DOPO CAMPI BISENZIO E VIA MARITI, FIRENZE MERITA IL RISCHIO DI NUOVE TRAGEDIE ANNUNCIATE?
Ieri sera, l’esplosione alla centrale idroelettrica di Bargi. Loro, i Vigili del Fuoco, i primi ad accorrere e a soccorrere.
Lo hanno fatto anche a Campi Bisenzio, a Prato, a Quarrata, e nelle tante altre località della Toscana colpite solo cinque mesi fa da disastri idrogeologici.
Lo hanno fatto a Firenze in via Mariti, dopo il crollo in un cantiere dell’Esselunga in costruzione. Meno di due mesi fa.
Loro. Sempre loro.
Ne parla l’Italia intera.
Ma mentre i Vigili del Fuoco lavorano con coscienza, rigore e competenza rischiando la vita, torna immancabilmente in scena la parodia del dibattito politico, dell’analisi sociale, del verdetto etico. Gli amministratori pubblici, dai più umili fino al capo dello Sato, condannano, esternano cordoglio, assicurano vicinanza, reclamano ‘piena luce’ sulle cause dell’evento. promettono giustizia. I sindacati, scioperano. Gli opinionisti, dalle tribune mediatiche, pontificano. Scorrono a getto continuo le parole d’ordine rituali: sicurezza, legalità, prevenzione, solidarietà. Non ultima, l’obbligatoria gratitudine agli eroi soccorritori.
Noi però, associazione di volontariato dedita all’informazione ambientale, non osiamo pensare in quali e in quanti casi questi slogan ormai logori possano suonare inascoltabili, e anzi offensivi, proprio alle orecchie dei professionisti del soccorso: i vigili del fuoco, appunto. Pur dal limitato punto di osservazione che coltiviamo da decenni, infatti, appare insopportabilmente lampante la mortificazione delle competenze e dei contributi offerti da questo essenziale corpo dello Stato. Vogliamo parlare dell’ultimo caso, la cantierizzazione TAV a Firenze? Ebbene, prove alla mano, possiamo e dobbiamo insistere a scrivere sui nostri cartelli e nei volantini distribuiti per strada, nei comunicati e nei commenti pubblicati in rete, che il contributo legale, tecnico e scientifico dei Vigili del Fuoco viene prepotentemente ignorato o svilito. Di una cosa abbiamo infatti piena contezza, perché ne siamo stati promotori: la certificazione del fatto che i lavori di scavo di oltre 12 km di tunnel TAV sotto la città UNESCO Firenze, inaugurati lo scorso maggio alla presenza entusiastica di Eugenio Giani, Dario Nardella e Matteo Salvini, sono clamorosamente fuori legge. Anzi, sono fuori dal perimetro di ben due decreti ministeriali. Uno si intitola “Sicurezza nelle gallerie ferroviarie” (D.M. 28/10/2005), ed esige che il piano di emergenza per opere che si sviluppano oltre 1000 metri in sotterrano debba essere redatto già prima dell’avvio dei lavori, e debba risultare quindi nel progetto esecutivo che li precede: occorre avere certezza infatti degli accorgimenti che si intende adottare perché – facciamo l’esempio di Firenze - non si allaghino la stazione e le gallerie progettate in un’area di esondazione anche dei torrenti minori (il Terzolle e il Mugnone), per giunta all’interno di una città più volte alluvionata dall’Arno e in un contesto climatico al quale – specie quando aiuta a coprirne altre – piace a certi amministratori pubblici e a certa grancassa mediatica attribuire responsabilità sostitutive.
L’altro decreto disatteso, a quanto risulta, è il DPR 151/2011 “Regolamento recante semplificazione della disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione degli incendi”.
Lo scrive nero su bianco, in un documento protocollato il 24 luglio scorso, il Comando provinciale di Firenze, rispondendo a un quesito posto a giugno da Idra circa l’adeguatezza della documentazione progettuale prodotta per il ciclopico intervento di scavi inaugurato per la (tortuosa) linea ferroviaria sotterranea ad Alta Velocità. Quel riscontro, pesante come un macigno, il Comando lo ha trasmesso per doverosa conoscenza anche al Prefetto di Firenze, che da un anno non dà alcun riscontro alle Pec con cui l’associazione – informata dei fatti, e che fatti! – richiede un colloquio, prima paventando, poi valutando, le conseguenze drammatiche che possono derivare dall’inosservanza dei due decreti.
L’associazione fiorentina ha pensato bene di trasmettere subito il documento dei Vigili del Fuoco anche al sindaco di Firenze, al presidente della Regione Toscana, alle commissioni consiliari di Palazzo Vecchio e di Palazzo del Pegaso, all’Osservatorio ambientale, al cosiddetto Comitato di Garanzia, all’Autorità nazionale anticorruzione. Risultato, un fronte compatto di indifferenza. I più ‘educati’ si sono chiamati fuori perché ‘non competenti’, quasi che in democrazia possano darsi casi di ‘non-competenza’ in materia di legalità! Poi c’è chi – come il presidente della giunta regionale – in un contesto pur così scabroso non rinuncia a ostentare i progressi della ‘talpa’ e ad arricchire con dati di fantasia la narrazione mediatica in favore di telecamere acquiescenti e compiacenti, mai attraversate da un dubbio sull’attendibilità delle dichiarazioni raccolte e rilanciate!
Quale credibilità possono pretendere, preso atto di queste condizioni, amministratori pubblici, sindacati e opinionisti di turno quando – dopo il disastro – invocano la prevenzione, la cultura della sicurezza, il rispetto delle norme, l’efficacia dei controlli?
A Firenze, stando a quello che scrivono i Vigili del Fuoco (sì, loro per l’appunto: i celebrati/ignorati vigili del fuoco), con gli scavi fuori controllo per la TAV si prepara un possibile significativo disastro. E sarà difficile potervisi dichiarare estranei quando le carte, i documenti, le lettere, i comunicati, le manifestazioni pubbliche di denuncia e di dissenso (come quelle che da mesi si celebrano sotto i palazzi di Comune, Regione e Prefettura) attesteranno per nome e cognome le rispettive quote di responsabilità, di indifferenza, di inadempienza, di leggerezza.