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Boboli off limits: la svolta è così green che, tornate dal mare…

le famiglie scopriranno 45000 mq di verde pubblico persi, se prive del green pass. E un tampone anche per i dodicenni!

Giusto Utens, Palazzo Pitti e il Giardino di Boboli, 1599-1602 (in 'Museo di Firenze com'era'... quando ancora c'era)

Giusto Utens, Palazzo Pitti e il Giardino di Boboli, 1599-1602 (in ‘Museo di Firenze com’era’… quando ancora c’era)

È in vigore dal 6 agosto il Decreto Legge 105 del 23 luglio che si intitola Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l’esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche”.

Fra le tante conseguenze dell’introduzione della ‘certificazione verde’ (il cosiddetto green pass), a Firenze si registra anche quella dell’improvvisa limitazione nell’accesso a un bene essenziale: i 4 ettari e mezzo del giardino mediceo di Boboli (Patrimonio Mondiale dell’Umanità con le maiuscole), infatti, non sono più liberamente a disposizione dell’umanità (con la minuscola).

Riaperto con qualche sbavatura il 27 maggio, dopo due mesi e nove giorni Boboli richiude ai visitatori, e alla stessa popolazione fiorentina, a meno che non si disponga di un green pass, dai 12 anni in su. Come dire che una famiglia di abitanti dell’Oltrarno – in quanto residenti beneficiano della gratuità se entrano dall’ingresso di Annalena, in Via Romana – che non abbia fatto in tempo ad avere due figli minori inoculati, già solo per entrare nel giardino dovrebbe aver provveduto a spendere, nelle 48 ore precedenti, 16 euro per i tamponi. Se poi anche il babbo o la mamma, o entrambi, per qualche motivo che ad oggi la legge non vieta, avessero scelto di non sottoporsi all’inoculazione dei farmaci provvisoriamente autorizzati dall’EMA, sarebbero da aggiungere altri 15 euro a testa. Una passeggiata a Boboli costerebbe a questa famiglia almeno 46 euro, quando la farmacia presso la quale ha dovuto effettuare il tampone abbia aderito al Protocollo per i test antigenici validi per il Green Pass! Altrimenti, il conto è anche più salato.

Ne soffre in particolare la popolazione del quartiere che ospita in Oltrarno il Centro storico: 14.309 residenti, e soprattutto resistenti alla desertificazione di una città colonizzata dal turismo di massa. Non potranno più passeggiare fra le siepi di bosso, i viali e vialetti, le terrazze, le statue, i sentieri, le radure, le ragnaie di leccio, i fiori, le fontane, i prati, le gallerie e i pergolati vegetali disegnati dal Tribolo, dall’Ammannati, dal Buontalenti, da Giulio e Alfonso Parigi . A meno che non si siano adeguati in tutto e per tutto alla normativa restrittiva del green pass. Un vero controsenso logico, oltre che un insulto sociale: Firenze e l’Oltrarno non abbondano certo di verde pubblico, e non sembra avere obiettivamente alcun senso sanitario ostacolare la frequentazione di quello che rappresenta il  polmone di ossigeno dell’Oltrarno. Quale beneficio può arrecare alla comunità la sottrazione di un valore per la salute proprio mentre si combatte un’epidemia? La libera frequentazione di un giardino come Boboli dovrebbe essere piuttosto incentivata che limitata!

Ufficialmente ‘museo’ (per l’enorme valore storico, architettonico e paesaggistico), Boboli è tuttavia innanzi tutto un ambiente aperto e salubre. Non magnificamente manutenuto, d‘accordo, soprattutto in tanti suoi angoli, anche illustri. Ma certo un luogo da respirare, adatto al passeggio, alle relazioni sociali in sicurezza, al benessere psichico. Sicuramente assai più di una metropolitana, di un autobus urbano o di un supermercato. Quanto alla sua classificazione come ‘museo’ che, a norma di decreto, giustificherebbe l’impedimento al suo libero godimento, essa rappresenta un ostacolo squisitamente burocratico facilmente superabile. L’accesso gratuito per i residenti è ammesso soltanto dall’ingresso di Annalena in Via Romana, infatti. Analogamente potrebbe essere normata da Annalena l’uscita per tutti coloro (visitatori non fiorentini inclusi) che da lì siano entrati per la sola visita del giardino, senza l’illogico obbligo del green pass. Basterebbe informare di questa condizione chiunque entri da Via Romana (alla biglietteria ma anche, preventivamente, sui siti web), e caso mai controllare, all’uscita dal Cortile dell’Ammannati verso Piazza Pitti, in parallelo con la postazione che fa da filtro ai visitatori in entrata, che chi transita sia provvisto della ‘certificazione verde’ richiesta per i luoghi al coperto (ancorché trascurabile, infatti, il brevissimo collegamento di passaggio fra il Cortile e la piazza non è strettamente definibile come en plein air). Un piccolo investimento in personale (due controllori aggiuntivi su altrettanti turni), un grande vantaggio per la collettività e per l’immagine della città Unesco nel mondo. Al quale potrebbe aggiungersi semmai, ora che ce ne sono le condizioni, la riapertura degli altri due varchi en plein air immuni da rischi di contagio: l’ingresso di Porta Romana e quello di Forte Belvedere.

Questa la proposta che ha inviato stamani Idra al ministro Dario Franceschini, al direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt e alla Direzione dell’Opera Laboratori. Confidando nella disponibilità, ciascuno per i propri ambiti di competenza e capacità di intervento urgente, ad ascoltare e a contribuire a sciogliere questo paradossale nodo organizzativo.



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