Come sciogliere il nodo dei nodi, l’architettura finanziaria: sono pronti a collaborare col sindaco Matteo Renzi un noto economista dei trasporti e un citatissimo esperto di trasparenza degli appalti.
Qualunque sia il tracciato che venga scelto, sotterraneo o di superficie, quale che sia l’ubicazione e l’importanza della stazione, con l’attuale modello TAV c’è uno spettro che si aggira per Firenze: tempi infiniti, opera insicura e di cattiva qualità, impatto ambientale e sociale insopportabile, profondo danno erariale.
I precedenti non mancano. Mugello e Bologna insegnano.
Non si tratterebbe di incidenti di percorso: sono effetti strutturali, prevedibili, connaturati al modello finanziario adottato per la TAV. L’analisi svolta nei mesi scorsi dalla Corte dei conti e dall’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici non lascia spazio a dubbi: se a costruire l’opera è un general contractor, che mantiene la direzione dei lavori e può permettersi impunemente errori progettuali o esecutivi, costosissime varianti e differimenti sine die della consegna, i costi (che sono e restano esclusivamente pubblici) lievitano in maniera esponenziale, i tempi di cantierizzazione vanno fuori controllo, i danni sociali e ambientali si contano – semmai – soltanto alla fine, quando risultano ormai irrimediabili. Come è successo in occasione del processo di Firenze per il disastro TAV nel Mugello.
Scandalo degli scandali, sembra che nessuna forza politica, a Palazzo Vecchio, metta in evidenza questo tratto subdolo e devastante. Eppure è il primo vero nodo da sciogliere. A meno che non ci si voglia rassegnare a un’Italia consegnata ancora una volta agli interessi speculativi di un capitalismo protetto e viziato, con uno Stato che abdica al proprio ruolo di rappresentanza degli interessi collettivi.
Ecco perché lo scorso 9 ottobre l’associazione Idra, parte civile nel processo penale per i danni TAV in Mugello e a Monte Morello (al termine del quale sono soste sanzionate le responsabilità della mala-costruzione della “grande opera” con pesanti condanne a società come Impregilo, pur ai vertici dell’imprenditoria edile italiana), ha voluto rendere ancora più tangibile la propria proposta di collaborazione al nuovo sindaco di Firenze Matteo Renzi per la soluzione del nodo ferroviario. In una dettagliata cartella, Idra ha tratteggiato una road map (l-sind-cf-9-10-09-con-scheda-sul-general-contractor) che permetta all’Amministrazione di liberarsi dai lacci in cui le scelte precedenti hanno ingabbiato il futuro della città. “Si tratta di indicazioni concrete e praticabili”, scrive a Renzi il portavoce Girolamo Dell’Olio. “Il modello proposto è stato validato dall’ing. Ivan Cicconi, direttore dell’Associazione Nazionale ITACA (Istituto per la Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale), e dal prof. Marco Ponti, ordinario di Economia Applicata al Politecnico di Milano e membro della Società Italiana degli Economisti dei Trasporti (SIET)”. E aggiunge: “Ambedue ci hanno cortesemente comunicato di essere a disposizione dell’Amministrazione comunale di Firenze – ciascuno nell’ambito delle proprie competenze – per ogni necessario approfondimento e integrazione”.
Dopo i pronunciamenti netti e inquietanti che le autorità pubbliche di controllo hanno formulato sull’architettura contrattuale della TAV in quanto del tutto inaffidabile, la palla della legalità, della correttezza istituzionale e della credibilità tecnica e progettuale è oramai tutta nel campo dei decisori politici. Nel caso di Firenze, è nel campo del suo primo cittadino e del Consiglio comunale, che hanno il diritto e il dovere di denunciare un meccanismo finanziario in grado solo di portar male alla “città del fiore” e all’erario pubblico.