Manifesta dissenso Idra davanti a Palazzo Strozzi Sacrati
Un breve scambio, quando il presidente Giani è sceso in piazza ad accogliere i sindaci della Val di Cornia convocati per l’incontro di stamani sul rigassificatore di Piombino.
Il rappresentante di Idra indossava il memento “Armi a San Rossore, gassiere a Piombino: un mondo disumano mai così vicino”. Il presidente della Regione, nel ricevere il testo della lettera a lui indirizzata sulla coppia di ‘regali’ sgraditi alla costa toscana, non ha nascosto di nutrire rispetto per Idra e per gli approfondimenti che l’associazione svolge e promuove in materia ambientale. Dell’Olio gli ha quindi raccomandato di leggere i documenti collegati a una serie di parole-chiave presenti nella memoria consegnata, così da apprezzare i rischi non irrilevanti che l’operazione-rigassificatore comporta. E lo ha salutato invitandolo a fare un passo indietro, rimettendo il mandato governativo di commissario straordinario. “Perché il mandato che le hanno conferito, presidente, è di mortificare la gente!”, ha ammonito il rappresentante dell’associazione ecologista fiorentina.
La lettera di Idra consegnata stamani nelle mani dei sindaci della Val di Cornia e del presidente della Regione
Firenze, 17.6.’22
Presidente della Giunta Regionale della Toscana
regionetoscana@postacert.toscana.it
per conoscenza:
Sindaci della Val di Cornia, Capigruppo Consiliari di Piombino, Autorità portuale, Snam
OGGETTO:
- Progetto di insediamento di un rigassificatore nel porto di Piombino ai fini dell’incremento della capacità di stoccaggio e rigassificazione nazionale mediante unità galleggianti;
- Progetto di istituzione di una nuova base militare nel Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli.
Gentile Presidente e Commissario straordinario per i rigassificatori della Regione Toscana,
in occasione dell’odierna convocazione delle Autorità amministrative della Val di Cornia, dell’Autorità portuale e di Snam presso i Suoi Uffici per la discussione dell’ipotesi in oggetto, desideriamo sottoporLe alcune riflessioni e domande, alle quali confidiamo di poter ricevere cortesi puntuali riscontri.
Per la comune tematica legata alla politiche adottate dal Governo nazionale a séguito degli eventi bellici in corso nell’Europa orientale, estendiamo le nostre richieste di delucidazioni al caso della nuova base militare progettata nel Parco di San Rossore.
Tre gli oggetti di attenzione che proponiamo per ciascuna delle vicende: cittadini, sindaci, norme.
Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli
Cittadini ignorati
Il 14 gennaio 2022 il Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi ha individuato “in Pisa – area Coltano” nuove “opere destinate alla difesa nazionale”, su proposta del Ministro della difesa e sentito il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. Il DPCM è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale solo due mesi più tardi, il 23 marzo.
Quando la popolazione è venuta a conoscenza del progetto di nuova base militare delle dimensioni annunciate di circa 70 ettari, in un’area che ricade nel Parco naturale, si sono venute infittendo le manifestazioni di contestazione dei contenuti del progetto e delle modalità con cui era stata adottata la decisione.
Le chiediamo: quali strumenti ha adottato a sua volta la Presidenza della Giunta regionale allo scopo di sanare la grave frattura registratasi fra società civile e istituzioni?
Sindaci emarginati
Il 12 aprile, il sindaco di Pisa – sul cui territorio era previsto il nuovo insediamento militare – ha dichiarato in Consiglio comunale: “Sulla vicenda della base militare il Comune di Pisa non ha ricevuto atti ufficiali da parte del Ministero della Difesa. Conosciamo solo il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, firmato dal Presidente Mario Draghi e dal Ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Nessun progetto è stato inviato agli uffici della direzione urbanistica, non ne conosciamo il contenuto se non attraverso quello che abbiamo letto sui giornali in questi giorni”.
