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IPNOSI DIGITALE: PROGRESSO O DIPENDENZA? SONO AL SICURO I NOSTRI CUCCIOLI?

Perché le biblioteche comunali di Firenze evitano il dibattito pubblico su un argomento così urgente e cruciale?

Centrocampo

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Marzo 2024

Alla direzione delle Oblate, la biblioteca centrale di Firenze, arriva un’offerta gratuita di appuntamenti pubblici per le biblioteche di quartiere sul tema L’impatto del digitale sulla scuola. Quale futuro per noi, i nostri amici, i nostri bambini, i nostri ragazzi?”.

A presentarla, un’associazione di volontariato attiva da trent’anni a Firenze.

Al programma è allegato un documento che il Ministero ha trasmesso a tutte le scuole d’Italia: sono i risultati dell’indagine conoscitiva promossa dalla Settima Commissione permanente del Senato sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento. Le conclusioni dell’indagine, condotta consultando neurologi, psichiatri, psicologi, pedagogisti, grafologi ed esponenti delle Forze dell’ordine, approvate dalla Commissione all’unanimità, suonano drammatiche. Evocano la «dittatura perfetta» vaticinata da Aldous Huxley: “Una prigione senza muri in cui i prigionieri non sognano di evadere. Un sistema di schiavitù nel quale, grazie al consumismo e al divertimento, gli schiavi amano la loro schiavitù”. E ammoniscono: “Giovani schiavi resi drogati e decerebrati: gli studenti italiani. I nostri figli, i nostri nipoti. In una parola, il nostro futuro”.

I nostri cuccioli, denuncia il documento, sono sotto attacco a 360 gradi. “Ci sono i danni fisici: miopia, obesità, ipertensione, disturbi muscolo-scheletrici, diabete. E ci sono i danni psicologici: dipendenza, alienazione, depressione, irascibilità, aggressività, insonnia, insoddisfazione, diminuzione dell’empatia. Ma a preoccupare di più è la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali, le facoltà che per millenni hanno rappresentato quella che sommariamente chiamiamo intelligenza: la capacità di concentrazione, la memoria, lo spirito critico, l’adattabilità, la capacità dialettica…”.

La scuola – col distopico Piano 4.0 e i generosi fondi europei del PNRR a foraggiarlo – aggiunge del suo. Non converrebbe dunque cominciare a parlarne?

Maggio 2024

Tre biblioteche di quartiere manifestano interesse per l’iniziativa e la documentazione allegata, i contenuti, le finalità, l’approccio, e chiedono di studiare insieme come e quando partire con gli appuntamenti di dialogo e di auspicata interazione fra famiglie, insegnanti, educatori, pediatri. L’associazione promotrice accoglie l’invito a incontrarsi, a esaminare gli ambienti che ospiteranno gli incontri, a stabilire un calendario. Ma,  improvvisamente e inspiegabilmente, l’offerta viene rigettata, liquidata con poche righe povere di motivazioni plausibili e di cortesia istituzionale, vergate da un funzionario delle Oblate mai incontrato. Ai proponenti non viene accordata neppure un’opportunità di confronto.

Tutto documentato. Al netto delle modalità di rapporto con la cittadinanza attiva, le istituzioni culturali di base della Firenze già ‘capitale della cultura’ paiono non considerare dunque sufficientemente seria e preoccupante l’emergenza educativa digitale, a dispetto delle allarmate conclusioni della Commissione del Senato: l’impatto sui bambini, sui ragazzi e sugli stessi adulti non risulta poi così drammatico da doversene occupare con qualche sollecitudine!

 

Succede a Firenze, all’ombra di Palazzo Vecchio. La stessa Firenze in cui:

-         si rovesciano 2735 milioni (ad oggi) in un’opera ciclopica, la TAV, mal progettata e obsoleta

-         si scavano 13 km di tunnel con una valutazione d’impatto monca e senza un piano di emergenza

-         si progetta una stazione fuori contesto destinata a danneggiare chi abita o viene in visita alla città

-         si desertifica a macchia d’olio il centro storico e si mercificano i beni culturali

-        si sacrifica il patrimonio arboreo e si prepara un  cielo rinascimentale popolato di droni e controlli

Sarà un caso? Vogliamo provare a unire questi puntini? Che disegno vien fuori?

 

 



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