In dirittura d’arrivo un appello sottoscritto da decine di personalità di alto rilievo, ma anche da comuni cittadini indignati
In una manciata di ore un appello per Costa San Giorgio (domani la pubblicazione delle adesioni da parte del comitato promotore), inviato anche a coloro che, sottoscrivendo il Manifesto Boboli-Belvedere, già avevano espresso grave preoccupazione per il prospettato resort di lusso, ha raccolto decine e decine di firme di personalità di tale rilievo per il loro ruolo, passato o presente, che la sola lettura dei nomi e dei titoli dovrebbe indurre chiunque ad un immediato e sostanziale ripensamento della “Variante semplificata” che impatta sui due ex Conventi affacciati sul giardino di Boboli, ai piedi di Forte Belvedere.
Ad una preoccupata riflessione dovrebbe anche spronare l’improvvisa fretta con cui l’Amministrazione comunale, dopo uno stallo di un anno e mezzo, si sta muovendo per far approvare il “piano unitario convenzionato” del progetto elaborato dall’attuale Proprietà dell’antico complesso monastico, un progetto che avrebbe un effetto devastante sulla pregiatissima area della core zone “Patrimonio dell’Umanità”.
Dopo aver frustrato le centinaia di residenti e di personalità di rilievo nazionale ed internazionale che da marzo chiedono che si apra un processo partecipativo in merito, improvvisamente, “stante la necessità di provvedere a quanto necessario entro i termini di decadenza del vigente Regolamento Urbanistico fissati per legge al 31.12.2021”, la Giunta di Palazzo Vecchio estrae dal cilindro la notizia di un nuovo progetto (ma non lo pubblica), e corre a rotta di collo per approvarlo. Alla vigilia della seduta della Commissione Urbanistica chiamata ad esprimersi su tale Variante modificata, e a sei giorni dal Consiglio comunale che la ratificherà, è stato convocato lo scorso 7 dicembre addirittura un Consiglio di quartiere aperto (ad annunciarlo, nemmeno un comunicato stampa di Palazzo Vecchio!), con – leggiamo – 3 minuti a disposizione di ciascun cittadino o associazione, e le scelte definitive già in tasca. Idra non ha festeggiato questa parodia di partecipazione, e per evidenziare il proprio rigetto di un modo palesemente offensivo di rapportarsi con la cittadinanza ha distribuito a tutti gli intervenuti – stando ben fuori dalla porta – un volantino eloquente, intitolato “Costa S. Giorgio, parodia di informazione dal cosiddetto ‘Comune’ di Firenze. Seduta aperta placebo”.
La stessa Commissione Urbanistica, del resto, era stata accompagnata per la prima ed unica volta a vedere con i propri occhi gli ex conventi soltanto a fine novembre, quando cioè la macchina approvatrice era già stata lanciata in pista. Una Commissione che non risulta aver minimamente discusso le argomentazioni portate (e depositate) in audizione dalla delegazione di professori che ha accompagnato Idra, e che ancora non risponde al quesito “Non ci sembra di aver trovato traccia di una seduta della Commissione dedicata all’analisi puntuale delle Osservazioni presentate dalla cittadinanza e delle Controdeduzioni prodotte dalla Direzione Urbanistica. Anche qui rileviamo una apparente difformità dai criteri di trasparenza che sarebbe auspicabile vedere adottati in una materia di così rilevante interesse storico e culturale”. Sarebbe bastato impegnarsi a leggere le 70 cartelle di osservazioni e proposte concrete presentate da Idra ancora a settembre per saltare sulla sedia e riconsiderare il tutto. Ma forse è chiedere troppo….
Idra si prepara comunque anche a percorrere tutte le strade legali atte a ristabilire l’osservanza delle leggi, inclusa quella sulla partecipazione. Ha scoperto per esempio che:
- l’intera area di trasformazione appare priva o gravemente carente delle opere di urbanizzazione primaria, con la conseguenza dell’inapplicabilità del procedimento del “programma unitario convenzionato” ai sensi dell’art. 121 della LR 65/2014 (ferma restando la complessità delle opere di trasformazione previste);
- le opere di rifacimento della rete idrica lungo Costa San Giorgio comporteranno inevitabilmente il rifacimento della pavimentazione stradale, completamente a carico del soggetto proponente, che non può quindi rientrare nelle opere mitigative messe a suo carico;
- l’impostazione della raccolta delle acque meteoriche appare del tutto non in linea coi correnti principi di risparmio energetico. Le acque meteoriche dovrebbero essere riciclate per intero e non dovrebbero in nessun modo essere recapitate in fognatura. All’operatore è viceversa consentito scaricare, previa decantazione in una vasca di laminazione (il cui impatto paesaggistico non è considerato), le acque nella rete fognaria!
Conclusivamente, il procedimento appare viziato e gli amministratori che lo approveranno potranno essere chiamati a rispondere in solido per il non rispetto delle norme di legge. Non possono essere escluse anche delle responsabilità penali perché l’approvazione viziata del progetto va a esclusivo vantaggio dell’operatore privato.