Quali provvedimenti ha assunto codesta Presidenza allo scopo di ricucire lo strappo istituzionale fra Governo e istituti rappresentativi delle comunità locali?
Norme violate
L’Ente Parco ha presentato il 9 aprile 2021, quasi un anno prima – dunque – della pubblicazione del DPCM in Gazzetta Ufficiale, un Parere tecnico che escludeva la possibilità di realizzare nel Parco il progetto in questione, chiarendo che “ad attuazione dei vigenti atti di governo del territorio e strumenti di pianificazione dell’area naturale protetta del parco regionale di Migliarino S. Rossore Massaciuccoli, cambi di destinazione d’uso dall’attuale destinazione agricola o di ripristino ambientale, nonché nuove volumetrie, nuove edificazioni con nuove forme di urbanizzazione (di qualsiasi tipo) non sono ammessi nell’area proposta”. E aggiungeva: “Si significa inoltre che attualmente l’area si presenta come suolo agricolo privo di forme di urbanizzazione, di costruzione e di qualsiasi forma di artificializzazione dei terreni, se non i normali, consuetudinari cicli agronomici di coltivazione; pertanto un intervento quale quello proposto si configura come un rilevantissimo “consumo di suolo”. Il consumo di suolo viene tecnicamente definito come una variazione da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo, ed è un fenomeno che genera perdita di una risorsa ambientale fondamentale […], nonché causa riduzione in modo irreversibile di strutture del patrimonio territoriale (quali la struttura “eco-sistemica” e la struttura “agro-forestale”), ponendosi così in contrasto anche coi principi fondativi della legislazione regionale sul governo del territorio, di cui agli articoli 1, 3, 4, 5 della legge regionale n. 65/2014”.
Come è stato possibile, a Suo avviso, che la Presidenza del Consiglio dei Ministri, e i ministri competenti menzionati nel DPCM, abbiano trascurato i rilievi formulati dall’Ente Parco, e abbiano così varato un decreto inattuabile?
Condivide con noi la sensazione che in ogni caso non sia stato saggio né corretto utilizzare lo strumento del DPCM per un intervento che avrebbe dovuto prevedere il coinvolgimento delle popolazioni e delle istituzioni interessate, le quali hanno lamentato invece di esserne state tenute all’oscuro? La scrivente Associazione ha posto il quesito al Ministro della Difesa Lorenzo Guerini in una lettera aperta a lui indirizzata, ma non ha ancora ricevuto riscontri.
C’è poi un apparente grave vulnus formale nel procedimento adottato dal Governo. Nel Decreto leggiamo un riferimento alla ”Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Apprendiamo tuttavia dal Commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni che “ci sono alcune cose che con il Pnrr non si possono fare: non si possono fare spese sulla difesa”. Ci domandiamo perciò di quale grado di legittimità possa godere il DPCM in questione, laddove esso prevede di utilizzare “le misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure”, come leggiamo nel testo, quando tali misure sono state varate in funzione di un Piano, il PNRR appunto, cui è estraneo il tipo di intervento decretato nell’area di Coltano. Saprebbe spiegarci?
Porto di Piombino
Cittadini ignorati
Non appena si è diffusa la notizia dell’opzione-Piombino come possibile ospite di uno degli impianti di rigassificazione contemplati dal nuovo corso di approvvigionamento energetico adottato dal Governo nazionale, ampie fasce della popolazione si sono mobilitate perché fossero a tutti chiare le conseguenze negative che deriverebbero al territorio da una scelta del genere. Si paventano infatti rischi per la sicurezza dei cittadini, gravissimi effetti ambientali, con impatti devastanti sulla pesca, l’itticoltura, la stessa presenza di delfini, balene e altri organismi dell’ecosistema marino, e la qualità paesaggistica del Golfo, nonché danni irreparabili a tutta l’economia del mare, dal turismo al traffico commerciale del porto, a rischio esso stesso di restare bloccato anche nei collegamenti per l’Isola d’Elba.
