Collegherebbe S. Maria Novella con una stazione TAV inesistente? Improponibile coi soldi della Next Generation!
Idra solleva il caso con una dettagliata controanalisi inviata ieri al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e alla nuova ad di Rete Ferroviaria Italiana Vera Fiorani.
E’ davvero curioso, afferma infatti, che tra i progetti toscani che potranno essere realizzati con le risorse del Recovery Fund ci sia anche la navetta – o people mover – che consentirà il collegamento tra Santa Maria Novella e la stazione fiorentina dell’Alta Velocità.
Come è stato comunicato a dicembre dello scorso anno, l’intera opera TAV richiederebbe nel migliore dei casi sei anni di lavori, per entrare in funzione soltanto nel 2027. E sappiamo bene di quanti ritardi è stata capace nei 22 anni che ci separano da quel 3 marzo 1999 in cui venne approvata! Nel 2027 saremmo in ogni caso oltre la scadenza prevista per avere legittimamente diritto di accesso al Recovery Fund. Come è stato possibile quindi inserire nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza i 75 milioni necessari a realizzare un’opera apparentemente priva di utilità trasportistica e sociale per tutto il tempo che trascorrerà prima di vedere in esercizio – se mai avverrà – il doppio sottoattraversamento TAV da Campo di Marte a Castello? Lo chiede Idra al presidente Giani e alla Ad Fiorani evidenziando come, per giunta, sia lo stesso “Parere tecnico alla nota dell’Associazione IDRA e alle controdeduzioni di RFI”, trasmesso in data 25 marzo 2021 all’Associazione dall’attuale Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, a descrivere come incompiuto persino il processo di rivisitazione del progetto, la tanto agitata project review.
Ma c’è di più. Idra segnala altre apparenti macroscopiche incongruenze nella presentazione dell’accordo concluso fra Regione e RFI a Roma venerdì scorso.
Se infatti il people mover dovrà risultare realizzato entro il 2026, e dunque prima dell’entrata in esercizio dell’eventuale TAV sotterranea, a lume di naso l’ingombro determinato dall’attestamento al binario 1-2 sembra prefigurare condizioni di accresciuta criticità per la mobilità regionale e metropolitana su ferro, invece che l’annunciato “risultato di grandissimo valore con cui si libererà la rete di superficie dal transito dei treni AV, apportando benefici alla mobilità regionale e metropolitana e arricchendo l’offerta di servizi a vantaggio della città”, come invece recita il comunicato della Giunta regionale. In altre parole, sarebbe un danno, non un vantaggio. Ecco perché Idra chiede spiegazioni anche sul modello di esercizio, esteso alle intere 24 ore e programmato entro il 2026 per la relazione “Stazione Foster” – “Stazione S. Maria Novella”, dato che si parla di una “potenzialità di trasporto calcolata in 21 mila passeggeri al giorno”!
Ma sull’intera partita descritta da “Toscana Notizie” Idra chiede accesso agli atti: al testo dell’accordo, al dossier progettuale del people mover (75 milioni per 1300 metri!) e dell’annunciata ‘fermata Circondaria’ (altri 60 milioni), alla documentazione degli spazi che ospiterebbero la soluzione impiantistica del/dei binario/binari chiamato/i a ospitare il people mover nel contesto esistente della stazione S. Maria Novella. Non senza segnalare al presidente Giani, che in altre occasioni ha dimostrato scarsa dimestichezza coi dati, i numeri e i connotati del progetto, un’importante inesattezza anche nella denominazione della stazione. “Risulta non corretta la definizione “Belfiore” adottata per la “Stazione Foster”, scrive Idra. Questa nulla ha a che vedere infatti – per ubicazione, architettura, contesto residenziale e ambientale, funzione urbanistica – con la “Stazione Belfiore”, il cui progetto è stato respinto in sede di Conferenza di servizi il 3 marzo 1999. Dalla “Stazione Belfiore” la “Stazione Foster” (o “Stazione Circondaria”) differisce inoltre per una importante e grave lacuna procedurale: il mancato assoggettamento alla Valutazione di Impatto Ambientale, e di conseguenza la mancata presentazione e discussione pubblica del progetto, così come l’esclusione della cittadinanza e del mondo accademico, tecnico e scientifico dal diritto a proporre contributi e osservazioni all’interno del procedimento”.