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Aiutiamo a progettare fra Palazzo Pitti e Forte Belvedere!

Idra promuove “Laboratorio Belvedere”, un percorso di partecipazione per i cittadini: ecco la petizione da firmare in Oltrarno a Firenze

 Laboratorio Belvedere, modulo raccolta firme

Laboratorio Belvedere, modulo raccolta firme

L’associazione indipendente Idra, insieme ai cittadini fiorentini sensibili alla tutela e alla valorizzazione del tesoro Unesco fra Palazzo Pitti e Forte Belvedere, promuove un percorso di partecipazione in Oltrarno. Si chiama “Laboratorio Belvedere”. Servono 400 firme sotto la petizione diffusa in queste ore sui social e nel quartiere. Se il progetto di ascolto verrà approvato dall’ “Autorità regionale per la partecipazione”, si aprirà a partire dalla prossima primavera una stagione di trasparenza, dibattito pubblico e co-progettazione. Protagonista, finalmente, la società civile: la popolazione residente e pendolare, gli esercizi commerciali e artigianali, le scuole e l’Università. Ma anche i visitatori e il mondo della cultura. Sì, perché il progetto lanciato da Idra prende le mosse proprio da un caso-scuola di urbanistica all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale: il primo via libera, tutt’altro che definitivo, dato da Palazzo Vecchio alla gigantesca trasformazione proposta da un facoltoso privato proprio accanto al Giardino rinascimentale di Boboli, a Palazzo Pitti e al Forte Belvedere, sulla collina che – dirimpetto – ospita la Villa e il Giardino Bardini. Si tratta, allo stato dell’arte, di un intervento che porterebbe in pieno Centro storico Unesco della Città del fiore a una ristrutturazione edilizia profonda e al cambio radicale di destinazione di un vasto complesso di qualità architettonica elevata, già per decenni Scuola di Sanità militare, incastonato nel grande mosaico dei beni fra i più cari ai fiorentini e al mondo intero. Sui suoi oltre 16.000 metri quadri di superficie si prospetta, per una quota vicina al 90%, la realizzazione di una struttura ricettiva di superlusso. Apparentemente indispensabili, stando al disegno presentato al Comune di Firenze, ingenti scavi per far posto in sotterraneo, nel fragile ‘Poggio delle Rovinate’ (un toponimo che dice tutto sulle caratteristiche dei luoghi), a parcheggi, a un tunnel carrabile, a magazzini e servizi. E, ancora, a beneficio della facoltosa clientela attesa nei 300 posti letto programmati, si ipotizzano collegamenti meccanici con l’albergo (funicolare? cremagliera? ascensore inclinato?) da Palazzo Pitti e Forte Belvedere, sulla cresta della cinta muraria che da Belvedere delimita il confine con il Giardino di Boboli.

In cambio, la collettività avrebbe accesso agli ambienti restaurati di pregio storico, artistico e architettonico. Ma gratuitamente o con bigliettazione? 1 o 365 giorni l’anno? Un’ora al dì o h24? Di questo, nell’avallo di Palazzo Vecchio, non si trova traccia. Mentre gli uffici tecnici comunali che si occupano di mobilità hanno già escluso categoricamente che si possa toccare questo spicchio di città storica, chiamato a diventare il necessario paradossale epicentro di una cantierizzazione pesante. La collina di Belvedere rappresenta peraltro, nel panorama fiorentino, una fortunata eccezione: la forte pendenza della Costa San Giorgio lungo il crinale, e la distanza dai flussi turistici di massa della dolce e tortuosa Via San Leonardo, dai piedi del Forte Belvedere ai viali del Poggi, permettono a questa viabilità di vivere e far vivere una condizione particolare. Qui rimane possibile passeggiare godendo di ritmi e percezioni visive, sonore e olfattive ancorate alla storia dei luoghi e all’identità dei manufatti e dei muri, intonacati e istoriati con geometriche fantasie di graffiti. Appaiono, questi, valori che conviene assolutamente preservare, difendendoli da una penetrazione di massa ispirata al modello turistico speculativo che – fino alla vigilia della pandemia – ha segnato Firenze.

Secondo Idra e i cittadini che si stringono intorno a questa petizione, il recupero dei beni mobili e immobili (affreschi, chiostri, cortili, scalinate) degradati dopo 23 anni di abbandono all’interno degli ambienti conventuali utilizzati dall’ex Caserma dismessa potrà certo costituire – fermi restando i vincoli naturali e urbanistici che presenta la peculiare viabilità del contesto – un valore aggiunto lodevole alla fruibilità del patrimonio storico cittadino. Ma il meritorio recupero rischia di portarsi dietro conseguenze nefaste di ogni tipo se non sarà guidato da una mano pubblica consapevole, ascoltante e rigorosamente vigile. Ed è proprio questo lo scopo costruttivo che si prefigge il processo partecipativo: quello di assicurare alla cittadinanza e all’opinione pubblica locale, nazionale e internazionale un percorso di conoscenza, confronto, proposta e monitoraggio che renda trasparenti gli obiettivi e le caratteristiche della variante urbanistica adottata (ma non ancora approvata), e contribuisca ad analizzare gli impatti degli interventi ipotizzati sulla vita della popolazione del quartiere, sulla fruibilità dei beni artistici da recuperare, sulla conservazione delle qualità e delle caratteristiche del contesto, e dunque sull’immagine stessa di questa preziosissima porzione di città storica.

Primo passo, raccogliere entro febbraio 400 firme di residenti in Oltrarno, dai 16 anni in su, su carta o in modalità elettronica. Il modulo, da stampare, compilare in tutte le sue parti e rispedire digitalizzato all’indirizzo idrafir@gmail.com o restituire nei punti di raccolta che verranno indicati nei prossimi giorni, è disponibile sul sito www.idraonlus.it. In preparazione, un breve ‘manifesto’ – sarà pubblicato anche questo sul sito e sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/idra.firenzesotto il quale raccogliere adesioni anche cittadine, regionali, nazionali e internazionali, di architetti, urbanisti, filosofi, storici, artisti, poeti, musicisti… non avrà valore ‘legale’, ma servirà a rafforzare l’iniziativa! Altre informazioni al numero 328.82.62.523 (Claudia).



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