Idra prosegue e rilancia: dopo l’emergenza-salute e l’emergenza-guerra, cosa dobbiamo prepararci a sopportare?
Mentre l’élite stranamore al timone del Paese si avvia stancamente a somministrare anche la prossima pandemia, da pipistrello o scimmia che sia da far credere, c’è chi continua a distribuire riflessioni, dubbi, interrogativi: niente di ciò che si tenta per il risveglio dell’umanità, infatti, va perduto. I frutti arrivano, prima o poi. E allora si comprenderà quanto sia stata importante la semina, anche in tempi duri e di scoraggiamento. Col sorriso, con lo scherzo, con la battuta, con la gioia di accendere nei ragazzi (e negli insegnanti?) la scintilla del pensiero, in questa settimana altre quattro scuole superiori fiorentine sono state coinvolte nel ‘dialogo itinerante’ che Idra propone alla cittadinanza per sollecitarla alla coscienza, all’autodeterminazione.
Un crescendo di empatia, nei giorni, fra l’‘agente provocatore’ e gli studenti al loro ingresso a scuola.
Deludente mercoledì, al Liceo artistico di Porta Romana, lasciatecelo dire. E meno male che sono ‘artisti’ in erba! Un solo gruppetto di ragazze fraternizza, si sofferma, si congratula, ti saluta con un abbraccio. Una volta l’Istituto d’Arte era fucina di creatività, di immaginazione… oggi, la maggior parte ti guarda come un mezzo alieno, o evita accuratamente. Tanti, già con la mascherina addosso. Un paio di ultimi arrivati ti fanno sorridere: una rapida occhiata al volantino e… “bomba! questo s’attacca nei bagni…!!!”. Uno invece torna indietro e mi fa “buono come carta igienica”.
Molto meglio il giorno dopo al “Cellini-Tornabuoni”. Quasi tutti accettano volentieri il messaggio, quasi tutti delicatamente ringraziano. Fa bene al cuore constatare questa prova di gentilezza! Anche gli insegnanti, irriconoscibili a Porta Romana, si mostrano accoglienti. Eppure il testo non è tenero nei loro confronti: “Cosa ti rimane, educatore, di una scuola così aliena e di una pedagogia così mutilata? A quanto ammonta il costo psicologico e sociale di una didattica così addomesticata? Dove sono le risorse intellettuali, culturali e morali di una classe insegnante che ha accettato di far allontanare, e di impoverire, il dissenso informato? Dov’è la dignità di chi accetta che una/un collega sia reintegrata/o dal 1 aprile demansionata/o e isolata/o dalla comunità dei suoi allievi?”.
Diverso il volantino consegnato ai ragazzi. Campeggia la foto di gruppo in quella scuola media veneta con Draghi e Zaia a volto scoperto, circondati da ragazzini e insegnanti tutti accuratamente provvisti di museruola: “presidenti in libertà, studenti e insegnanti in cattività”. La domanda è “Ti riconosci in questa fotografia?”. E quindi: “ha senso continuare a sopportare questa umiliazione? Fanalino di coda della società, il sistema formativo si prepara a ‘credere, obbedire e combattere’ ancora una volta a partire dal prossimo autunno?”.
Sì, perché – appunto – l’élite stranamore, se non la fermiamo, dopo l’emergenza-salute e l’emergenza-guerra prepara una nuova pietanza. Persino prima dell’autunno influenzale, ci penseranno forse le scimmie a incuterci la prossima porzione di terrore. E’ così che vogliamo continuare a (soprav)vivere? Moriremo inquadrati e ‘cinesi’?
Terza tappa, la più bella, ai cancelli del “Buontalenti” e del “Marco Polo”. Un fiume di volti allegri che inonda il viale di accesso. Si respira come un’atmosfera più aperta. I ragazzi sembrano abituati a esser liberi. Più di un insegnante apprezza. Una collega, addirittura, mi ricorda una stagione insieme, al “Da Vinci” di Rifredi: con trasporto mi esprime il sostegno a questa causa di dignità.
Arriva anche Serena, chiede di aiutare a distribuire: volentieri!
E poi… magia!
Un prof mi accompagna alla portineria del “Marco Polo”, dove lascerò al dirigente scolastico una copia di ambedue i volantini. E’ un insegnante “inadempiente”: ha resistito all’inoculazione del siero insicuro e inefficace presentato abusivamente come ‘vaccino’, e dunque pre tre mesi è stato sospeso, dal lavoro e dallo stipendio (neppure l’assegno alimentare che non si neanche ai lavoratori colpito da provvedimenti disciplinari). Da 1 aprile è reintegrato ma ‘demansionato’: tampone a sue spese ogni due giorni (fino al 1 maggio), tuttora isolato dai suoi allievi e dalla comunità scolastica, perché – dice il ministro Cinque Stelle – “il puro e semplice rientro in classe avrebbe comportato un segnale altamente diseducativo”.
Mentre mi racconta in due parole la sua vicenda, mi mostra un altro mondo. Cosa vedo? Pareti colorate. Aforismi, massime, precetti disegnati sulle mura della scuola e persino sulle panchine fra i prati che ospitano i ragazzi. Vedo classi operose far scuola all’aperto, a volto scoperto, coi loro insegnanti. Un altro mondo!
Lascio i due messaggi in portineria per il dirigente, e uscendo noto un pianoforte all’ingresso, con una simpatica panca semicircolare per l’ascolto. Chiedo a qualcuno: è lì per essere suonato da chiunque? ‘Naturalmente!’.
Un minuto prima, ero stato pregato di indossare la mascherina, perché qui siamo… dentro la scuola!
E allora ci domandiamo: cosa vuole dire questa frase a lettere cubitali sopra l’ingresso, firmata Antonio Gramsci, che recita: “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo”?
Cosa vuol dire questa esortazione di Pablo Picasso su una delle tante accoglienti panchine disseminate all’esterno: “Aprende las reglas como un profesional, para entonces poder romperlas como artista”?
Chiederemo un colloquio al preside. Per complimentarci. E per capire!