Suona singolare, e forse un po’ anacronistico, l’appello che il presidente Enrico Rossi lancia al PD a promuovere niente meno che “comitati di lotta” perché interventi come la TAV “si facciano bene e presto”. Curiosa questa chiamata movimentista che proviene dallo scranno più alto della Regione Toscana, dove quel partito ha amministrato 20 anni di palese (e parrebbe anche costosa) inconcludenza nell’attuazione del progetto TAV di Firenze, dopo aver approvato – per mano di esponenti di rango quali Vannino Chiti e Claudio Martini – progetti rivelatisi in Mugello e a Monte Morello perniciosissimi per l’ambiente e per l’erario, agendo “con censurabile superficialità, insolita pervicacia ed in violazione ad elementari norme di diligenza”, come ha sentenziato il 31 maggio 2012 la Corte dei Conti della Toscana.
Curioso che Rossi inviti alla lotta dopo essersi mostrato sordo alle ripetute e civilissime sollecitazioni a ridiscutere l’osceno progetto di sottoattraversamento di Firenze, richieste che provenivano proprio da quella cittadinanza umiliata e offesa che, con Idra, si è costituita parte civile nel processo penale per i danni TAV sopra e sotto l’Appennino.
Nel coro di coloro che, a dispetto degli allarmi climatici attestati dalle cronache e dalle Nazioni Unite, continuano a invocare ruspe, cemento, asfalto, acciaio e centinaia di migliaia di tonnellate di terre da scavare e scorrazzare in giro per la regione o anche fuori, Rossi è comunque in buona compagnia. Anche il sindaco di Firenze Dario Nardella dichiara che “ora non ci sono alibi per finire il sottoattraversamento TAV a Firenze”. Trascurando di dire che in realtà i sottoattraversamenti sono due. Che si dovrà completare il primo prima di avviare il secondo. E che… non sono mai cominciati!
Ci manca solo che l’uno e l’altro, Rossi e Nardella, conferiscano adesso con una bella cerimonia qualche cittadinanza o tessera onoraria a Greta Thunberg non appena tornerà in Italia…