Le attività di allevamento dei pesci e coltivazione dei mitili – le ‘fattorie del mare’ – rappresentano a Piombino, apprendiamo, un settore dei più sviluppati in Italia, che produce oltre novemila tonnellate all’anno di pesce (orate e spigole) e molluschi (cozze, e presto ostriche). Le acque del golfo di Follonica, dove si trovano le vasche del pesce e i ’campi’ di cozze, sono qualificate in classe A, le migliori.
In un simile contesto suona come un autentico paradosso la Sua affermazione per cui “l’occasione della presenza transitoria del rigassificatore può e deve trasformarsi nella grande occasione per sottrarre Piombino alla marginalità dei processi produttivi, assicurandole una nuova funzione di leadership”. Lei comprende come una simile boutade possa involontariamente risultare persino offensiva all’orecchio del cittadino privato dell’accesso alla conoscenza del progetto, dell’opportunità di valutarne gli impatti, del diritto a formulare osservazioni che vengano recepite e debitamente considerate.
Uno degli strumenti di autotutela cui si sono dotati gli abitanti è quello della petizione online. A Lei domandiamo: quali strumenti ha adottato codesta Presidenza per garantire ascolto, interlocuzione e opportunità di condivisione ai cittadini e alle categorie economiche portatrici di interessi divergenti da quelli legati all’istallazione – quand’anche temporanea – di un rigassificatore contenente gas liquido compresso 600 volte, portato a temperature intorno a -162°, classificato come impianto ad alto rischio?
Sindaci zittiti
Risulta altresì che anche i più alti rappresentanti delle comunità locali hanno chiaramente espresso il proprio motivato e radicale dissenso dal progetto governativo: “La nostra posizione continua ad essere fermamente e incondizionatamente contraria: il nostro impegno è teso a difendere il territorio da un’ipotesi dannosa per il suo futuro”, ha dichiarato il sindaco di Piombino Francesco Ferrari. E alla sua voce si sono unite quelle di altri sindaci dell’area, preoccupati per l’effetto-domino negativo temuto dall’intervento prospettato.
Palazzo Chigi ha ritenuto di nominarLa Commissario straordinario, ed Ella ha accolto l’incarico “di grande responsabilità e delicatezza” ringraziando il Presidente del Consiglio dei ministri e il Governo per la fiducia che Le viene accordata, ma al tempo stesso ribadendo che “nella realtà di Piombino” si debba procedere alla “individuazione del miglior posizionamento del rigassificatore”. Un assunto che collide con le esigenze formulate dal primo cittadino e dalle altre rappresentanze di interessi presenti sul territorio.
Uno dei valori aggiunti della nostra costa risiede, Ella ammetterà, nella qualità delle sue acque, del suo ecosistema e del suo paesaggio. Anche all’esigenza di conservare e valorizzare questo patrimonio fa riferimento il sindaco di Piombino quando osserva che il terminal sarebbe incompatibile col Santuario Pelagos, una vasta area marina fra Costa Azzurra, Liguria, Corsica e Toscana, fino alle prime spiagge del Lazio: 87.500 km² di mare dedicati alla protezione dei mammiferi marini che lo frequentano.
Non le sembra dunque che sarebbe opportuno, piuttosto, da parte Sua, rimettere nelle mani del Governo un incarico così gravoso come quello di mortificare le esigenze dei cittadini e delle istituzioni rappresentative che così chiaramente si sono espressi?
Norme violate
La prima delle norme violate appare essere quella che postula l’informazione e il confronto democratico sui progetti di interesse pubblico. Quanto è ragionevole infatti assumere decisioni “senza la minima informazione realistica sul progetto e senza nessuna oggettiva rassicurazione sulla non pericolosità dell’impianto per i cittadini”, come correttamente osserva la Confederazione Nazionale Artigianato? “Il non confronto è utilizzato ormai come metodo costante, e questo è imbarazzante e non più accettabile”, chiosa la CNA.
