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INFORMAZIONE PUBBLICA SULLA TAV A FIRENZE: FAVOLA A BUON MERCATO

Giornalismo e professionalità stile Ventennio?

Giuliano - La Tav ha un ulteriore vantaggio...

Giuliano – La Tav ha un ulteriore vantaggio…

“1600 metri di galleria in 10 mesi. Ha percorso quasi la metà del tragitto la talpa che scava il tunnel dell’Alta velocità sotto Firenze. Adesso è a ridosso della Fortezza da Basso. Manca un altro chilometro e mezzo per arrivare alla futura stazione Foster”. Così in Toscana mercoledì 2 ottobre, il Tg regionale di Stato, remunerato coi denari dei telespettatori, ha restituito alla cittadinanza l’esperienza del sopralluogo col presidente della Regione Eugenio Giani nella fresa fino al punto di scavo.

Ma stanno veramente così le cose?

Primo punto: la stazione sotterranea Foster non è certo la fine del tunnel. Altrimenti i treni che arrivano da Roma andrebbero a sbattere contro un pancone di argilla alto 25 metri. Si dà il caso che una volta arrivati alla futura stazione (ancora largamente incompiuta) si debba continuare a scavare fino a Castello, per potersi ricongiungere con l’unica galleria Alta velocità realizzata finora a Firenze, sotto lo ‘Scavalco’. Un’opera, questa, di alta ingegneria, dalle cui pareti grondano tuttora quantità elevate di colibacilli fecali nell’apparente indifferenza delle autorità politiche e amministrative. Quanto a quelle sanitarie, né il vecchio sindaco né l’attuale (già membro della passata giunta) hanno dato notizia di interventi di bonifica, nonostante le numerose segnalazioni.

E poi: i tunnel da costruire sono due. Ne è previsto anche un altro, parallelo, altrettanto lungo e forse perfino più rischioso, paventano certi geotecnici, dal momento che gli scavi andranno a bucare un substrato già manomesso.

Dunque, a occhio e croce, è stata percorsa solo… la metà della metà della metà del tragitto. Insomma, non è esattamente quello che si comunica al contribuente.

Il cronista (pubblico) si avventura anche in un’altra esilarante anteprima: “A Campo di Marte la fresa gemella di Iris è pronta a iniziare a metà di novembre il secondo tunnel in senso contrario”. Si scaverà dunque verso est, invece che verso ovest, fra Campo di Marte e Rovezzano? Ma no! E’ chiaramente solo un errore marginale di orientamento (o di padronanza della lingua, o di entrambe). Il cronista intendeva dire ovviamente che nella seconda galleria saranno i treni a correre in senso contrario! E subito dopo ci rivela una nuova possibile variante in corso d’opera: diversamente da quanto annunciato fin qui, “non si è ancora deciso se Iris aspetterà la gemella alla Fortezza, oppure se continuerà da sola verso via Circondaria”. Forse c’è un aspetto di romanticismo meccanico fra Iris e Pegaso (le due frese) che i progettisti non avevano considerato…

Infine, la ciliegina: graniticamente assertivo, il servizio di informazione pubblica Rai rassicura la popolazione: I tempi sono rispettati: 1600 metri di galleria in 10 mesi”.

Ora, dando per buoni questi numeri, anche un bambino sa che 1600 metri in 300 giorni descrivono ben altra progressione (neppure la metà!) rispetto ai 12 metri al giorno promessi sui pannelli pubblicitari alla festa inaugurale con sindaco, Regione, ministro e acqua santa a maggio 2023.

Quanto all’ennesimo proclama di una “fine dell’opera nel 2028, quando l’Alta velocità sarà separata dai treni regionali”, anche qui, caro Servizio Pubblico, due bei granchietti!

La fine degli scavi infatti non coincide necessariamente col passaggio dei treni: Dopo l’ultimazione dei lavori c’è la fase di messa in esercizio che compete anche ad autorità preposte a questo”, ha ammesso a luglio lo stesso Amministratore delegato di RFI Gianpiero Strisciuglio in occasione del un sopralluogo al cantiere col presidente Giani.

E comunque, cosa costerebbe, ai giornalisti chiamati alla responsabilità di fornire notizie fondate e verificate, dare un’occhiata a cosa c’è scritto nei cronoprogrammi dei lavori firmati su carta intestata dal committente? C’è stampato, nitido, il milestone di fine lavori a fine aprile 2029!

Ma forse un giornalista non deve sapere, forse non deve capire, se quel che conta è riportare le verità che i piani alti passano, senza badare troppo ai dettagli o alle incongruenze o alle omissioni. Una volta si chiamavano veline, foglio d’ordine (dattiloscritto su fogli di carta velina) contenente le disposizioni che il regime fascista impartiva alla stampa italiana, quotidiana e periodica” (fonte Wikipedia). Come dovremmo interpretare questo stile di lavoro in tempi di così acceso dibattito ‘democratico’ sulle tare dei vecchi regimi e sulle minacce delle moderne democrature? E dire che tralasciamo qui le altre ben più gravi ombre TAV in riva d’Arno, che pure la maggior parte della grande stampa libera evita accuratamente di far filtrare: dal collaudo negato da lustri allo Scavalco da parte della competente Commissione tecnico-amministrativa alle nuove emergenti incertezze sulla consistenza delle  tonnellate di terre di scavo da trasferire in Valdarno, fino alla clamorosa (delittuosa?) falla nella sicurezza: gli scavi si conducono – leggiamo – senza aver sottoposto il progetto al Comando competente dei Vigili del Fuoco, che da quindici mesi lo denuncia. Una lacuna progettuale gigantesca,  in una città delicata e preziosa e plurialluvionata come Firenze: manca lo strumento principe, il Piano di emergenza!

Qualcuno reagirà? Esiste ancora un ‘quarto potere’ degno di questo nome?

 



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