Il ‘Ministero della discriminazione’ adotta una gogna mortificante a danno dei docenti non allineati: la denuncia di Idra a Firenze davanti ai licei
Prosegue davanti alle scuole superiori di Firenze l’attività di contestazione della vita da caserma a cui sono costrette le giovani generazioni assoggettate alla disciplina governativa dell’emergenza sanitaria infinita.
Ieri esponenti dell’associazione di volontariato fiorentina Idra si sono presentati davanti al liceo classico “Galileo” con un cartello che riportava queste parole, liberamente ispirate a “Se questo è un uomo” di Primo Levi:
Voi che insegnate integrati
nelle vostre tiepide aule,
ubbidienti al ministro e alla Pfizer
considerate se questo è un collega,
che, libero e sano, per mesi è stato sospeso
senza neppure l’assegno alimentare
che ha da pagare per essere riammesso
che dai ragazzi è isolato da appestato
che è condannato a compiti inventati
mentre a un supplente nella classe
provvede generoso l’erario.
Voi che insegnate a ubbidire
nelle vostre tiepide aule,
se è l’esempio che vale
che educazione civica è mai questa?
Gli ecologisti di Idra intendono così segnalare l’incremento di discriminazione che caratterizza le ultime misure del MIUR contro la dissidenza legittima e consapevole di migliaia di lavoratori nella scuola.
Rispondendo per conto del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi a interrogazioni alla Camera lo scorso 30 marzo, il titolare dei Rapporti col Parlamento Federico D’Incà, Movimento 5 Stelle, ha descritto e motivato la nuova raffinata modalità di emarginazione adottata nei confronti del personale sospeso che si è mostrato indisponibile a ricevere un preparato conclamatamente sperimentale. Isolandoli e mortificandoli ‘in presenza’, si persegue al meglio l’obiettivo di punire in modo esemplare – attraverso una procedura che sarebbe arduo non considerare una gogna – gli insegnanti “inadempienti” che “disattendono il patto sociale ed educativo su cui si fondano le comunità nelle quali sono inseriti”. Secondo il governo, infatti, “il puro e semplice rientro in classe”, il 1 aprile, dopo 26 mesi di emergenza sanitaria nazionale (di per sé un ossimoro) “avrebbe comportato un segnale altamente diseducativo”. E così il comitato tecnico- pedagogico di Viale Trastevere, se ne esiste uno, ha pensato bene di condire la millantata ‘liberazione’ dall’emergenza con un supplemento di vessazioni. Gli insegnanti sani che, con la schiena dritta, si sono avvalsi dei diritti scolpiti nella Costituzione repubblicana, vengono chiamati a passare sotto le forche caudine di un reintegro particolarmente aggravato:
- dovranno essere presenti e assenti al tempo stesso, evitando ogni contatto fisico con gli studenti ;
- dovranno accettare le disposizioni che il dirigente detterà per l’impiego alternativo (a 36 ore, contro le 18 di insegnamento frontale da contratto) a cui destinarli in ambienti loro riservati;
- dovranno pagarsi ogni 48 ore, a emergenza sanitaria conclusa!, un tampone riparatorio, fino al 1 maggio;
- qualora non accettassero queste condizioni, sarebbero considerati assenti ingiustificati.
Nel frattempo una serie sempre più fitta di sentenze e pronunciamenti da parte di tribunali amministrativi, giudici del lavoro e giudici ordinari segnala il crescente sospetto di illegittimità in radice dei provvedimenti adottati dal governo, al punto che il Tribunale monocratico di Pisa solleva la questione di legittimità costituzionale e il Consiglio di Giustizia amministrativa per la Regione siciliana dispone l’immediata trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale. Sorprenderebbe che i dirigenti scolastici dessero meccanicamente applicazione a direttive così manifestamente e deprecabilmente discriminatorie, irricevibili sul piano dei fondamentali della pedagogia e della democrazia.