L’assenza di dati in materia di sicurezza e salute rappresenta una violazione palese di diritti costituzionalmente garantiti. Né abbiamo notizia di una procedura di Valutazione di Impatto Ambientale che abbia portato all’autorizzazione dell’impianto.
Leggiamo invece che la nave metaniera ha una configurazione ‘a circuito aperto’ per rigassificare il Gas Naturale Liquefatto (GNL) da immettere nella rete di distribuzione terrestre, e che questo comporterebbe un’alterazione della temperatura delle acque marine, con un inevitabile impatto sull’intero ecosistema, aggravato dall’utilizzo di ipoclorito di sodio per disincrostare scambiatori e condutture della nave metaniera opportunamente adattata. Tale sostanza risulterebbe altamente impattante per ecosistemi e esseri viventi. Apprendiamo, da un articolo di Francesco Cappello, che “il normale funzionamento del rigassificatore prevede l’uso di varechina (candeggina) NaClO, a ciclo continuo, quale antivegetativo, necessario a tenere sempre libere, dalla formazione di alghe ed incrostazioni, le serpentine degli scambiatori di calore del rigassificatore che vorrebbero rapidissimamente piazzare nel porto di Piombino in deroga a tutte le normative esistenti pretendendo di trasformare il mare in sito industriale”. Ragionevolmente, quindi, il “Comitato salute pubblica Piombino” asserisce che questa città non merita “di essere il sito proposto dal governo per collocare un rigassificatore normato da un decreto legge che per motivi di urgenza non applica le norme sulla valutazione di impatto ambientale, tenuto conto che trattasi di impianto a rischio di incidente rilevante (direttive Seveso e decreto 105/2015) e considerato che trattasi di un porto, estremamente trafficato, vicinissimo alle abitazioni e alle infrastrutture e dove al largo si sono sviluppate attività di coltivazioni ittiche”. Il pretesto dell’emergenza – prima quella sanitaria, ora quella bellica – può forse continuare a erodere, giustificando tempi accelerati e scorciatoie istituzionali (come l’uso e l’abuso della decretazione e dei DPCM), i fondamenti della democrazia rappresentativa? Ci risulta che Ella appartenga, dott. Giani, a una formazione politica che nel proprio stesso nome la evoca come punto di riferimento. Le chiediamo: è forse la procedura fin qui seguita dal Governo, e da Lei accolta, un esempio plausibile di implementazione dei valori fondanti della democrazia? In caso affermativo, saprebbe indicarci quali diverse procedure meriterebbero a Suo avviso di essere definite autoritarie, non-democratiche, attributi che a noi paiono invece pertinenti alla descrizione del caso di specie?
Stendiamo un pietoso velo, concludendo, sul valore dell’intero tentativo di programmazione arbitraria e autoritaria dell’economia del territorio – anche sotto il profilo della pretesa ‘transizione energetica’ – che discende dalla scelta, a nostro avviso sciagurata, di prender parte come cobelligeranti al conflitto in Europa orientale. Esorbita dal contesto di questa lettera. Ma non possiamo non segnalare che – al di qua delle scelte opinabili, e delle incursioni discutibili in territori extracostituzionali pericolosi, come la denuncia di fatto dell’art. 11 della Carta repubblicana – anche solo mere considerazioni di buon senso dovrebbero spingerci a rilevare l’inopportunità della strada intrapresa con l’assunzione del modello/rigassificatori. Ecco come Giorgio Ruffini spiega perché questa scelta non riveste a suo avviso alcun interesse sotto il profilo economico o ambientale. Il tentativo di programmazione arbitraria e autoritaria dell’economia del territorio si annuncia del resto come una strategia difficilmente ricevibile, destinata a incrementare dolorosamente la crisi sociale.
Il presidente
Girolamo Dell’Olio