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Città “chiusa per affari privati in corso”. “Particolare aberrazione”

Non sono teneri i commenti che piovono anche oggi su Palazzo Vecchio dalla maratona civile per il caso Costa S. Giorgio

Edvard Munch, 1893, L'urlo

Edvard Munch, 1893, L’urlo

Dopo l’ultima energica opposizione all’incompatibile destinazione urbanistica di quel bene vincolato formulata da Mara Visonà, opposizione non scevra di proposte costruttive, due nuovi contributi critici sulla variante Costa S. Giorgio a ridosso del giardino di Boboli arrivano oggi sui tavoli del sindaco di Firenze Dario Nardella e della sua giunta. Ancora una volta provengono dall’universo della storia dell’arte e dell’urbanistica: “Discipline strettamente pertinenti al tema oggetto delle sollecitazioni che ci è doveroso trasmettere a Voi decisori, e più in generale ai destini della nostra città Unesco”, scrive Idra nella lettera che accompagna e presenta le riflessioni di Maria Grazia Messina e di Vittorio Maschietto, intervenuti in occasione della maratona oratoria civile sotto Palazzo Vecchio lo scorso 28 maggio, da remoto la storica dell’arte, in presenza l’urbanista.

Parla di “immediata evidenza” Maria Grazia Messina a proposito delle ragioni che l’hanno spinta a sottoscrivere il Manifesto e ad aderire alla massiccia iniziativa di contrasto alla “particolare aberrazione” che l’opzione del resort di Costa San Giorgio incarna.

Come aveva evocato Oliva Rucellai, la storica dell’arte contemporanea già docente all’Università di Firenze sottolinea che Costa San Giorgio offre agli occhi del visitatore “la testimonianza più forte della qualità specifica del tessuto urbano di Firenze, l’integrazione fra città e colline, la vegetazione della campagna che col suo respiro si incunea e si amalgama ai muri della città”. In un contesto contrassegnato da una delicatezza così marcata, “l’intervento edilizio prospettato, ben altro da riuso o riqualificazione, compromette tale straordinario equilibrio sia nella contingenza, per la complessa cantierizzazione prevista, sia, evidentemente nella lunga durata”.

Inoltre, la destinazione urbanistica prospettata dalla variante rappresenta un clamoroso disvalore aggiunto, laddove si imporrebbe un’inversione di marcia netta e tempestiva rispetto alla politica urbanistica perseguita negli ultimi lustri: l’avallo a un 91% di turistico-ricettivo-direzionale, infatti, “costituisce un ulteriore, insopportabile tassello in un processo avviato di esclusiva gentrificazione del centro storico, tutto a discapito della maggioranza della popolazione residente”.

Ne risulterebbe sfigurata la fisionomia stessa di un “centro storico vivo, con storia e carattere antropologico spiccati”, che va trasformandosi in “una sorta di parco ambientale, fra natura, storia, cultura, a sola fruizione dei cosiddetti happy few”.

Pesanti anche le valutazioni che provengono dalla specifica riflessione urbanistica di Vittorio Maschietto: la “città bella” per antonomasia, Firenze, “è nata condivisa e partecipata, sempre comunicata, un’opera aperta, insomma”. Secondo Maschietto “oggi invece Firenze si presenta “chiusa per affari privati in corso”, fatemelo dire, e chi la chiude sono gli stessi che la devono governare in nome dell’interesse comune!. Insomma, “questo progetto rappresenta senza dubbio una dose insopportabile di arroganza dell’interesse privato contro il bene pubblico”. E attenzione – suggerisce l’urbanista – alle motivazioni pseudoculturali di cui si ammantano certe scelte: “Si sono sacrificati settori e funzioni di spazio pubblico, usando come grimaldello le esigenze della modernità!

Idra chiude questa dodicesima lettera al sindaco e alla giunta chiedendosi: “E’ allora, forse, la percezione dell’abitare nella città storica come presenza fastidiosa che spiega l’apparente indifferenza con cui codesta Giunta continua a trattare le istanze avanzate da centinaia di cittadini, e da decine di intellettuali, con tutti i crismi della legalità, della razionalità e della buona educazione istituzionale?”

Seguiranno gli interventi di Mario Carniani, fondatore e presidente onorario dell’Associazione Centro Guide Turismo Firenze e Toscana, e di Adele Seniori Costantini, medico epidemiologo.


I contributi di Maria Grazia MESSINA e Vittorio MASCHIETTO

Parlo da non fiorentina, ma con una percezione delle cose e il coinvolgimento di chi ha vissuto per tanti anni a Firenze e soprattutto lavorato nella consapevolezza del suo patrimonio storico e culturale.

Ho aderito a questa azione di denuncia per tre ragioni di immediata evidenza. La zona interessata, la Costa San Giorgio, offre ai miei occhi la testimonianza più forte della qualità specifica del tessuto urbano di Firenze, l’integrazione fra città e colline, la vegetazione della campagna che col suo respiro si incunea e si amalgama ai muri della città. L’intervento edilizio prospettato, ben altro da riuso o riqualificazione, compromette tale straordinario equilibrio sia nella contingenza, per la complessa cantierizzazione prevista, sia, evidentemente nella lunga durata. Soprattutto, esso costituisce un ulteriore, insopportabile tassello in un processo avviato di esclusiva gentrificazione del centro storico, tutto a discapito della maggioranza della popolazione residente. Un centro storico vivo, con storia e carattere antropologico spiccati, si  sta facendo vieppiù una sorta di parco ambientale, fra natura, storia, cultura, a sola fruizione dei cosiddetti happy few, fra shopping mall e hotel a 5 o 6 stelle, con il valore aggiunto di qualche cipresso o del Pontormo di Santa Felicita.

Tale processo andrebbe controllato e gestito con lucidità e perspicacia, il Resort a Costa San Giorgio ne è uno dei tanti esiti, di particolare aberrazione.

 Maria Grazia MESSINA

già docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Firenze


Come urbanista, ho sempre considerato Firenze “città bella” ed ho posto grande attenzione ogniqualvolta si è parlato di sviluppi contemporanei, in nome di adeguamenti alla qualità urbana, ma purtroppo si sono sacrificati settori e funzioni di spazio pubblico, usando come grimaldello le esigenze della modernità. Questo progetto rappresenta senza dubbio una dose insopportabile di arroganza dell’interesse privato contro il bene pubblico. La “città bella” è nata condivisa e partecipata, sempre comunicata, un’opera aperta, insomma. Oggi invece Firenze si presenta “chiusa per affari privati in corso”, fatemelo dire, e chi la chiude sono gli stessi che la devono governare in nome dell’interesse comune!

Un’ultima cosa: la vendita di Villa Basilewski dalla Regione ad un privato rimette in crisi tutte le donazioni di chi ama Firenze e non potremo più contare su questa importante risorsa.

 Vittorio MASCHIETTO

urbanista



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