecutivo tutto a considerare che l’attuale stato di emergenza nazionale non può giustificare l’assunzione di iniziative di governo ‘speciali’ carenti sotto il profilo della legittimità democratica: la condizione di lockdown alla quale l’intero Paese è sottoposto sospende infatti diritti costituzionali fondamentali come la libertà di circolazione e di soggiorno su tutto il territorio nazionale (Art. 16) e di riunione (Art. 17), impedendo quindi la libera espressione del confronto, del dissenso e dell’interlocuzione. Grave e paradossale sarebbe che la cittadinanza, dopo un’inedita esperienza collettiva di limitazioni di ogni genere, dovesse trovarsi – all’uscita dall’emergenza – in un Paese ancora una volta segnato da scelte adottate arbitrariamente da una classe politica non assoggettata alle ordinarie procedure di controllo. Inquieta, in proposito, quel virgolettato a Lei attribuito nell’occhiello dell’articolo, che recita “Sono ferme opere per 109 miliardi, facciamo come a Genova”. Sarebbe convenuto forse che, prima di abbracciare un tale slogan (così caro oggi a certo sindacato e a certa imprenditoria), Ella avesse interpellato il prof. Giuseppe Catalano, coordinatore della Struttura tecnica di missione, che per il Suo Ministero cura l’indirizzo strategico, lo sviluppo delle infrastrutture e l’alta sorveglianza. Ricordiamo che, in occasione del nostro recente incontro col Ministro Paola De Micheli, a febbraio, il prof. Catalano ebbe infatti a segnalarci come il ‘modello Genova’ non sia replicabile: si è trattato di un caso unico per la valenza materiale, morale e simbolica del dramma del crollo del Ponte Morandi, per il quale è stata tollerata – ma solo in via eccezionale – l’elusione di tempi, controlli e garanzie.

Ci risponda, per cortesia: Lei appartiene ancora, ci risulta, a un Movimento che ha fatto della democrazia orizzontale la propria bandiera!»



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