Abbiamo noi forse esperienza in Toscana di una democrazia rappresentativa che sia stata in grado di salvarci dal saccheggio ambientale, erariale e sociale che delle grandi opere sembra la seconda inevitabile natura nel nostro Paese?
Persino a livello locale, possiamo noi forse parlare di Comuni, Provincia e Regione come di istituzioni dotate di una capacità di ascolto delle istanze dei cittadini e del territorio?
Se ai limiti della democrazia delegata aggiungiamo le conseguenze delle peculiari recenti leggi elettorali, scaturisce come del tutto naturale il fenomeno di una classe politica sostanzialmente autoreferente. E così da 22 anni seguiamo la vicenda TAV in Toscana, e sempre abbiamo registrato una formidabile santa alleanza fra Stato, Regione ed Enti locali nell’ignorare le proposte in qualche modo divergenti dalle politiche ferree decise a tavolino dal potere esecutivo.
Adesso, la riforma costituzionale sottoposta domenica al vaglio dei cittadini, combinata alla legge elettorale attualmente in vigore, promette di consegnare alle ortiche anche gli ultimi brandelli di democrazia rappresentativa, blindando il potere centrale e privando le cosiddette autonomie locali persino della parvenza di una capacità di intervento e di decisione. Via libera dunque a tutte le grandi opere che potranno essere elevate al rango di strategiche in assenza di criteri oggettivi, razionali, condivisi e controllabili. Dalla TAV ai Ponti sullo Stretto, dalle novelle BreBeMi alle tramvie interrate sotto i siti Unesco, dalle centrali nucleari ai cimiteri radioattivi, dalle trivelle ai rigassificatori, dagli inceneritori alle discariche alle… opere e operette che converrà comunque qualificare come strategiche, all’occorrenza…
Dalla legalizzazione dell’arbitrarietà nella spesa pubblica rischiamo domenica di passare alla sua costituzionalizzazione: dalla Legge-obiettivo alla Costituzione-obiettivo. No grazie!